Via libera dell’europarlamento al Piano d’azione per l’economia circolare presentato dalla Commissione Ue: «Ora obiettivi vincolanti sull’impronta ambientale dei prodotti e un vero mercato unico dei materiali riciclati»
«Entro il 2050 consumeremo come se disponessimo di tre pianeti. Poiché le nostre risorse naturali sono limitate e il clima sta cambiando, occorre abbandonare l’attuale modello del “prendi, produci, getta” e puntare a un’economia circolare». Lo scrive il Parlamento europeo nella relazione sul Piano d’azione per l’economia circolare presentato dalla Commissione Ue a marzo 2020 nell’ambito del Green Deal europeo, che martedì ha incassato il via libera della plenaria. «La relazione è molto chiara – ha dichiarato il Commissario europeo all’Ambiente Virginius Sinkevicius – è urgente passare da un modello lineare a un’economia circolare. Non c’è più tempo per le esitazioni. L’economia circolare è una pietra angolare della nostra transizione verso un’economia e una società sostenibili. Il Piano d’Azione sottolinea la necessità di ridurre la nostra impronta di consumo, di ricondurla entro i confini planetari e di passare a un modello economico che restituisca al pianeta più di quello che toglie. La vostra relazione – ha detto agli europarlamentari – rafforza le nostre ragioni per il cambiamento».
La plenaria «accoglie con favore» il Piano della Commissione, pur chiedendo iniziative legislative di maggior coraggio e la definizione di strumenti innovativi a supporto della transizione circolare: nuovi obiettivi vincolanti in tema di impronta ambientale dei materiali e dei prodotti, ma anche misure di contrasto all’obsolescenza programmata e a favore della riparazione e della manutenzione, così come «incentivi finanziari per creare un vero mercato unico» dei materiali riciclati. «Oggi l’Europa si trova in fase di ripresa da una crisi sanitaria ed economica senza precedenti, che ha messo in luce la fragilità delle nostre risorse e catene del valore», scrive il Parlamento, sottolineando come l’economia circolare sia la sola strada che l’UE e le imprese europee possono seguire per restare innovative e competitive sul mercato globale, riducendo nel contempo la loro impronta ambientale.
Una strada ancora lunga visto che oggi fino all’80 % dell’impatto ambientale dei prodotti, rileva il Parlamento, è determinato nella fase della progettazione e solo il 12 % dei materiali utilizzati dall’industria dell’UE proviene dal riciclo. Da qui l’appello degli eurodeputati all’esecutivo guidato da Ursula Von Der Leyen perché ponga l’accento su temi strategici come il design sostenibile dei prodotti, la consapevolezza dei cittadini e degli acquirenti pubblici, le dinamiche di mercato dei materiali da riciclo.
Nella proposta della Commissione è prevista l’estensione della Direttiva per la progettazione ecocompatibile anche ai prodotti non connessi all’energia, ma gli europarlamentari chiedono che le nuove regole entrino in vigore entro il 2021, e che siano accompagnate da nuovi obiettivi vincolanti al 2030 «in materia di impronta dei materiali e ambientale per l’intero ciclo di vita dei prodotti per ogni categoria di prodotto immessa sul mercato dell’Ue», nonché obiettivi vincolanti sul contenuto di materia riciclata per particolari categorie di prodotto o settori merceologici. L’europarlamento ha invitato poi la Commissione a mettere a punto «misure volte a fornire a tutti i partecipanti al mercato un accesso gratuito alle informazioni necessarie per la riparazione e la manutenzione» da associare a nuovi strumenti di contrasto all’obsolescenza programmata e al greenwashing e a rafforzare lo strumento del Green Public Procurement.
La relazione del Parlamento «appoggia la proposta della Commissione di selezionare sette settori» come principali catene del valore nella transizione circolare sulle quali intervenire: ad esempio promuovendo longevità e riparabilità dei prodotti di elettronica e TIC; migliorando l‘ecoprogettazione di batterie e veicoli; invitando l’industria a garantire che entro il 2030 tutti gli imballaggi, a partire da quelli in plastica, siano realizzati con materiali più sostenibili, rinnovabili o riciclabili; riducendo la presenza di microplastiche nei prodotti tessili; spingendo sull’utilizzo di materiali provenienti dal riciclo dei rifiuti da costruzione e edilizia; promuovendo il riutilizzo delle acque reflue urbane in agricoltura e impegnandosi a presentare una proposta legislativa per dimezzare lo spreco alimentare entro il 2030.
Quanto ai rifiuti, anche alla luce degli ambiziosi obiettivi introdotti dal pacchetto di direttive sull’economia circolare come il 65 % di riciclo dei rifiuti urbani e un massimo del 10 % per lo smaltimento in discarica entro il 2035, il Parlamento sottolinea come «i prezzi non competitivi e la mancanza di materie prime secondarie costituiscano i principali ostacoli a un’economia circolare» invitando la Commissione ad immaginare «incentivi finanziari per creare un vero mercato unico e condizioni di parità per le materie prime secondarie di alta qualità» come «premi per i risparmi di CO2, misure fiscali, appalti pubblici e un’ulteriore applicazione della responsabilità estesa del produttore» agevolando al tempo stesso le procedure per promuovere le capacità di riciclo e le infrastrutture per il trattamento dei rifiuti all’interno dell’UE.