Via al piano rifiuti per Roma. Prevista le realizzazione di cinque nuovi impianti, compreso l’annunciato inceneritore che sarà dotato di un sistema di cattura della CO2. Gualtieri: “Ridurremo le emissioni del ciclo del 90%”
Cinque nuovi impianti, compreso un termovalorizzatore con innovativo sistema di cattura della CO2, e una revisione del sistema di raccolta per ridurre i conferimenti in discarica, tagliare del 90% le emissioni in atmosfera e rendere la Capitale non più dipendente dal trasporto verso altre regioni o nazioni. Sono i punti salienti del piano di gestione dei rifiuti per Roma che sarà adottato oggi con un’ordinanza firmata dal sindaco Roberto Gualtieri. “Piano rifiuti redatto sulla base dei poteri conferitimi dal governo nelle vesti di commissario straordinario per il Giubileo” ha detto Gualtieri in conferenza stampa, ricordando la misura del decreto aiuti che da un lato ha creato i presupposti per la realizzazione dei nuovi impianti e dall’altro ha rappresentato il casus belli per la rottura definitiva della maggioranza di governo. “Il Piano definisce un modello integrato di gestione dei rifiuti che oggi a Roma manca – ha spiegato il sindaco – e si basa su due pilastri: la legislazione europea e il Programma Nazionale di Gestione dei Rifiuti, varato dal governo Draghi, che definisce un nuovo quadro al quale le Regioni dovranno adeguare i propri piani“. Accanto a queste coordinate di legge, ha detto Gualtieri, c’è poi la realtà, uno scenario “senza eguali in Europa per impatto ambientale e costi del servizio”. Resta tra le righe, mai esplicitato dal primo cittadino della Capitale, il riferimento a cassonetti stracolmi e strade invase dai rifiuti.
Lo stato di fatto della gestione “è dipendente da impianti localizzati fuori dal territorio comunale” ha ricordato il sindaco. “Solo il 9% dei rifiuti viene trattato in città, più del 91% finisce in impianti che non sono pubblici e non sono a Roma”, ha detto mostrando una mappa delle infinite e intricate vie dei rifiuti romani. “Con risvolti quasi surreali – ha spiegato – se si pensa all’organico. Solo 16mila tonnellate vengono trattate a Fiumicino, mentre 351mila vanno in Veneto, a Padova o Pordenone dove vengono trattate da impianti di digestione anaerobica con un costo economico e ambientale altissimo”. Stessa storia per i rifiuti indifferenziati, un milione di tonnellate circa l’anno, 500mila delle quali finiscono in discarica, pari al 30% della produzione complessiva. “Una cifra molto alta”, ha commentato, anche per effetto del massiccio ricorso al pretrattamento dei rifiuti indifferenziati, una strategia non privilegiata dal Programma Nazionale di Gestione dei Rifiuti, e che rappresenta “una complicazione nella gestione”. Parole che sembrano preludere a un addio definitivo ai tmb. E forse è anche per questo che i sindacati, Cgil in testa, hanno da subito bocciato la strategia di Gualtieri. La restante parte dell’indifferenziato, circa 600mila tonnellate pari al 38% della produzione complessiva, va a recupero energetico, oltre che nell’unico impianto attivo a livello regionale, quello di San Vittore, in impianti “in giro per l’Italia e per l’Europa” ha detto “con un costo molto alto e mezzi di trasporto impattanti”.
“Su questo stato di fatto si innestano gli obiettivi del nostro piano – ha spiegato Gualtieri – che partono dalla riduzione delle quantità di rifiuti“. Su questo fronte il piano prevede di passare da una produzione di un milione 690mila tonnellate, dato del 2019, a un milione 550mila nel 2030 e un milione 520mila nel 2035. Un calcolo prudente, ha voluto sottolineare Gualtieri, basato sull’andamento tendenziale comparato anche con quello delle altre metropoli italiane. “Abbiamo evitato di sparare numeri a caso, indicando invece quelli che realisticamente pensiamo di poter raggiungere”. Parallelamente la raccolta differenziata dovrà passare dal 45,2% attuale al 65% nel 2030 e al 70% nel 2035. “Anche in questo caso abbiamo resistito alla tentazione di fissare un numero stupendo ma destinato a non essere raggiunto, come fatto da chi ci ha preceduto” ha detto. La quota indifferenziata da gestire a quel punto passerebbe da 925mila tonnellate a 728mila nel 2030 e a 661mila nel 2035. L’obiettivo è abbattere al massimo il ricorso alla discarica, dalle attuali 500mila tonnellate a 23mila nel 2030 e a 24mila nel 2035. Passando quindi dal 30% al 4,8% nel 2030 e al 3,2% nel 2035. “Una performance addirittura superiore rispetto agli obiettivi europei che impongono un massimo del 10% entro il 2035” ha spiegato Gualtieri. Un vero e proprio salto quantico, nonostante l’orizzonte temporale di tredici anni, per compiere il quale il Campidoglio propone la ristrutturazione radicale dell’intero sistema.
