RENTRi, in Senato un fronte bipartisan per la moratoria sulle sanzioni

di Redazione Ricicla.tv 28/01/2025

Quattro emendamenti al decreto milleproroghe, a firma FdI, FI, Lega e PD, puntano a sospendere fino ad agosto le sanzioni sul nuovo sistema informatico di tracciabilità dei rifiuti RENTRi. Oggi la decisione sulle proposte segnalate in commissione affari costituzionali del Senato


Maggioranza e opposizione insieme per la sospensione delle sanzioni sul RENTRi. È quasi un fronte ‘di unità nazionale’ quello che si va componendo in commissione affari costituzionali del Senato all’avvio della discussione sulle proposte di emendamento al decreto milleproroghe. Quattro delle quali, identiche e a firma FdI, FI, Lega e PD, chiedono il rinvio delle sanzioni per la mancata o incompleta trasmissione dei dati al nuovo sistema informatico di tracciabilità dei rifiuti. Entro oggi i gruppi parlamentari dovranno segnalare gli emendamenti da mettere ai voti tra i circa 1.270 presentati. Se le quattro proposte dovessero incassare il parere favorevole del governo e confluire nel testo definitivo della legge di conversione, sospenderebbero per 180 giorni l’efficacia del quadro sanzionatorio, dal 13 febbraio al 12 agosto.

Quattro emendamenti bipartisan, segno che gli appelli lanciati nei giorni scorsi dalle principali associazioni di categoria coinvolte nel processo di digitalizzazione della tracciabilità dei rifiuti hanno colpito tanto le forze di maggioranza quanto il principale partito d’opposizione, oggi concordi nel ritenere necessario il desanzionamento di un sistema che rischia di partire con il piede sbagliato. Una deroga che valga almeno per la prima fase di operatività, che dovrebbe coinvolgere circa 70 mila imprese e che verrebbe così trasformata “in una sorta di ‘crash test’ come spiegava ieri a Ricicla.tv Luca Mariotto di Utilitalia – per evitare che gli errori commessi in buona fede, che sicuramente ci saranno, possano impattare sulle aziende”. Con multe che vanno da 500 a 2000 euro nel caso di produttori o gestori di rifiuti non pericolosi e da 1000 a 3000 per i rifiuti pericolosi.

Sanzioni nelle quali le imprese rischiano di incappare a causa delle complessità tecniche e procedurali del passaggio al nuovo sistema di tracciabilità, con la contestuale entrata in vigore dei nuovi modelli di registri di carico e scarico e formulari, per tutti, e l’obbligo di tenere il registro in modalità esclusivamente digitale per le imprese del primo scaglione di iscrizioni al RENTRi. Molte delle quali, soprattutto tra i produttori iniziali di rifiuti, si troveranno a utilizzare per la prima volta gli strumenti dell’amministrazione digitale, tra applicativi ERP, firme e sistemi di conservazione. “Decine di migliaia di imprese che ancora oggi non hanno neanche completato la procedura di iscrizione, anch’essa non banale e che, dovendo svolgere il ruolo di primi utenti di un sistema nuovo come il RENTRI, sono quelle che hanno avuto meno tempo per adeguarsi e per formare i propri operatori”, si legge in un appello alla sospensione delle sanzioni fatto pervenire al ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin dalle principali associazioni di categoria delle imprese ICT Assintel e Assosoftware.

Ma i quattro emendamenti identici sulle sanzioni non sono le sole proposte di intervento sul RENTRi. Ben più variegato l’elenco delle proposte che puntano a modificare le tempistiche del calendario di iscrizione. Lega e M5S, ad esempio, vorrebbero demandare al ministro dell’Ambiente l’adozione di un decreto per allungare di ulteriori quattro mesi la finestra, ma l’opzione non sembra percorribile visto che le prime iscrizioni si chiuderanno già il 13 febbraio e che, alla luce dei tempi tecnici necessari per l’adozione di un nuovo decreto ministeriale, l’intervento rischierebbe di essere retroattivo. Diverso l’approccio di FdI, Italia Viva e SVP, che propongono allo stesso modo l’allungamento di quattro mesi ma con la modifica diretta delle tempistiche stabilite nel decreto ministeriale 59 del 2023 (il regolamento del RENTRi). Come già emerso in occasione dell’esame parlamentare del decreto ‘ambiente’, tuttavia, né il governo né il Ministero dell’Ambiente sembrano disposti ad aprire a una modifica del calendario di attuazione del RENTRi, visto che sul sistema sono accesi i riflettori dell’Ue.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *