BRUXELLES. Nuova procedura d’infrazione ai danni dell’Italia in materia di rifiuti. La Commissione Europea ha infatti ravvisato numerosi ritardi nella revisione dei piani regionali di gestione dei rifiuti che, stando alla direttiva quadro comunitaria 2008 del 1998, ogni Regione deve provvedere ad aggiornare con scadenze regolari di sei anni. Per questo Bruxelles ha inviato ieri a Roma una lettera di messa in mora, atto formale che apre la cosiddetta “infringement procedure”.
La Direzione Ambiente della Commissione Europea ha passato in rassegna i piani regionali da nord a sud della Penisola, riscontrando (secondo quanto anticipato dall’Ansa) inadempienze per tutte le Regioni e Province autonome italiane ad eccezione di Lazio, messosi in regola nel 2012, Marche, regolarizzatesi nel corso di quest’anno, Puglia e Umbria, non ancora in ordine ma che hanno tempo sino a fine anno per farlo. L’Italia ha adesso due mesi di tempo per rispondere alla lettera di Bruxelles. Qualora non lo facesse o nel caso in cui la Commissione si ritenesse non soddisfatta della risposta, allora l’Esecutivo potrebbe emanare un parere motivato sulla questione. Il passo successivo sarebbe poi il deferimento alla Corte di Giustizia UE.
Salgono complessivamente a 21 le procedure d’infrazione in materia ambientale aperte a carico dell’Italia, 9 delle quali riguardano la gestione dei rifiuti, dal pattume urbano agli scarichi fognari. Di queste, due sono giunte nei mesi scorsi ad una seconda sentenza di condanna da parte della Corte di Giustizia UE: quella del dicembre scorso per la mancata bonifica di 198 discariche abusive e quella arrivata a luglio per le falle nel ciclo di gestione dei rifiuti in Campania. Due sentenze che hanno visto l’Italia condannata al pagamento di multe da capogiro: 40 milioni forfettari più 42,6 per ogni sei mesi di ritardo nella bonifica degli sversatoi abusivi e 20 milioni forfettari più 120mila euro di penalità giornaliera per le carenze nella gestione dei rifiuti campani. Complessivamente, nel 2015, il conto da saldare all’UE per le due infrazioni potrebbe superare i 150 milioni. Soldi che, ha ricordato pochi giorni fa il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti rispondendo ad un question time in Senato, saranno gli enti locali inadempienti a dover sborsare.
Un salasso al quale potrebbero presto aggiungersi nuovi zeri. È attesa infatti tra la fine del 2015 ed i primi mesi del 2016 la seconda sentenza di condanna nell’ambito di una procedura d’infrazione aperta a carico dell’Italia per i ritardi nella messa a punto di depuratori e reti fognarie in regola con la disciplina europea in 88 agglomerati urbani con più di 15mila abitanti.