L’aveva invocata a lungo e, alla fine, il ministro dell’Ambiente Sergio Costa sembra riuscito a ottenere l’auspicata “sintesi parlamentare” tra le due forze al governo per sbloccare lo stallo sull’end of waste. Tant’è che non nasconde una buona dose di soddisfazione personale: “È un risultato su cui sto lavorando da quando sono diventato ministro” scrive infatti nella nota con la quale commenta l’approvazione in aula al Senato di un emendamento al decreto “sblocca cantieri”, firmato Lega, che potrebbe mettere la parola fine a un incubo durato oltre un anno: quello del mancato rilascio delle autorizzazioni al riciclo da parte di province e regioni. Un tema oggetto nei mesi passati di frizioni tra Lega e Movimento 5 Stelle e sul quale oggi pare raggiunto l’accordo. “Questa è la politica – scrive Costa – smussare gli angoli per il bene comune”.
Ma cosa prevede l’emendamento? “Nelle more dell’adozione di uno o più decreti” end of waste, si legge, “Le autorizzazioni di cui agli articoli 208, 209, 211 e di cui al Titolo III bis, parte seconda del presente decreto per il recupero dei rifiuti sono concesse dalle autorità competenti sulla base dei criteri indicati nell’allegato 1, suballegato 1, al decreto ministeriale 5 febbraio 1998; allegato 1, suballegato 1, Dm 12 giugno 2002 n. 161 e allegato 1, Dm 17 novembre 2005, n. 269”. I decreti cui fa riferimento il testo sono i decreti sul cosiddetto “recupero agevolato” nati per permettere alle imprese, in particolare condizioni, di riutilizzare i propri scarti di produzione. Il decreto 5 febbraio 1998, ad esempio, stabilisce i parametri guida di circa 200 procedure di recupero per altrettante tipologie di rifiuti. Se l’emendamento entrasse in vigore, l’elenco potrebbe essere utilizzato da province e regioni come testo di riferimento anche per valutare le richieste di autorizzazione per gli impianti di riciclo.
Autorizzazioni che, da più di un anno non venivano rilasciate per effetto della controversa sentenza del Consiglio di Stato del febbraio 2018 che aveva stabilito che spetta allo Stato e non agli enti locali il potere di individuare, sulla base di analisi caso per caso e ad integrazione di quanto già previsto dalle direttive comunitarie, le ulteriori tipologie di materiale da non considerare più come rifiuti ma come “materia prima secondaria” a valle delle operazioni di riciclo. Ovvero, scrivevano i giudici, non si può autorizzare il riciclo di una particolare tipologia di rifiuto se questa non è disciplinata da un apposito regolamento “end of waste”. I criteri “end of waste” sono i parametri che stabiliscono quando i materiali generati da un processo di trattamento possano essere considerati “fine rifiuto”, cioè materia prima seconda tout-court alla stregua di un normale prodotto. Ad oggi risultano disciplinati in maniera puntuale dall’Ue solo rottami ferrosi, vetro e rame, mentre l’Italia ha disciplinato i combustibili da rifiuto, il fresato d’asfalto e i prodotti assorbenti.
Sei regolamenti: troppo pochi, se si considera la miriade di materiali riutilizzabili che può venire fuori dai processi di riciclo. Se l’emendamento al dl “sblocca cantieri” diventasse legge, regioni e province potrebbero fare riferimento non solo ai decreti “end of waste” ma anche alle decine di procedure di recupero contenute nei decreti sul recupero agevolato. Che, tuttavia, andrebbero aggiornati visto che risalgono ormai a venti anni fa e che nel frattempo sia le tecnologie di recupero che gli studi sui materiali hanno fatto passi da gigante. Ed ecco perchè l’emendamento chiarisce che “con successivi decreti, non aventi natura regolamentare, il Ministero dell’ambiente, della tutela del territorio e del mare, previo parere dell’Ispra e sentiti i Ministri dello sviluppo economico e della salute, provvede a integrare e modificare” le procedure elencate nei decreti “per consentire l’adeguamento delle operazioni di recupero all’evoluzione tecnica e tecnologica dei processi produttivi”. Al Ministero dell’Ambiente toccherà poi definire un regolamento generale che garantisca l’applicazione della normativa in maniera uniforme sul territorio nazionale. “Adesso al lavoro – annuncia Costa – ed entro massimo tre mesi saranno pronte le linee guida che saranno applicate da tutte le regioni”.
Critiche le associazioni di categoria, su tutte Unicircular, che raccoglie le imprese del riciclo, secondo cui i decreti sul recupero agevolato sarebbero norme incomplete e obsolete e lascerebbero fuori molte attività, filiere e categorie di rifiuto. “Francamente ci si aspettava qualcosa di diverso – dichiara Andrea Fluttero, Presidente Unicircular – ci sono settori, come la gomma e gli inerti da costruzione e demolizione, che attendono da anni un decreto EoW specifico, adeguato alle esigenze operative e tecnologiche: cosa succederà a questi impianti, che adesso rimangono inchiodati ad una norma vecchia, anzi stravecchia, ad oggi non è dato saperlo. Come associazione avevamo proposto in molte occasioni ed a tutte le forze politiche un emendamento che anticipasse in modo completo la disciplina Ue sull’End of Waste: purtroppo, non è stato accolto. Il pacchetto di Direttive europee per la transizione verso l’Economia circolare costituisce una grande opportunità di sviluppo per le industrie green del nostro Paese: serviva un’accelerazione e invece viaggiamo col freno a mano tirato. Le aziende innovative investiranno all’estero, molte imprese rischiano la chiusura e interi flussi di rifiuti, anziché essere riciclati, finiranno in discarica o a incenerimento. A completare il quadro, al ministero il tavolo di lavoro con gli operatori per il recepimento della nuova direttiva europea, che dovrà avvenire entro luglio 2020, non è neanche partito”.