Proseguono i lavori per la definizione del “Programma nazionale di gestione dei rifiuti”, lo strumento che le direttive europee sull’economia circolare da poco recepite in Italia chiedono al Ministero dell’Ambiente e all’Ispra di mettere a punto per fissare i macro obiettivi, definire i criteri e le linee strategiche cui le Regioni e Province autonome dovranno attenersi nella elaborazione dei Piani regionali. «Il Programma nazionale vuole mettere a sistema con legge l’azione autonoma di ogni singola Regione – ha dichiarato il ministro dell’Ambiente Sergio Costa in commissione Ambiente al Senato – dal giorno immediatamente successivo alla pubblicazione della norma in Gazzetta Ufficiale abbiamo avviato gli incontri con i portatori d’interesse, che stanno proseguendo in modo molto costruttivo».
Il programma dovrà contenere, tra l’altro, “la ricognizione impiantistica nazionale”, indicando il fabbisogno di recupero e smaltimento da soddisfare. Primo passo però sarà quello di stimare con esattezza qualità e quantità dei flussi di rifiuti generati a livello nazionale e locale, dati indispensabili per passare poi alla valutazione dell’eventuale fabbisogno residuo di trattamento. Ricicla.tv ha però voluto giocare d’anticipo commissionando al Politecnico di Milano uno studio ad hoc, che facesse luce soprattutto su flussi che in genere sono “invisibili” ovvero quelli degli scarti generati dalle operazioni di selezione e riciclo delle nostre raccolte differenziate. «Abbiamo commissionato lo studio – spiega Giovanni Paone, direttore editoriale di Ricicla.tv – perchè, all’alba delle sfide che ci attendono, dobbiamo rimettere il dato ambientale nella sua oggettività scientifica al centro del dibattito sulle strategie di gestione dei rifiuti, accantonando, si spera, letture approssimative e ideologiche della materia e aprendo una fase di confronto laico con i territori sulle soluzioni impiantistiche necessarie a chiudere il ciclo e a traghettarlo verso gli sfidanti obiettivi europei di circolarità».
E allora, cosa dicono i numeri dello studio? I numeri dicono che nel 2018 il trattamento di 17,5 milioni di tonnellate di rifiuti differenziati ha generato ben 3,2 milioni di tonnellate di scarti, circa un quinto del totale raccolto. Non tutte le filiere però generano uguale quantità di residui non riciclabili: per il vetro è il 14,8% del totale, per l’umido il 18,2%, per la carta il 22,6% mentre per alluminio e acciaio la percentuale supera di poco il 30%. Ma il dato più allarmante è quello sulla raccolta differenziata della plastica, che dallo studio è risultata generare, tra scarti di selezione e riciclo, oltre 778mila tonnellate di frazioni non riciclabili, pari al 66,3% del totale raccolto. Scarti che, quando non possono essere collocati in impianti sul territorio nazionale devono essere esportati a costi esorbitanti e che, quando anche la valvola dell’export viene meno, si accumulano negli impianti di selezione e riciclo fino a saturarli e a metterne a rischio il funzionamento.
«I numeri – spiega Paone – dicono che servono impianti. Più aumenteranno le percentuali di differenziata, più impianti serviranno per trattarla. Soprattutto per la frazione organica, che oggi pesa per il 50% sul totale della raccolta ma per la quale al Sud non esiste sufficiente capacità di trattamento. I numeri però ci dicono anche che ci sono scarti che non possono essere riciclati, ma solo smaltiti o recuperati energeticamente. Solo un sistema dotato di tutti gli impianti necessari può riuscire davvero a chiudere il ciclo, in sicurezza e massimizzando il recupero della materia e dell’energia contenute nei nostri rifiuti. L’alernativa è “traspostarli”, che è un neologismo che uso per indicare la pratica, dettata più dalla convenienza politica che dalla necessità, di “spostare” il problema verso il Nord d’Italia e d’Europa, trasportando i rifiuti a un costo esorbitante, non solo economico ma anche ambientale».
Ed è proprio per invitare i territori a prendere consapevolezza della reale entità dei flussi di rifiuti generati che, a partire dallo studio del Politecnico di Milano, è stata messa a punto una speciale applicazione aperta a tutti che permette di calcolare con precisione quantità e qualità degli scarti da gestire. «L’applicazione è semplicissima da utilizzare – spiega Paone – e dà la possibilità a chiunque di impostare liberamente i dati sulla produzione di rifiuti e sulla percentuale di differenziata, restituendo poi le percentuali di scarti generate dai processi di selezione e trattamento secondo i parametri indicati dal Politecnico di Milano nel suo studio. È uno strumento che restituisce in maniera immediata uno specchio reale della situazione, dimostrando come al variare delle percentuali di differenziata, varino non solo i rifiuti da avviare a riciclo ma anche gli scarti da smaltire. Lo strumento è a disposizione di tutti sul sito di Ricicla.tv, a questo link o sulle pagine social della testata».