Il “decreto sostegni” fissa al 31 maggio il termine per comunicare la fuoriuscita dal servizio pubblico da parte delle imprese produttrici di rifiuti urbani. Resta l’incognita sull’anno in corso: i comuni fanno appello aun rinvio al 2022, le imprese invece chiedono l’applicazione immediata del nuovo regime
Le utenze non domestiche che intendano affidare i propri rifiuti urbani a operatori privati, fuoriuscendo dal servizio pubblico, dovranno comunicarlo al Comune o al gestore entro il 31 maggio di ogni anno. A stabilirlo è il “decreto sostegni”, entrato in vigore oggi, intervenendo nella querelle sulle nuove agevolazioni Tari introdotte dal decreto legislativo 116 del 2020 insieme alla nuova classificazione dei rifiuti e alla nuova definizione di rifiuto urbano. Stando al d.lgs. 116, infatti, le imprese che producono rifiuti urbani possono scegliere di affidarli al mercato e ottenere riduzioni della parte variabile della tariffa rifiuti se dimostrano di averli avviati a “recupero”.
A questa previsione l’articolo 30 comma 5 del “decreto sostegni” aggiunge una clausola temporale, fissando appunto all’ultimo giorno di maggio il termine per comunicare “la scelta delle utenze non domestiche”. Lo stesso decreto rinvia poi al 30 giugno il termine ultimo per l’approvazione da parte dei Comuni dei regolamenti Tari e del piano economico finanziario di gestione dei rifiuti. Una misura, quella introdotta dal “decreto sostegni” che risponde agli appelli degli amministratori locali, che chiedevano la definizione di vincoli temporali per la fuoriuscita dal servizio pubblico al fine di scongiurare un abbandono di massa e “permettendo quindi agli enti territoriali competenti – scriveva Anci in una nota – di attuare una attenta e congrua programmazione delle attività per l’anno successivo, sia in ordine alla definizione del perimetro del servizio sia alle risorse economiche disponibili e a esso dedicate”.
Le imprese, dal canto loro, hanno sempre rigettato l’idea di un vincolo temporale per la comunicazione della fuoriuscita, considerandolo un ostacolo alla libertà di scegliere se affidare i propri rifiuti urbani al mercato o al servizio pubblico e chiedendo l’immediata applicazione del nuovo regime di agevolazioni introdotto dal decreto legislativo 116. Proprio rispetto ai tempi di applicazione, il “decreto sostegni” lascia irrisolta la questione relativa alla gestione dell’anno in corso. Fissando al 31 maggio il termine per la comunicazione della fuoriuscita e rinviando a fine giugno quello per l’approvazione dei Pef e dei regolamenti Tari, il decreto renderebbe infatti possibile, almeno in teoria, lasciare il servizio pubblico e chiedere i nuovi sgravi sulla parte variabile della tariffa già a partire da quest’anno, proprio come richiesto dalle imprese, mentre dal canto loro i comuni chiedono di rinviare l’entrata in vigore della disciplina al 2022. Un nodo che potrebbe essere sciolto a breve con l’emanazione di una circolare interministeriale messa a punto dai Ministeri delle Finanze e della Transizione ecologica.