Rischia di tradursi in un colpo pesantissimo per il malandato sistema di gestione dei rifiuti romani l’incendio divampato nella tarda serata di domenica nell’impianto di trattamento meccanico biologico Ama di Rocca Cencia. Il rogo sarebbe scoppiato intorno alle 19, propagandosi tra i cumuli di rifiuti indifferenziati stoccati in una delle vasche di ricezione del sito. Immediato l’intervento dei Vigili del Fuoco, che hanno domato le fiamme nel giro di un’ora. Ancora incerta l’entità dei danni provocati, così come le cause dell’incendio. Sul caso indagherà la procura di Roma, che questa mattina ha comunicato di aver aperto un fascicolo di indagine ipotizzando il reato di incendio colposo. Il sospetto di un disegno criminale per sabotare Ama si fa però sempre più forte. Solo qualche mese fa, a dicembre, a prendere fuoco era stato infatti l’altro impianto Tmb di proprietà della municipalizzata capitolina, in via Salaria, che da allora è fermo e posto sotto sequestro. Anche su quel rogo pende un’indagine della magistratura per disastro colposo, sebbene gli inquirenti pare non abbiano mai accantonato la pista dolosa.
“É il secondo incendio in pochi mesi – ha detto la sindaca Virginia Raggi, accorsa sul posto verso le 10 di ieri – se questo è un attacco e non è un incidente e chi lo ha provocato deve sapere che non ci fermeremo e non ci piegheremo. I carabinieri nei prossimi giorni ci saranno sicuramente degli sviluppi”. E anche il ministro dell’Ambiente Sergio Costa, che ha invitato ad attendere gli esiti delle indagini, non nasconde i suoi dubbi sulla inquietante sequenza di incendi. “Fa specie che prima prende fuoco l’uno e poi l’altro – ha detto il ministro – ma chi abita in queste terre sa cosa vuol dire quando non si vuol far funzionare il sistema. Vuol dire che dev’esserci una fase investigativa da parte dell’autorità giudiziaria e delle forze dell’ordine per approfondire questo tema. Ma facciamoli lavorare”.
Anche se l’incendio pare avere interessato solo una parte circoscritta dell’impianto (un capannone di circa 2mila metri quadri) non è ancora chiaro se e quando il Tmb tornerà operativo. Nel frattempo, ha comunicato il Campidoglio, il flusso di rifiuti (tra le 600 e le 1000 tonnellate al giorno) verrà smistato verso i due Tmb di Malagrotta, di proprietà del Colari. Dei quattro impianti di trattamento meccanico biologico al servizio della Capitale, che dovrebbero trattare ogni giorno circa 3mila tonnellate di rifiuti indifferenziati, ne restano insomma operativi solo due. Cosa che rischia di mettere in crisi un sistema di gestione dei rifiuti affetto dalla cronica carenza di capacità di trattamento e costretto a fare affidamento su costosi trasferimenti in altre province, regioni o addirittura nazioni.
“L’impianto è fermo – ha dichiarato il segretario della Fp Cgil di Roma e Lazio Natale Di Cola – ma si sta verificando con le autorità competenti se già dal pomeriggio possa ripartire una delle due linee. Se tutte le verifiche dovessero portare ad un esito positivo l’impianto tornerebbe a funzionare integralmente entro 2 o 3 giorni. Intanto con Cisl e Fiadel, abbiamo scritto al vertice di Ama per avere un incontro urgente e studiare tutte le soluzioni per evitare già nell’immediato la crisi sulla raccolta. Una cosa é certa: se anche questo impianto dovesse smettere di funzionare Roma non potrebbe farcela”. Senza dimenticare che i Tmb sono solo impianti di trattamento intermedi e non impianti di smaltimento, dei quali la Capitale resta tuttora sprovvista. Secondo un’elaborazione di Assoambiente sui dati contenuti nell’ultimo Rapporto Ispra, nel 2017 circa 1,5 milioni di tonnellate di rifiuti non riciclabili sono state inviate a smaltimento in impianti fuori Regione.