È in dirittura d’arrivo il decreto del Ministero dell’Ambiente con i criteri per la cessazione della qualifica di rifiuto per i prodotti assorbenti per la persona (PAP, cioè soprattutto pannolini, pannoloni e assorbenti). Secondo quanto comunicato dal dicastero di Via Cristoforo Colombo, il provvedimento è stato trasmesso al Consiglio di Stato per il parere di competenza. Una volta ottenuto il via libera, il provvedimento sarà notificato alla Commissione Europea. Decorso il periodo di stand-still il regolamento potrà essere adottato. “Si tratta – spiega il Ministero – di un altro passo della transizione del sistema Paese verso l’economia circolare. Dal trattamento dei PAP si producono tre materiali: miscela di plastica a base di poliolefine, polimero superassorbente (SAP) e cellulosa per i quali esistono scopi specifici di utilizzo. Tali materiali risultano comunemente oggetto di transazioni commerciali e possiedono un effettivo valore economico di scambio“. Insomma, dice il Ministero, esistono le condizioni ideali perché si sviluppi una efficiente filiera del riciclo.
Del resto qui da noi in Italia c’è chi lo aveva intuito già da tempo e, con largo anticipo sul resto del mondo, aveva provato a farne un modello d’impresa sostenibile. Peccato solo non abbia potuto portare a termine il progetto. Perchè? Proprio per colpa di una querelle a colpi di carte bollate sull’end of waste. L’entrata in vigore del decreto potrebbe infatti finalmente sbloccare il travagliato iter autorizzativo per l’avveniristico impianto di riciclo dei prodotti assorbenti costruito da Fater e Contarina a Lovadina di Spresiano in provincia di Treviso. L’impianto è tuttora unico al mondo nel suo genere ed è capace di recuperare da una tonnellata di prodotti assorbenti usati ben 150kg di cellulosa, 75kg di plastica e 75kg di polimero super assorbente. Peccato però che dalla data dell’inaugurazione, nel 2015, lo stabilimento di Treviso non abbia mai ricevuto le autorizzazioni necessarie ad operare in via ordinaria. Questo perchè la Regione Veneto ha sempre sostenuto di non avere titolarità a stabilire criteri end of waste per tipologie di rifiuto che non fossero state disciplinate dall’Ue o dal Ministero dell’Ambiente, come appunto i prodotti assorbenti.
La disputa è terminata solo pochi giorni fa con una sentenza del Consiglio di Stato che, ribaltando la sentenza di primo grado del Tar Veneto, ha dato ragione alla Regione stabilendo che solo Ue e Ministero dell’Ambiente, e non le Regioni, possono stabilire cosa è un rifiuto e cosa non lo è più. Alla luce della sentenza del Consiglio di Stato, solo con la pubblicazione del decreto end of waste messo a punto dai tecnici del dicastero l’impianto di Contarina potrà essere valutato e, infine, autorizzato. Una sentenza, quella del Consiglio di Stato, che secondo le imprese del riciclo renderà sempre più lento e complesso l’iter burocratico per ottenere le autorizzazioni ad operare e potrebbe anzi paralizzare l’intero settore. Con il rischio di veder vanificati gli sforzi profusi per fare dell’Italia un’avanguardia mondiale nella sfida per un futuro all’insegna della sostenibilità.