«Il Ministero – dice una fonte vicina agli uffici di Viale Cristoforo Colombo – teme che lo slittamento possa portare all’apertura di una procedura d’infrazione europea»
Il Ministero dell’Ambiente respinge definitivamente la richiesta di proroga della nuova classificazione dei rifiuti introdotta dal decreto legislativo 116 del 2020. Rispedita al mittente con “parere contrario” l’ultima proposta di emendamento al disegno di legge di conversione del decreto “milleproroghe” – sul quale oggi voteranno le Commissioni riunite affari costituzionali e bilancio della Camera – con la richiesta di rinviare al 1 gennaio 2022 l’applicazione della disciplina introdotta dal decreto di recepimento delle direttive europee contenute nel pacchetto di misure sull’economia circolare, che dunque resterà in vigore.
Il “niet” della direzione generale economia circolare è solo l’ultimo capitolo di un lungo tira e molla tra Ministero e Parlamento. Prima l’ammissione alla Camera di otto emendamenti, praticamente uno per ogni gruppo parlamentare, con la richiesta di posticipare l’applicazione della disciplina di sei mesi o di un anno, quindi la notizia, giunta all’inizio della scorsa settimana, che su invito del governo nessuno di quegli emendamenti sarebbe stato segnalato per essere messo ai voti. Poi invece nella serata di ieri una richiesta di proroga era finita addirittura nel fascicolo ufficiale delle “proposte emendative prioritarie” (i cosiddetti super segnalati) nata stavolta dall’accorpamento di cinque emendamenti uguali tra loro formulati da Partito Democratico, Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia e Cambiamo!. Oggi infine l’epilogo, con la bocciatura del Ministero, nonostante l’ampio fronte politico a favore del rinvio. Perché? «Il Ministero – dice una fonte vicina agli uffici di Viale Cristoforo Colombo – teme che lo slittamento possa portare all’apertura di una procedura d’infrazione europea, visto che la nuova classificazione è stata introdotta con il recepimento delle norme Ue».
Un recepimento che ha suscitato parecchi malumori. E infatti l’ampia convergenza parlamentare sulla richiesta di proroga, ormai respinta, non era tanto figlia di questi tempi di maggioranze “draghiane”, quanto degli appelli trasversali di molti degli attori del sistema nazionale di gestione dei rifiuti, dai comuni alle imprese, tutti quanti alle prese dal 1 gennaio di quest’anno con difficoltà interpretative e applicative a ogni livello della filiera. Dal nodo delle autorizzazioni allo scarso coordinamento tra la parte ambientale e quella tributaria della nuova disciplina, sottolineato nelle scorse settimane anche dal Ministero delle Finanze, con il sistema che fino ad oggi è andato avanti a tentoni e in ordine sparso in una sorta di limbo amministrativo, nell’attesa di una proroga o almeno di un chiarimento. Sfumata la prima, non resta che sperare nel secondo, che potrebbe arrivare a stretto giro. I Ministeri dell’Ambiente e delle Finanze avrebbero infatti pronta una nota congiunta, che potrebbe essere resa nota già il prossimo martedì, in occasione di un tavolo di confronto con i principali stakeholder di settore.