Sicurezza, benefici economici e sviluppo territoriale i temi al centro del seminario che chiude la prima fase di confronto pubblico sul Deposito Nazionale dei rifiuti radioattivi. Gava: “Le esperienze all’estero testimoniano che infrastrutture analoghe a quella che dobbiamo realizzare nel nostro Paese rappresentano un’occasione unica per lo sviluppo sociale ed economico del territorio che deciderà di ospitarla”
Sicurezza dei lavoratori, della popolazione e dell’ambiente. Benefici economici e di sviluppo territoriale: questi solo alcuni dei temi attorno ai quali è ruotato negli ultimi due mesi il dibattito sulla costruzione del Deposito Nazionale dei rifiuti radioattivi, nella cornice del seminario nazionale iniziato il 7 settembre scorso e terminato oggi con l’assemblea plenaria di chiusura. Un grande momento di confronto pubblico sul progetto, con l’obiettivo di sciogliere i nodi che accompagnano la realizzazione di un’infrastruttura indispensabile per chiudere in sicurezza il ciclo di gestione delle scorie radioattive nel nostro Paese, ma che per ora ha incassato il ‘no’ secco dei territori individuati come adatti (sebbene solo ‘potenzialmente’) nella Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee (CNAPI) pubblicata lo scorso gennaio.
“Il Seminario nazionale, tappa fondamentale della prima fase della localizzazione del Deposito Nazionale, è stato un momento significativo di corretto confronto democratico con tutti gli attori interessati alla realizzazione dell’opera – afferma Vannia Gava, Sottosegretario di Stato al Ministero della Transizione Ecologica. I lavori si sono svolti nella massima trasparenza e hanno permesso di spiegare le ragioni per cui l’Italia, come avviene nel resto d’Europa, debba farsi carico di una gestione in sicurezza dei propri rifiuti radioattivi. Le esperienze all’estero – ha concluso – testimoniano che infrastrutture analoghe a quella che dobbiamo realizzare nel nostro Paese rappresentano un’occasione unica per lo sviluppo sociale ed economico del territorio che deciderà di ospitarla”.
Oltre 160 i partecipanti al Seminario, che ha visto gli interventi dei rappresentanti di Enti locali, associazioni, comitati, organizzazioni datoriali e sindacali dei territori, di singoli cittadini, e di relatori tecnico-istituzionali. I lavori del Seminario si sono articolati in 9 appuntamenti durante i quali sono stati approfonditi gli aspetti tecnici della CNAPI e del progetto del Deposito Nazionale. Oltre alle sedute plenarie di apertura e chiusura si sono svolte sette sessioni di lavoro, una nazionale e sei territoriali, che hanno interessato le regioni coinvolte dalla CNAPI: Piemonte, Toscana, Lazio, Puglia e Basilicata, Sicilia, Sardegna.
“Il Seminario Nazionale – ha commentato Emanuele Fontani, Amministratore Delegato di Sogin – è stato un momento di confronto significativo con i territori di riferimento. L’ampia partecipazione dei cittadini e dei principali stakeholder ci ha consentito di rispondere ai diversi interrogativi che ruotano attorno alla realizzazione del Deposito e di sottolineare, una volta di più, la necessità di tale infrastruttura per il Paese al fine di chiudere il ciclo del nucleare italiano e gestire in maniera più sostenibile e sicura i rifiuti radioattivi, inclusi quelli prodotti dalla medicina nucleare, dall’industria e dalla ricerca scientifica”.
Nel corso della prima fase della consultazione pubblica e del Seminario sono state formulate circa 200 domande, che hanno ricevuto tutte una risposta, o per iscritto o in forma orale durante la diretta. Un momento, dunque, fondamentale per approfondire temi particolarmente delicati, quali la rispondenza delle aree individuate nella CNAPI ai requisiti internazionali stabiliti dalla IAEA (International Atomic Energy Agency) e a quelli nazionali individuati dall’ISIN (Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione).
“Ringrazio i partecipanti al Seminario Nazionale per gli eccellenti contenuti posti a fattor comune in queste settimane passate insieme – ha dichiarato Fabio Chiaravalli, Direttore della Funzione Deposito Nazionale e Parco Tecnologico di Sogin. Ritengo che lo scopo preposto sia stato raggiunto al meglio. È stata acquisita dai territori una ragguardevole mole di documenti tecnici di dettaglio, anche dal punto di vista della cultura e delle tradizioni dei luoghi, – ha aggiunto – che costituirà un efficace contributo nell’ambito delle attività per la stesura della prossima Carta Nazionale delle Aree Idonee”.
Il Seminario Nazionale si concluderà il 15 dicembre con la pubblicazione del resoconto complessivo dei lavori. Si aprirà, così, la seconda fase della consultazione pubblica, della durata di trenta giorni, durante la quale potranno essere inviate eventuali osservazioni e proposte tecniche per la predisposizione della proposta di Carta Nazionale Aree Idonee (CNAI), che terrà conto dei contributi emersi nelle diverse fasi della Consultazione Pubblica. Al termine di questa fase, con la pubblicazione della CNAI, le Regioni e gli Enti locali potranno esprimere le proprie manifestazioni d’interesse, non vincolanti, ad approfondire ulteriormente l’argomento. Secondo quanto riferito in Commissione ‘ecomafie’ dal direttore di Isin Maurizio Pernice, in assenza di autocandidature l’avvio dei lavori per la costruzione del Deposito potrebbe non arrivare prima del 2026, mentre per l’entrata in esercizio si potrebbe dover attendere il 2030. Già dal 2025 invece potrebbero rientrare in Italia le scorie radioattive ad alta attività attualmente stoccate in Francia ed Inghilterra per il riprocessamento.