«Al sito di via delle Brecce le procedure di rimozione degli accumuli di rifiuti dovuti al fermo del termovalorizzatore di Acerra e alle difficoltà di conferimento dell’organico da raccolta differenziata termineranno in un massimo di dieci giorni, dopodichè in qualità di presidente dell’Ato Napoli 1, mi farò promotore di un tavolo permamente con governo e Regione sul tema del deficit impiantistico in Campania e nel Sud Italia».
Lo ha dichiarato l’assessore all’Ambiente del Comune di Napoli e presidente dell’ Ambito territoriale ottimale (Ato) Na 1 Raffaele Del Giudice in occasione del convegno “Attuazione della disciplina europea e nazionale in materia di rifiuti ed economia circolare” promosso dall’Ato con il patrocinio di Albo Nazionale Gestori Ambientali, Regione Campania e Camera di Commercio. Riflettori puntati sulla nuova governance del ciclo in regione, affidata ai sette Ato nati dalla legge regionale 14 del 2016, che regoleranno la gestione per tutti i comuni del territorio di competenza, ovvero quello delle singole province ad eccezione di Napoli, divisa invece in 3 Ato. L’obiettivo è quello superare il panorama attuale, fragile e frammentato, in cui ogni comune fa da sé, e dare al ciclo un moderno assetto di tipo industriale.
«Agli Ato è assegnato un compito ambizioso – ha spiegato il direttore generale di Ato Na 1 Carlo Lupoli – visto che l’Ente d’ambito, ovvero l’organo di governo di ogni Ato, dovrà pianificare i servizi, le tariffe e, soprattutto, la costruzione degli impianti con l’obiettivo di raggiungere l’autosufficienza in termini di gestione e smaltimento».
Sulla strada verso l’autosufficienza e verso gli ambiziosi obiettivi introdotti dalle nuove direttive Ue sull’economia circolare – entro il 2025 il 55% dei rifiuti urbani dovrà essere avviato a riciclo, per poi passare al 65% entro il 2035 – il ciclo regionale resta fragile. Perchè se da un lato la temporanea chiusura del termovalorizzatore di Acerra è stata superata senza troppe difficoltà, dall’altro le criticità del sito napoletano di stoccaggio di via delle Brecce, saturo di rifiuti che non trovano immediata collocazione né dentro né fuori dai confini regionali, dimostrano che le falle da chiudere sono ancora tante. Su tutte quella degli impianti, ancota troppo pochi. A creare i maggiori problemi è proprio l’umido da raccolta differenziata, che ogni anno viene spedito fuori dalla Campania per il 90% (pari a circa 700mila tonnellate) per mancanza di siti di compostaggio in regione. Nel prossimo futuro, proprio agli Ato toccherà mettere a punto un piano d’ambito nel quale dovrà essere definita anche e soprattutto la costruzione di nuovi impianti.
«Nell’attesa che gli Enti d’ambito si dotino dei rispettivi piani – ha ricordato l’assessore regionale all’Ambiente Fulvio Bonavitacola – la Regione Campania ha lanciato un programma per la costruzione di una ventina di impianti di compostaggio, che non ha eguali in Italia. In questa partita l’opinione pubblica resta però decisiva. Bisogna combattere “impiantofobie” e luoghi comuni, far ragionare le persone dicendo la verità e non parlando solo in accezione negativa di tutto quanto riguarda il ciclo dei rifiuti».
Sulla stessa lunghezza d’onda il presidente della Camera di Commercio di Napoli, Ciro Fiola: «Le emergenze saranno sempre dietro l’angolo finchè non si riuscirà a fare sintesi. Abbiamo ancora grossi pregiudizi sul tema, a differenza di altri Stati europei che con i nostri rifiuti fanno invece business. È il momento di trovare il modo di trasformarli in una possibilità di risparmio qui in casa nostra, e investire le risorse economiche recuperate a vantaggio della collettività».