Dopo quelli sul CSS e sul fresato d’asfalto, l’Italia si prepara ad accogliere il suo terzo decreto sull’end of waste. Si tratta del provvedimento che disciplinerà la cessazione della qualifica di rifiuto per i cosiddetti PAP, prodotti assorbenti per la persona: pannolini, pannoloni e assorbenti igienici. “Un giorno importante e un passaggio epocale per l’economia circolare. Oggi ho firmato il decreto con cui può finalmente decollare unindustria tutta italiana che coniuga il riciclaggio e la conseguente riduzione del problema dello smaltimento dei rifiuti con la creazione di tantissimi posti di lavoro” ha commentato il ministro dell’Ambiente Sergio Costa, ricordando come grazie al decreto “si potranno quindi recuperare e non mandare a incenerimento o discarica ben 900 mila tonnellate l’anno di rifiuti”.
I criteri “end of waste” sono i parametri che stabiliscono quando i materiali generati da un processo di trattamento possano essere considerati “fine rifiuto”, cioè materia prima seconda tout-court alla stregua di un normale prodotto. Ad oggi risultano disciplinati in maniera puntuale dall’Ue solo rottami ferrosi, vetro e rame, mentre l’Italia ha disciplinato i combustibili da rifiuto e il fresato d’asfalto. “I prossimi in ordine temporale che stanno arrivando a conclusione, dopo vari passaggi istituzionali, che comprendono anche la valutazione presso la Commissione europea, sono i decreti end of waste per il recupero degli pneumatici, carta e cartone, plastiche miste e rifiuti da costruzione e demolizione. Questi sono i sì che ci piacciono. Questi sono i passi giusti per un futuro sostenibile e un’economia circolare che coniughi posti di lavoro e tutela ambientale dando piena realizzazione alla gerarchia dei rifiuti come fissata dall’Unione europea” ha detto il ministro.
Un provvedimento dal forte valore simbolico, quello firmato oggi da Costa, visto che proprio il riciclo dei prodotti assorbenti è stato per lungo tempo al centro di un contenzioso culminato con la paralisi pressochè totale del riciclo in Italia. L’entrata in vigore del decreto potrebbe infatti finalmente sbloccare il travagliato iter autorizzativo per l’avveniristico impianto di riciclo dei prodotti assorbenti costruito da Fater e Contarina a Lovadina di Spresiano in provincia di Treviso. L’impianto è tuttora unico al mondo nel suo genere ed è capace di recuperare da una tonnellata di prodotti assorbenti usati ben 150kg di cellulosa, 75kg di plastica e 75kg di polimero super assorbente. Peccato però che dalla data dell’inaugurazione, nel 2015, lo stabilimento di Treviso non abbia mai ricevuto le autorizzazioni necessarie ad operare in via ordinaria. Questo perchè la Regione Veneto ha sempre sostenuto di non avere titolarità a stabilire criteri end of waste per tipologie di rifiuto che non fossero state disciplinate dall’Ue o dal Ministero dell’Ambiente, come appunto i prodotti assorbenti.
La disputa è terminata con una sentenza del Consiglio di Stato che, ribaltando la sentenza di primo grado del Tar Veneto, ha dato ragione alla Regione stabilendo che solo Ue e Ministero dell’Ambiente possono stabilire cosa è un rifiuto e cosa non lo è più, e non le regioni “caso per caso” all’atto del rilascio delle autorizzazioni. Una sentenza, quella del Consiglio di Stato, che ha reso sempre più lento e complesso l’iter burocratico per ottenere le autorizzazioni ad operare, finendo per paralizzare l’intero settore, come da tempo vanno denunciando le principali associazioni di categoria.
Nei mesi scorsi la questione è stata anche causa di frizioni nella maggioranza di governo, con la Lega a favore di un intervento di semplificazione che restituisse alle regioni la possibilità di definire “caso per caso” criteri end of waste, mentre il Movimento 5 Stelle si è sempre detto contrario a questa ipotesi, condividendo le posizioni espresse dal Consiglio di Stato. Vale la pena ricordare che in un primo momento proprio il ministro dell’Ambiente Sergio Costa aveva aperto alla possibilità di una disciplina “caso per caso”, salvo poi tornare sui propri passi. Una divergenza di vedute, quella in seno al governo gialloverde, che fino ad oggi ha neutralizzato ogni tentativo di sbloccare lo stallo sulle autorizzazioni generato dalla controversa sentenza del Consiglio di Stato.