Secondo Erion il mercato parallelo continua a drenare rifiuti elettrici alla filiera ufficiale, a danno delle imprese sane e dell’ambiente. Ma all’appello mancano anche i raee conferiti male dai cittadini. Arienti: “Bisogna cambiare prospettiva”
Crescono i valori delle materie prime, cala la raccolta dei rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche. Una correlazione non casuale, visto che di materie prime i raee sono autentiche miniere e che per questo da sempre fanno gola ai predoni del mercato parallelo. A lanciare l’allarme è Erion, principale operatore del sistema italiano di raccolta e avvio a riciclo dei rifiuti tecnologici, che nel 2022 ha intercettato 246mila tonnellate di raee registrando una flessione del 7% rispetto al 2021. Una contrazione che non ha una sola causa, precisa il consorzio, ma alla quale ha sicuramente contribuito “l’esistenza di circuiti di gestione non ufficiali e l’inadeguatezza dei controlli lungo la filiera”, si legge in una nota.
A rappresentare un campanello d’allarme, nello specifico, è il calo del 9% registrato tra i grandi elettrodomestici come lavatrici e lavastoviglie, quelli che al loro interno contengono maggiori quantità di materia recuperabile, passati da 114mila 700 tonnellate del 2021 a 104mila 500. Una contrazione da imputare soprattutto al mercato parallelo, spiega Erion, pronto a drenare raee ai canali ufficiali della raccolta per smantellarli sommariamente e rivendere i materiali più facili da estrarre. Molti dei quali hanno visto il proprio valore aumentare esponenzialmente nei mesi della ripartenza post pandemica: tra 2020 e 2022, sottolinea il consorzio, il ferro è rincarato del 64%, il rame del 57% e l’alluminio del 76%. I materiali di valore, strappati ai raee in impianti non ottimali o in maniera completamente abusiva, finiscono sul mercato. Tutto il resto è invece avviato sommariamente a smaltimento, quasi sempre in forma illecita, abbandonato in natura o dato alle fiamme.
I predoni di raee fanno affari d’oro, ma la contropartita è pesantissima sia per le imprese della filiera ufficiale, danneggiate dalla concorrenza sleale degli operatori borderline, che per l’ambiente. “Siamo di fronte a una situazione allarmante – ha dichiarato Giorgio Arienti, direttore generale di Erion WEEE – che non può essere trascurata. Com’è possibile che ancora oggi non si sia in grado di intervenire con azioni decise per contrastare questi fenomeni che danneggiano il pianeta e l’economia? Sono ancora troppi i rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche che finiscono nelle mani sbagliate”.
Così come sono ancora troppi i rifiuti che non vengono correttamente conferiti dai cittadini nei canali della raccolta differenziata, cosa che potrebbe spiegare il calo di ben 14 punti percentuali nella raccolta dei piccoli elettrodomestici (20mila 107 tonnellate nel 2021). Stando a un’indagine di Erion, infatti, ancora oggi un cittadino su sei li dismette in modo inappropriato, gettandoli nel sacco dell’indifferenziata, nel cassonetto stradale o nel bidone della plastica. Ai primi posti per gestione scorretta asciugacapelli (22%), tostapane e frullatore (20%) e caricabatterie per cellulari (18%). Numeri ai quali sono da sommare tutti i piccoli raee che gli italiani tengono in casa anche se rotti o non funzionanti.
“Occorre investire maggiormente in sensibilizzazione – dice Arienti – affinché gli italiani capiscano che anche i raee – così come la plastica, il vetro, la carta e l’umido – non possono essere gettati nella spazzatura indifferenziata o abbandonati in qualche cassetto, in soffitta o in cantina. Bisogna cambiare prospettiva, comprendere che le azioni di tutti noi hanno un peso e che quando parliamo di raee, anche di quelli più piccoli, parliamo di importanti materie prime che potrebbero essere riciclate, cioè riutilizzate in nuovi cicli produttivi con tutto ciò che di positivo ne consegue”.
Nonostante la decrescita, nel 2021 Erion ha garantito un tasso di riciclo dell’89.5%, ricavando tra l’altro oltre 125mila tonnellate di ferro e evitando l’immissione di 1,7 milioni di tonnellate di CO2 equivalente. L’Italia, ricorda però il consorzio, ha accumulato un ritardo di oltre 35 punti percentuali rispetto al target obbligatorio di raccolta che l’UE ha fissato al 65% del peso medio delle apparecchiature elettriche immesse a consumo nei tre anni precedenti. Ciò significa, stima Erion, che tra conferimenti scorretti e trattamenti non ottimali ogni anno oltre 400mila tonnellate di raee domestici sfuggono alle maglie del sistema ufficiale, quasi 3 milioni di grandi elettrodomestici (come frigoriferi, condizionatori e lavatrici) e più di 400 milioni di piccoli elettrodomestici (come cellulari, microonde, radio). Una perdita che equivale a ben 380mila tonnellate di materie prime. Risorse preziose, per un Paese che di materie prime è povero e che è costretto fare i conti con catene di fornitura sempre più tese e sfibrate. Sprecare il tesoro nei raee, o farselo sottrarre da pirati e commercianti senza scrupoli, è un lusso che l’Italia non può più permettersi.
Oltre a sensibilizzare le persone occorre una seria gestione da parte degli organismi preposti alla gestione (comuni, società partecipate..) e controlli sui negozi di elettrodomestici obbligati a ritirare le apparecchiature usate.