Sostituirà il Ministero dell’Ambiente integrando le competenze sull’energia. Per conoscerne nel dettaglio attribuzioni e deleghe occorrerà aspettare, ma quel che è certo è che sarà Roberto Cingolani, professore di fisica e Chief Technology & Innovation Officer di Leonardo, a guidare il Ministero della Transizione Ecologica, l’inedito dicastero del governo Mario Draghi, che già si annuncia come il fulcro dell’azione politica del nuovo esecutivo. Cingolani, ha detto Draghi, sarà anche il “coordinatore dell’istituendo comitato interministeriale sulla transizione ecologica”. Un compito delicatissimo (ci sarà da riorganizzare le competenze dei vari dicasteri senza ingolfare la macchina amministrativa), tanto più alla luce delle sfide che attendono l’Italia da qui ai prossimi mesi: su tutte l’invio alla Commissione europea, entro fine aprile, del Piano nazionale di ripresa e resilienza, che ai temi dello sviluppo sostenibile dovrà riservare un ruolo centrale e che dovrà destinare il 37% degli oltre 200 miliardi a disposizione dell’Italia a misure contro il cambiamento climatico. Misure concrete, strutturali, e non una “spolverata” di verde, ha già avvertito Bruxelles.
Per centrare l’obiettivo occorreranno visione, autorevolezza e soprattutto capacità di sintesi tra mondi e interessi diversi, talvolta contrastanti. Qualità che di certo non difettano al numero uno del settore innovazione di Leonardo, già fondatore dell’IIT, Istituto Italiano di Tecnologia, riconosciutegli tanto dal premier incaricato quanto dal Capo dello Stato Sergio Mattarella. E in effetti il suo è un curriculum di altissimo profilo. Ma non c’è sfida, nella lunga e autorevole carriera di Cingolani, che possa essere paragonata a quella che gli si profila davanti: traghettare il Paese fuori dalla crisi economica e sanitaria e metterlo sui binari di un nuovo modello di sviluppo, verde e inclusivo, che sappia ricucire lo strappo tra ambiente, economia e salute emerso in maniera ancor più drammatica nei giorni della pandemia.
All’orizzonte ci sono gli obiettivi del Green Deal europeo, riduzione delle emissioni del 55% entro il 2030 e neutralità carbonica al 2050. Ci sono i 17 obiettivi dell’agenda Onu per lo Sviluppo Sostenibile, quelli che l’Europa ci chiede di mettere al centro del Piano per accedere ai fondi del Next Generation Eu. Oltre 200 miliardi di euro che dovremo conquistarci presentando entro aprile una proposta chiara e convincente, fatta di progetti credibili ma soprattutto di riforme, quelle che servono al Paese per accelerare l’appuntamento non più rinviabile con un modello sostenibile di economia, di industria, di vita.