Nelle more dell’adozione del decreto ministeriale (in ritardo di sette anni) gli stakeholder di settore rinnovano l’accordo di programma sul trattamento ottimale dei Raee, “un’esperienza virtuosa di autocontrollo preventivo e continuativo”
Verifiche più frequenti, maggiore capillarità dei controlli, nuove modalità di certificazione dei processi di trattamento. La filiera dei rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche aggancia i più elevati standard europei di gestione con il rinnovo dell’accordo di programma tra il Centro di Coordinamento Raee e ASSORAEE, Assorecuperi e Assofermet, le tre principali associazioni nazionali degli impianti di recupero. Un rinnovo che cade a cinque anni dalla prima sottoscrizione dell’intesa, siglata nel 2016 con lo scopo “di assicurare adeguati ed omogenei livelli di trattamento e qualificazione delle aziende del settore del trattamento dei Raee domestici”. Una “esperienza virtuosa di autocontrollo preventivo e continuativo” come la definisce il presidente di Assorecuperi Tiziano Brembilla, nata anche per compensare un pericoloso vuoto normativo. Il decreto legislativo 49 del 2014, che sette anni fa aveva riformato il quadro normativo di settore, prevedeva infatti l’emanazione di un decreto attuativo del Ministero dell’Ambiente (oggi della Transizione Ecologica) che definisse standard ottimali di trattamento da adottare obbligatoriamente in tutti gli impianti autorizzati. Una previsione non di poco conto, vista la duplice natura dei Raee: da un lato ‘miniere urbane’ ricche di materiali preziosi (dai metalli alle plastiche, passando per le sempre più strategiche terre rare) dall’altro rifiuti potenzialmente dannosi per l’ambiente e la salute umana data la presenza al loro interno di sostanze pericolose.
Peccato che a sette anni di distanza quel decreto attuativo, come tanti altri prima e dopo di lui, resti ancora lettera morta. Nel frattempo il sistema ha deciso di fare da sé, dando vita ad un accordo volontario tra i principali stakeholder di filiera che, nelle more dell’emanazione del regolamento ministeriale, è giunto già al secondo giro di boa. Un rinnovo, quello siglato oggi, nato sulla scorta “delle esperienze maturate nella sua gestione negli ultimi quattro anni per consentirne un’applicazione più dinamica oltre che permettere alla filiera un miglioramento complessivo della qualità del trattamento dei Raee domestici“. “Il nuovo accordo si pone in continuità con quello precedente ed è stato rinnovato all’insegna di una filosofia dell’innovazione che reputiamo indispensabile e fondante di tutta l’attività di trattamento dei rifiuti elettrici ed elettronici – commenta Bruno Rebolini, Presidente del Centro di Coordinamento Raee – l’obiettivo perseguito è il miglioramento ulteriore della qualità di trattamento dei Raee che tiene conto anche delle costanti innovazioni tecnologiche e della variazione nella composizione dei raggruppamenti Raee, dettata dall’evoluzione delle apparecchiature elettriche ed elettroniche”.
Il rinnovo dell’accordo, spiegano i promotori, introduce un sistema più stringente di verifiche sul trattamento, in virtù del quale “la qualità dei processi sarà monitorata in maniera più costante, già dagli operatori, tramite l’implementazione di una serie di reportistiche e sistemi di monitoraggio sottoposti a controlli periodici”. Viene inoltre prolungata a due anni la durata della certificazione rilasciata agli impianti, “con una verifica di mantenimento ‘intermedia’ e continui controlli sui sistemi di monitoraggio” condotti da enti certificatori terzi. Per Giuseppe Piardi, presidente di Assoraee “con questo accordo il settore del trattamento dei Raee si allinea ai vertici europei rispetto a efficienza ed efficacia della qualità di trattamento”. “Un importante strumento che permette di tracciare e normare la filiera del recupero delle apparecchiature elettriche ed elettroniche fuori uso, dando nuova vita ai materiali recuperati” aggiungono Paolo Pozzato e Cinzia Vezzosi, presidenti Assofermet.