«Siamo al di sotto degli standard europei per la raccolta differenziata che è in crescita e si attesta al 47,5% (i target UE sono del 65%), e abbiamo la criticità costituita dalle discariche dove finisce ancora il 40 % dei rifiuti, con aree del Paese in cui tale percentuale è più che doppia». A scriverlo è il ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, nella prefazione alla Relazione sullo Stato dell’Ambiente 2016, trasmessa al Parlamento lo scorso 6 luglio. Nel presentare il bilancio annuale dei principali indicatori ambientali dello Stivale, il ministro sottolinea come l’Italia, pur essendo un Paese «saldamente incardinato nel sistema di tutele ambientali definito dall’Unione europea», ai primi posti in Europa per efficienza energetica ed energie rinnovabili, sconti in settori come quello dei rifiuti una serie di «ritardi antichi» che ostacolano il raggiungimento degli obiettivi comunitari. Ritardi come quello «relativo all’impiantistica che – dice Galletti – riguarda anche i sistemi di termovalorizzazione, che nei paesi considerati più virtuosi dal punto di vista ambientale in Europa smaltiscono un’alta percentuale di rifiuti».
Tra le criticità stigmatizzate dal ministro, anche quelle legate alle carenze strutturali dei sistemi di depurazione, alla qualità dell’aria delle città italiane – «condizionata negativamente dalle emissioni (pure in diminuzione) dei consumi civili e dei trasporti» – e all’eccessiva propensione del Paese al consumo di suolo, «un altro dei “motori” di spreco di risorse naturali. Siamo ancora fra i paesi europei che cementificano più ettari ogni anno – scrive il ministro – e ciò è tanto più grave perché il nostro territorio è fragile, basti pensare che oltre il 60% delle frane che si registrano nel nostro continente avvengono in Italia». Serve un’inversione di tendenza, un cambio di paradigma che sostituisca il concetto di recupero a quello di consumo, spiega Galletti, portando ad esempio misure come l’ecobonus per gli investimenti in opere di riqualificazione energetica. «Abbiamo un immenso “Capitale Naturale” che va tutelato, protetto, ma anche valorizzato come risorsa di sviluppo di una economia sostenibile. Quella green economy che già coinvolge tre milioni di lavoratori italiani e che rappresenta il futuro del nostro Paese nell’ambito di un impegno globale per un domani che sia per tutti più sostenibile e più equo».
Tornando ai rifiuti, stando alla Relazione nel 2015 sono state prodotte in Italia 13,7 milioni di tonnellate di rifiuti urbani al Nord, 6,6 milioni di tonnellate al Centro e 9,2 milioni di tonnellate al Sud. La percentuale di raccolta differenziata si è attestata al 47,5% della produzione nazionale, facendo rilevare una crescita di 2,3 punti rispetto al 2014 (45,2%), al di sotto del target del 65%. In valore assoluto, la raccolta differenziata supera i 14 milioni di tonnellate, con una crescita di 619 mila tonnellate rispetto al 2014 (+4,6%). Nell’ultimo anno, la crescita maggiore, in valore assoluto, si rileva per le Regioni del Nord (+240 mila tonnellate), ma in termini percentuali l’incremento più elevato si riscontra per il Mezzogiorno (+7,3%, +211 mila tonnellate, a fronte del +3,1% del Nord). Per quanto riguarda i rifiuti speciali nel 2014, il maggior contributo alla produzione complessiva è dato dal settore delle costruzioni e demolizioni, con una percentuale pari al 39,7% del totale. I volumi di produzione maggiori – rifiuti pericolosi e non – si concentrano nel Nord Italia (78,2 milioni di tonnellate), in una percentuale pari al 60% circa del dato complessivo nazionale. Nel complesso, nel 2014, i rifiuti speciali sottoposti ad operazioni di recupero di materia ed energia sono stati 85,5 milioni di tonnellate, mentre quelli avviati ad operazioni di smaltimento, sono stati circa 32,9 milioni di tonnellate.