Un quarto di secolo per trasformare in 23,5 milioni di tonnellate di compost ben 65 milioni di tonnellate di rifiuti organici: un volume di oltre 100 milioni di metri cubi, uno spazio grande come 5 volte il Colosseo. È con questa immagine d’impatto che il Cic, Consorzio Italiano Compostatori, ha voluto sottolineare il dato complessivo emerso nel corso delle celebrazioni dei suoi primi 25 anni di attività, tenutesi ieri a Roma. Le 127 imprese consorziate – con 308 impianti attivi che trattano 8,1 milioni di tonnellate di rifiuto organico ogni anno – si sono riunite alla presenza di istituzioni, rappresentanti della comunità scientifica, esponenti del mondo dell’impresa e personalità dell’ambientalismo, per tracciare la futura strada di una filiera di eccellenza nel sistema rifiuti italiano.
La frazione organica, infatti, computando sia la frazione umida che la frazione verde rappresenta oggi il primo settore di recupero in Italia con il 43% dei rifiuti urbani raccolti in maniera differenziata: performance in crescita costante, considerato che dal 2000 al 2015 c’è stato un incremento costante nell’ordine del 10% annuo passando da 1,3 a 6,1 milioni di tonnellate, alimentando un comparto che ha registrato una continua evoluzione industriale, tecnologica e ambientale. La filiera italiana del biowaste, infatti, non è in grado di produrre soltanto compost di elevata qualità, ma anche biogas e biometano combustibili puliti che potranno alimentare automobili e mezzi di trasporto pubblico, oltre a composti naturali utili per l’agroindustria, l’agricoltura e la farmaceutica.
Più specificamente, fa sapere nel dettaglio il consorzio, negli ultimi 25 anni sono state prodotte 23,5 milioni di tonnellate di ammendanti compostati, che hanno reso disponibili 300.000 tonnellate di azoto, 190.000 di potassio e 170.000 di fosforo sul mercato dei fertilizzanti. L’utilizzo del compost in sostituzione di altri prodotti per la fertilizzazione, come i concimi minerali e di sintesi, ha portato ad una riduzione dei costi di circa 650 milioni di euro nel settore agricolo; il 33% del compost prodotto in Italia, inoltre, è a Marchio “CIC” il che ne garantisce un elevato standard di qualità.
Sulla base dei risultati raggiunti finora, il Consorzio Compostatori stima che nel 2025, estendendo a tutti i comuni italiani il servizio di raccolta, si potrà raggiungere la quota annua di 9 milioni di tonnellate di frazione organica differenziata, producendo un netto aumento di fatturato del comparto, nell’ordine dei 2,4 milioni di euro, ma anche posti di lavoro, arrivando ad impiegare circa 13mila addetti.
Un miglioramento raggiungibile solo se le capacità di trattamento sul territorio nazionale saranno rese più omogenee. «È ormai improcrastinabile un serio Piano di infrastrutturazione impiantistica che preveda la realizzazione di almeno 20 nuovi impianti nei prossimi cinque anni per le aree cronicamente carenti, parte del Centro e del Sud del Paese, e in alcune grandi città, a partire da Roma – ha dichiarato il presidente del Cic, Alessandro Canovai, che ha fatto riferimento non solo a compostaggio e biodigestione, ma anche, ha spiegato – i nuovi poli tecnologici, come le bioraffinerie, in grado di trasformare Rifiuti in nuove risorse con grandi vantaggi anche per l’occupazione».