Export di rifiuti, giro di vite dell’Ue sui paesi in via di sviluppo

di Redazione Ricicla.tv 25/02/2025

Secondo la Commissione europea, al momento solo 24 paesi tra quelli in via di sviluppo hanno chiesto di poter continuare a importare rifiuti non pericolosi da destinare a recupero. Dal 21 maggio 2027 gli Stati membri dell’Ue non potranno più esportare verso località terze non autorizzate


Dopo l’entrata in vigore della riforma del regolamento europeo sulle spedizioni di rifiuti, che diventerà pienamente operativa il 21 maggio del 2026, cominciano a delinearsi i nuovi confini e le nuove rotte degli scambi commerciali tra l’Ue e i paesi terzi. Una mappa che, nell’ottica di un maggior contrasto a traffici illeciti e gestioni non a norma, lascerà fuori soprattutto i paesi in via di sviluppo: già dal 1 gennaio di quest’anno i paesi non OCSE non possono più importare rifiuti elettrici ed elettronici non pericolosi, dal 21 novembre 2026 scatterà lo stop ai rifiuti in plastica, ma nel prossimo futuro buona parte dei paesi ‘emergenti’ potrebbe non essere più autorizzata a ricevere alcun tipo di rifiuto non pericoloso recuperabile proveniente dagli Stati membri dell’Unione.

Stando a quanto comunicato nei giorni scorsi dalla Commissione europea, infatti, al momento sono solo 24 i paesi non appartenenti all’OCSE che hanno inoltrato richiesta per essere esclusi dalla messa al bando totale che scatterà il 21 maggio 2027, e poter quindi continuare a importare rifiuti non pericolosi dall’Ue. La richiesta andava formalmente notificata entro lo scorso 21 febbraio, per consentire alla Commissione di valutarla e, nel caso, escludere il paese dalla sospensione delle esportazioni. Alla chiusura dei termini, tuttavia, risultavano aver inviato richiesta Bangladesh, Bosnia ed Erzegovina, Egitto, El Salvador, India, Indonesia, Kazakistan, Malesia, Moldavia, Monaco, Marocco, Nigeria, Macedonia del Nord, Pakistan, Filippine, Arabia Saudita, Serbia, Singapore, Taiwan, Thailandia, Togo, Tunisia, Ucraina e Vietnam.

Restano fuori oltre 130 paesi per i quali, chiarisce la Commissione “non vi è alcuna garanzia che la loro valutazione sarà finalizzata prima della definizione della prima lista dei paesi autorizzati all’importazione”, che dovrebbe essere resa nota proprio il 21 novembre 2026, in concomitanza con il primo stop alle esportazioni, quello per i rifiuti in plastica. Tra i paesi in attesa di valutazione figurano alcuni dei principali partner commerciali dell’Ue, come l’India che nel 2023 ha importato 5,3 milioni di tonnellate di rifiuti (di cui 1 dall’Italia, prima per quantità esportate), o come Egitto, Indonesia, Vietnam, Pakistan e Malesia, tutti sopra il milione di tonnellate importate. Ma in lista c’è, almeno per il momento, anche la Tunisia, protagonista dello scandalo dei rifiuti in plastica partiti dalla Campania e finiti in un finto impianto di trattamento.

Le nuove strette alle esportazioni di rifiuti non pericolosi diretti dall’Ue verso paesi non OCSE seguiranno lo stop alle spedizioni di rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche già operativo dal 1 gennaio di quest’anno per effetto degli ultimi aggiornamenti alla Convenzione di Basilea, mentre le spedizioni di raee destinate a recupero verso paesi OCSE ed EFTA devono essere sottoposte al regime della notifica e approvazione PIC. La stessa procedura si applicherà dal 21 maggio 2026 anche ai rifiuti non pericolosi in plastica (inclusi quelli diretti verso la Turchia, principale meta OCSE dell’export extra Ue), mentre per i rifiuti non pericolosi diretti a recupero contenuti nella cosiddetta ‘lista verde’ continuerà a valere un regime autorizzativo meno stringente, anche se per i carichi diretti verso destinazioni fuori dall’Ue (sia OCSE che non OCSE in lista) dal 21 maggio 2027 il via libera sarà rilasciato solo a patto che l’impresa esportatrice riesca a dimostrare che l’impianto di destinazione abbia superato audit ambientali indipendenti.

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