Secondo Plastics Recyclers Europe nonostante gli investimenti in capacità di riciclo e le quotazioni in aumento, sono ancora troppi i rifiuti in plastica smaltiti in discarica o inceneritore, mentre venti milioni di tonnellate spariscono semplicemente dai radar. Mettendo a rischio il raggiungimento dei target europei
Nonostante il crollo delle esportazioni, i crescenti investimenti in capacità di riciclo e quotazioni di mercato mai così vantaggiose per le materie prime seconde, l’Europa potrebbe non riuscire a raggiungere gli sfidanti obiettivi di circolarità per la plastica. Sembra un paradosso e invece lo dimostrano i numeri, messi nero su bianco dall’associazione europea dei riciclatori Plastics Recyclers Europe, secondo cui a fronte di 30 milioni di tonnellate di rifiuti in plastica generati in UE ogni anno, solo 9 al momento vengono raccolti, avviati a selezione e di lì spediti agli impianti di riciclo. Tutto il resto, spiega l’associazione, finisce in discarica o in inceneritore, contribuendo a tenere lontano il target del 50% di riciclo degli imballaggi da raggiungere entro il 2025. Tutto questo, spiega il presidente di PRE Ton Emans, nonostante “la recente politica dell’UE e gli sviluppi globali abbiano stimolato ingenti investimenti nelle capacità di riciclo del continente, visto che nel solo 2020 l’industria ha investito 1,5 miliardi di euro, il che si traduce in 1,1 milioni di capacità installata aggiuntiva rispetto all’anno precedente, per un totale di 4,9 miliardi di euro di investimenti dal 2017″.
Eppure di risorse da trasformare dovrebbero essercene in abbondanza. Anche perché, spiega PRE, negli ultimi anni le esportazioni di rifiuti in plastica fuori dai confini dell’UE sono andate costantemente calando. Lo stop della Cina alle importazioni, operativo dal 2018, e il parallelo rafforzamento dei controlli nell’ambito della convenzione di Basilea (ai quali la Commissione Europea vorrebbe dare un ulteriore giro di vite) si sono tradotti nel passaggio dai 3 milioni di tonnellate esportati nel 2014 a un solo milione nel 2021. Nonostante ciò, e apparentemente in barba al forte aumento dei prezzi delle materie prime seconde (e quindi della remuneratività delle attività di raccolta e selezione), secondo Plastics Recyclers Europe non si registrano incrementi nelle quantità avviate a riciclo. “Senza materiali di input stabili e di alta qualità – ha spiegato Emans – gli sforzi del settore per raggiungere i nuovi obiettivi di riciclaggio potrebbero essere ostacolati. Dotarsi di una solida infrastruttura di selezione e raccolta è un obbligo, se vogliamo aumentare la fornitura stabile di feedstock per i riciclatori europei”, ha aggiunto.
Ma c’è di più, perché una fetta importante dei rifiuti in plastica generati ogni anno in UE sembra semplicemente sparire dai radar. Secondo PRE, infatti, l’analisi delle statistiche su produzione e consumo di manufatti in plastica sembrerebbe far emergere un gap di ben 20 milioni di tonnellate tra le quantità di rifiuti generati e quelle di prodotti immessi sul mercato. Serve migliorare la contabilità e la tracciabilità dei flussi, avverte l’associazione, in modo da deviare la plastica riciclabile da discariche e inceneritori e creare economie di scala per i polimeri riciclati. L’appello di PRE è a una rendicontazione trasparente sulla produzione, raccolta e cernita dei rifiuti, in modo che le quantità perse possano essere identificate e riciclate.