Prove tecniche di normalità. Paola Muraro, assessore alla Sostenibilità del Comune di Roma, prova a lasciarsi alle spalle le violente polemiche degli ultimi giorni e a ritrovare la serenità necessaria ad affrontare il delicato compito affidatole dal sindaco Virginia Raggi: elaborare una strategia di gestione dei rifiuti romani che sia capace di scongiurare il rischio di nuove emergenze. Si parte dagli esercizi commerciali. Obiettivo: «Puntare al 100% della raccolta porta a porta per le attività non domestiche e avviare una massiccia campagna per la lotta allo spreco alimentare», ha scritto questa mattina l’assessora sul proprio profilo Facebook al termine di un tavolo di lavoro con le varie associazioni di categoria. Associazioni che, secondo quanto riportato nella nota, «hanno manifestato pieno apprezzamento verso l’iniziativa».
Tra le proposte discusse nel corso dell’incontro, l’introduzione di un sistema di tariffazione puntuale basato sulle quantità di rifiuti conferite al servizio pubblico di raccolta dalle singole utenze, che sia «premiante per le azioni virtuose». Il confronto con le associazioni dei commercianti proseguirà nelle prossime settimane all’interno di quattro diversi gruppi di lavoro: raccolta differenziata, lotta allo spreco alimentare, passaggio da tassa a tariffa e mercati rionali. «Entro la fine del 2016 saranno quindi pronte le linee guida gestionali per le attività commerciali, in accordo con le associazioni di categoria. Lavoriamo a pieno ritmo e senza sosta, al servizio dei cittadini» ha scritto la Muraro.
Dopo i giorni di paralisi totale seguiti alla diffusione della notizia dell’iscrizione della Muraro nel registro degli indagati in relazione alla maxi inchiesta condotta dalla procura di Roma sul ciclo del pattume capitolino, la giunta Raggi torna dunque a muovere timidi passi sul fronte rifiuti. Il percorso però è lungo ed impervio, e gli ostacoli da superare restano tanti. A partire dal nodo impianti. Secondo il think-tank Was, anche se arrivasse a toccare quota 50% di differenziata (secondo l’ex ad di Ama Daniele Fortini adesso sarebbe al 41%, ma sulla percentuale sia Raggi che Muraro hanno detto di voler avviare verifiche) per potersi dire autonoma nella gestione dei propri rifiuti urbani Roma avrebbe bisogno di nuovi impianti di gestione dell’organico pari a 255mila tonnellate l’anno; di impianti per la selezione della raccolta differenziata da 511mila tonnellate e di nuovi impianti Tmb per l’indifferenziata per un ammontare di 313mila tonnellate l’anno. Senza dimenticare che, secondo il Ministero dell’Ambiente, l’intero Lazio dovrebbe dotarsi di impianti capaci di soddisfare un fabbisogno di incenerimento residuo pari a 210mila tonnellate annue. Costruendo nuovi forni o potenziando quelli già esistenti. Il piano d’azione vero e proprio, però, non arriverà prima della fine del 2016, anche perché dovrà essere definito di concerto con Ama, ma la municipalizzata dei rifiuti, dopo le dimissioni di Alessandro Solidoro, è ancora senza amministratore.
Al momento, nero su bianco ci sono solo le linee guida presentate in assemblea capitolina lo scorso 10 agosto, e ribadite in parte lunedì nel corso dell’audizione in commissione Ecomafie: nessun nuovo inceneritore, impianti di riciclo e riuso, centri di compostaggio di comunità, porta a porta spinto. Niente di più che dichiarazioni d’intenti, insomma, mentre l’estate volge al termine e il rischio di nuovi black out del claudicante sistema di gestione dei rifiuti romani si fa sempre più concreto. «Sono passati 70 giorni dall’insediamento della giunta, non uno o due e non è stata indicata alcuna strada e questo mi preoccupa – ha detto il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti – non voglio dare un giudizio sulla Raggi né farne una questione politica, ma a Roma il problema dei rifiuti esiste e continua a esistere e non vedo un solo provvedimento che ne indichi la soluzione». Nel frattempo la sindaca blinda la Muraro e ribadisce la propria fiducia nella capacità dell’assessora di traghettare la città lontano dal gorgo della crisi. Una fiducia che potrebbe però venire meno, se dalle carte dell’inchiesta condotta dal pm Alberto Galanti dovessero emergere con chiarezza profili di illiceità nella condotta dell’ex consulente di Ama.