Dieci anni di crescita tra luci e ombre per l’Italia del riciclo, un settore strategico in un Paese povero di materie prime, che ogni anno fornisce 12 milioni di tonnellate di materie prime all’industria nazionale. Ma se l’Italia si conferma avanguardia dell’industria europea del riciclo, attestandosi per il recupero degli imballaggi al terzo posto (con un tasso di riciclo al 67%), dopo Germania (71%) e Spagna (70%), diverse filiere scontano invece pesanti ritardi rispetto agli standard europei. Questa la fotografia scattata nell’ultimo rapporto annuale sulle filiere dell’economia circolare promosso e realizzato dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile e da FISE UNICIRCULAR.
“Alla vigilia del recepimento di nuove direttive europee”, ha dichiarato Edo Ronchi, Presidente della Fondazione per lo sviluppo sostenibile, “il sistema del riciclo italiano è, in generale, già ben predisposto. Oggi occorre quindi intervenire con precisione per mantenere le posizioni conquistate, superare le carenze che ancora permangono e compiere ulteriori progressi. Per aumentare il riciclo dei rifiuti urbani occorre, in particolare, proseguire nell’incrementare le quantità e nel migliorare la qualità delle raccolte differenziate, recuperando i ritardi che ancora ci sono in diverse città. Va, inoltre, adeguato il fabbisogno di impianti di trattamento e di riciclo, in particolare per la frazione organica, ancora particolarmente carente in alcune Regioni. Per la transizione verso un modello di economia circolare, occorrerà prestare maggiore attenzione alla promozione, come previsto dalle nuove direttive, di un impiego più consistente dei materiali generati dal riciclo nella realizzazione dei prodotti”.
Negli ultimi 10 anni in Italia i rifiuti totali prodotti sono passati da 155 a 164 mln di tonn. (+6%) e il riciclo è cresciuto da 76 a 108 mln di tonn. (+42%). I rifiuti di imballaggio hanno visto crescere del 27% l’avvio a riciclo, passando da 6,7 a 8,5 mln di tonn. Il tasso di riciclo rispetto all’immesso al consumo è aumentato dal 55% al 67%, in linea col dato europeo e con i nuovi obiettivi del 65% al 2025 e del 70% al 2030. Rispetto alle principali economie europee (Germania, Francia, Spagna e Regno Unito) l’Italia si colloca al terzo posto, dopo Germania (71%) e Spagna (70%). Le singole filiere dei rifiuti di imballaggio in diversi casi hanno già superato gli obiettivi previsti per il 2025 e in alcuni anche quelli per il 2030. I tassi di riciclo delle singole filiere dei rifiuti d’imballaggio hanno raggiunto livelli di avanguardia: carta (81% e terzo posto in Europa), vetro (76% e terzo posto), plastica (45% e terzo posto), legno (63%, secondo posto), alluminio (80%), acciaio (79%).
In decisa crescita nei dieci anni la raccolta degli oli minerali usati, ormai vicina al 100% dell’olio raccoglibile e la raccolta degli oli vegetali esausti (+81% nel confronto con 10 anni fa). Per quanto riguarda gli pneumatici fuori uso, la raccolta ha raggiunto l’obiettivo nazionale e in 10 anni il recupero di materia è passato dal 43% al 58%. Nell’arco di un decennio la raccolta della frazione organica è passata da 3,3 mln di tonn. del 2008 a oltre 6,6 nel 2017, con una crescita del 100%. Per raggiungere gli obiettivi europei sarà necessario strutturare il settore sull’intero territorio nazionale garantendo lo sviluppo di un’adeguata rete impiantistica. I ritardi più consistenti si registrano invece in termini di raccolta dei RAEE (42% vs obiettivo del 65% fissato per il 2019) e delle pile (42%, ultimo posto tra le potenze europee) e per il reimpiego e riciclo dei veicoli fuori uso, cresciuto di un solo punto percentuale in 10 anni (dall’82% all’83%).
Complessivamente, nel 2017 (ultimi dati disponibili) le circa 1.200 imprese dell’industria del riciclo hanno trattato 18 mln di tonnellate di rifiuti di carta, vetro, plastica, legno, gomma e organico (+15% vs 2014, anno della precedente rilevazione). In linea con l’aumento dell’avvio a recupero, si è registrata una maggiore produzione dei materiali secondari provenienti dal riciclo di questi rifiuti, con 12 milioni di tonnellate di materie prime seconde per l’industria nazionale. La resa media delle attività di riciclo (il rapporto tra la quantità di materiali secondari prodotti e quella di rifiuti recuperati) oggi si attesta al 67%. Un aspetto di particolare interesse in termini di economia circolare, emerge dai dati: anche se i riciclatori trattano quantità più alte di rifiuti, a valle delle attività di riciclo resta una quantità di rifiuti pari a 2,6 mln di tonnellate, pressoché equivalente a quella del 2014; dato che mostra una migliore prestazione nella lavorazione, favorita anche da una più elevata qualità della raccolta e della selezione dei rifiuti.
“Il nuovo pacchetto di direttive europee per i rifiuti e l’economia circolare contiene ambiziosi target di riciclo”, evidenzia Andrea Fluttero, Presidente di FISE UNICIRCULAR, “Perché si raggiungano va affrontato il tema dell’eco-progettazione, deve essere certa la cessazione della qualifica di rifiuto dopo adeguato trattamento (End of Waste), va assicurato maggiore sbocco ai materiali recuperati attraverso un ‘pacchetto di misure’ finalizzate a promuovere lo sviluppo dei mercati del riutilizzo e dei prodotti realizzati con materiali riciclati: maggiori costi per lo smaltimento in discarica dei rifiuti indifferenziati (salvaguardando la possibilità di smaltire gli scarti delle attività di riciclo), estensione dell’uso di materiali riciclati negli appalti pubblici, agevolazioni fiscali per l’uso di materiali e prodotti riciclati, sostegno alla ricerca e all’innovazione tecnologica per il riciclo, eliminazione graduale delle sovvenzioni in contrasto con la gerarchia dei rifiuti”.