Il primo passo, ha spiegato Gualtieri, sarà la riorganizzazione della raccolta differenziata, con realizzazione di 30 isole ecologiche distribuite nei vari Municipi, da associare a due nuovi impianti da 100mila tonnellate per la selezione delle frazioni secche differenziate, come carta e plastica, da collocare all’interno dei confini cittadini. Alla chiusura del ciclo per l’organico differenziato saranno invece destinati due nuovi impianti di digestione anaerobica da 100mila tonnellate l’uno. Una quota della raccolta resterà sul mercato, ha chiarito il sindaco. “Non abbiamo voluto monopolizzare tutta la componente organica – ha spiegato – perché riteniamo che un importante contributo possa venire anche dal settore agricolo e dall’imprenditoria privata”. Ma il fulcro del piano sarà la realizzazione dell’annunciato impianto di recupero energetico da 600mila tonnellate, che tratterà l’indifferenziato senza passaggio in tmb e sarà realizzato nel rispetto delle BAT di settore sia in termini di riduzione delle emissioni che di recupero delle ceneri. L’investimento è stato stimato in 700 milioni di euro (in project financing) e l’obiettivo, ambizioso, resta quello di arrivare all’attivazione dell’impianto a cavallo tra 2025 e 2026. Fino alla data di entrata in funzione, ha chiarito il sindaco, alle imprese che si aggiudicheranno l’appalto per la realizzazione e gestione del termovalorizzatore toccherà anche “stabilizzare il sistema dei conferimenti fuori regione”. Una condizione che potrebbe favorire le grandi utility del waste management.
Il termovalorizzatore, ha ribadito Gualtieri, “è ad oggi l’unica soluzione alternativa alla discarica per il trattamento dell’indifferenziato”. Respinte al mittente le ipotesi alternative di piano formulate dal fronte ‘no inceneritore’, compresa quella di Legambiente e Cgil che proponevano, tra l’altro, il ricorso a soluzioni di riciclo chimico. “Non esistono al momento alternative tecnologiche che possano rispondere alle esigenze della città di Roma, se non in pochissimi casi sperimentali” ha chiarito. Quanto al dimensionamento dell’impianto il rischio di sovracapacità non c’è, ha garantito Gualtieri. “Quando si dice 600mila tonnellate – ha sottolineato il sindaco – si sta dicendo che in realtà se ne valorizzeranno circa 540mila“. La forbice tra la capacità effettiva e le proiezioni sulle quantità da gestire potrà essere compensata sia conservando la quota inviata a San Vittore sia ottenendo risultati migliori sul fronte della riduzione dei rifiuti.
E se il termovalorizzator “è una tecnologia consolidata”, come ha sottolineato Gualtieri, tutt’altro che consolidata è la soluzione immaginata dal Campidoglio per abbatterne le emissioni, ovvero un impianto sperimentale di cattura e riutilizzo della CO2 dal valore stimato in 150milioni di euro, finanziabili con i fondi del piano per le grandi città complementare al PNRR. “Una scelta di policy che ci pone sul terreno della sperimentazione – ha detto Gualtieri – visto che è praticata solo in modo parziale e in due o tre posti al mondo. Un investimento che oggi si può reggere solo con il sostegno pubblico, che ci consentirà non solo di abbattere la CO2, ma addirittura di avere emissioni negative“. Stando alla valutazione di LIfe Cycle Assessement condotta sul piano del Campidoglio, la riduzione complessiva delle emissioni generate dal ciclo potrebbe arrivare al 90% rispetto alle quantità attuali. “Numeri che porrebbero Roma all’avanguardia rispetto alle principali capitali europee”, ha sottolineato Gualtieri.
Dopo la firma dell’ordinanza di approvazione del piano, i prossimi step della roadmap saranno l’avvio della procedura di Valutazione Ambientale Strategica, previsto per il prossimo 12 agosto (termine della presentazione delle osservazioni al 30 settembre) e l’approvazione definitiva entro il 15 ottobre. A quel punto, ha chiarito Gualtieri, partiranno le manifestazioni d’interesse per la realizzazione degli impianti. “Sono tempi serrati – ha detto – ma pienamente all’interno dei parametri di legge. Non ci avvaliamo dei poteri ulteriori che il decreto ci conferisce. Non abbiamo sacrificato il passaggio della VAS perché un piano così trasformativo e rivoluzionario deve coinvolgere e ascoltare in maniera formale tutti i soggetti interessati“. Il cammino, lungo e in salita, è appena cominciato. E per il momento resta uno slalom tra cassonetti straripanti e colline di sacchetti non raccolti. L’orizzonte del piano è al 2035, ma a quando i primi risultati tangibili? “Siamo impegnati su vari fronti nel miglioramento della qualità del servizio – ha detto Gualtieri – con un nuovo bando per le utenze non domestiche e l’aumento di mezzi e uomini per lo spazzamento e la raccolta. Con la stabilizzazione degli sbocchi fuori regione, prevista nelle procedure di gara per la realizzazione del termovalorizzatore, registreremo un ulteriore, sensibile miglioramento. Gli obiettivi di eccellenza che vogliamo per Roma non si raggiungono in poche settimane o mesi. Entro la fine della consiliatura contiamo di aver superato le criticità e di aver raggiunto un buon livello di pulizia per la città“.