Leggera battuta di arresto per la raccolta di pile e accumulatori in Italia: a dirlo sono i numeri contenuti nel rapporto 2017 del CDCNPA (il Centro di Coordinamento Nazionale Pile e Accumulatori), il terzo report annuale compilato dal consorzio – giunto al suo quinto anno di attività – ed i cui dati sono riferiti al 2016.
Nel 2012, primo anno di attività del CDCNPA, gli operatori raccoglievano poco più di 8mila tonnellate di rifiuti da pile e accumulatori a fronte di un immesso a consumo di poco al di sotto delle 30mila di tonnellate per un rapporto pari al 27,4%. Lo scorso anno, invece, tra raccolta pienamente interna alla filiera del consorzio e raccolta “volontaria” (cioè computando i dati del servizio di raccolta erogato da consorziati a detentori di rifiuti terzi rispetto al CDCNPA), il tasso di raccolta è arrivato a quota 38,5%, che in valori assoluti si traduce esattamente in 9.495 tonnellate di rifiuti raccolti a fronte di un immesso a consumo di oltre 24.652 tonnellate. Un dato comunque positivo, ma che segna un piccolo trend negativo su due fronti se si pensa che l’immesso a consumo è superiore a quello degli ultimi due anni (24.567 tonnellate nel 2014 e 21.524 nel 2015) e anche che la raccolta è inferiore a quella di due anni fa (nel 2014 era al 39% con 9.584 tonnellate raccolte, mentre nel 2015 aveva registrato numeri da record con il 41,2% dell’immesso a consumo raccolto, pari a ben 10.105 tonnellate di pile ed accumulatori avviati a recupero).
Si tratta della prima volta che i numeri conoscono una sorta di inversione di tendenza, dopo che nell’ultimo lustro la raccolta aveva conosciuto un progressivo incremento sia in valore assoluto che in termini percentuali, assistito dalla parallela riduzione dell’immesso a consumo favorita da un trend dettato da consumatori sempre più inclini a preferire batterie ricaricabili in luogo del classico “usa e getta”. Trend che però si conferma, considerato che il consorzio ha registrato come dal 2014 al 2016 questa sostituzione abbia fatto crescere gli accumulatori portatili al litio dall’11% al 14% dell’immesso a mercato.
A continuare ad aumentare senza battute di arresto è, però, la rete dei luoghi di raccolta dove vengono conferiti o stoccati i rifiuti destinati al trattamento: a fine 2016 erano 5.283, per la gran parte centri di raccolta gestiti da Comuni e aziende di igiene urbana oppure punti vendita della distribuzione, presso cui è possibile restituire gratuitamente le pile scariche. A livello territoriale, la regione con più luoghi di raccolta è la Lombardia con 1.128 strutture, seguita dal Veneto (624) e dal Piemonte (504). Nelle altre aree le regioni più attrezzate sono il Lazio con 347 luoghi di raccolta e la Campania con 237. Su base territoriale la macroarea del Centro tra 2015 e 2016 ha visto la sua raccolta crescere del 13,33% rispetto al +3,75% del Sud e al -8,16% del Nord, ma le regioni settentrionali su base quantitativa valgono quasi tre quarti dell’intero valore assoluto di raccolta (Nord 3.304 tonnellate, Centro 985 tonnellate, Sud 408 tonnellate).
Il report è dedicato principalmente al flusso domestico, o comunque urbano, dei rifiuti da pile ed accumulatori. L’altra categoria di cui il CDCNPA si occupa, invece, e cioè gli accumulatori industriali e per veicoli (costituita per l’83% da batterie di auto, camion, moto, ecc.) non ha conosciuto variazioni della raccolta degne di nota, stabilizzando il dato su una percentuale del 53,3% circa per un totale di poco meno di 160mila tonnellate di rifiuti raccolti e avviati a recupero nel 2016 a fronte di un immesso a consumo di poco inferiore alle 300mila tonnellate. Secondo il rapporto, tuttavia, considerando ulteriori flussi di rifiuti non intercettati (ad esempio, gli accumulatori esportati all’interno delle auto inviate all’estero per rottamazione o manutenzione) e che in alcuni casi, i dati di immesso dichiarati al CDCNPA contengono anche una quota parte di accumulatori che viene successivamente esportata, è possibile stimare che la raccolta di accumulatori industriali e per veicoli al piombo in Italia è pari se non addirittura superiore al 90% dell’immesso sul mercato.
«Il leggero calo registrato – spiega Giulio Rentocchini, Presidente del CDCNPA – ci racconta di un uso sempre più massiccio di accumulatori ricaricabili al posto di pile usa e getta: questo significa che i rifiuti disponibili per la raccolta sono sempre meno. Poi rimane anche la cattiva abitudine di gettare le pile nel cestino dei rifiuti indifferenziati. Per questo – conclude Rentocchini – il CDCNPA ha deciso di investire in iniziative di comunicazione».