“Il contesto globale è difficile ma questo non ci fa cambiare idea”. Così Fulvio Bonavitacola, assessore all’Ambiente e vicepresidente della Regione Campania difende il piano di smaltimento delle ecoballe lanciato nel 2015 dalla giunta di Vincenzo De Luca.
Assessore, nel nostro speciale “Ecoballe, le piramidi della vergogna” abbiamo ricostruito la storia quasi ventennale di quelle montagne di rifiuti imballati. A che punto sono le tre filiere di smaltimento previste nel piano regionale?
“Per la prima, ovvero il trasporto fuori regione siamo ancora a poco, circa 220mila tonnellate su 900.000 ma nel corso dell’anno prossimo pensiamo di fare un passo in avanti significativo. Noi però diamo molta più importanza alle due filiere del trattamento in regione, con due impianti uno a Caivano che deve produrre combustibile solido secondario e un altro a Giuliano, dove si voleva fare il termovalorizzatore, che invece sarà un impianto di solo recupero quindi senza combustione. Entro i prossimi 2-3 mesi completeremo le procedure per entrambi gli impianti”.
Il piano di smaltimento delle ecoballe ha visto la luce tra il 2015 e il 2016 nel frattempo gli scenari globali della gestione dei rifiuti sono profondamente cambiati: prima l’Inghilterra ha invaso l’Europa con i suoi rifiuti, poi la Cina ha chiuso le frontiere soprattutto gli scarti in plastica. Non c’è il rischio che questa alterazione negli equilibri di mercato possa compromettere il piano?
“Il contesto che lei descrive è sicuramente un contesto difficile. Questo influisce sui nostri programmi ma non ci fa cambiare idea. Lo abbiamo visto anche nella prima gara per il trasporto fuori regione, per la quale avevamo previsto dei costi e dei tempi che il mercato ha dimostrato non essere più realistici, tanto è vero che abbiamo dovuto addirittura lievitare un po’ il costo a tonnellata e privilegiare metodiche di recupero, perché persino l’ipotesi dello smaltimento in discarica a livello di altri Paesi europei è diventata una strada più difficile. D’altronde l’Unione Europea non guarda con favore a queste modalità di smaltimento, essendo oggi è tutta proiettata sui temi del recupero. In questo senso, almeno sul piano programmatico, siamo in perfetta sintonia con le direttive che vengono dall’Europa”.
La Campania dei rifiuti è stata al centro di un acceso dibattito politico. Che cosa sta facendo la regione per chiudere un ciclo che presenta ancora degli elementi di fragilità?
“Il dibattito è stato acceso ad arte. Non ci sono ragioni particolari che giustificassero annunci allarmati, quasi da pre-emergenza. Ci stiamo adeguatamente preparando alla chiusura per un mese per manutenzione ordinaria del termovalorizzatore di Acerra, prevista dopo l’estate del 2019. Stiamo comunque parlando di un quantitativo di 60mila tonnellate di rifiuti poco più del 2,5% prodotto in regione in un anno. Non è un motivo per seminare un clima da emergenza rifiuti. In ogni caso arriveremo a quell’appuntamento con delle soluzioni di stoccaggio provvisorio”.
Come chiudere il contenzioso con l’Europa?
“Una strada era quella di puntare sui nuovi termovalorizzatori, noi abbiamo deciso invece di puntare sulla raccolta differenziata abbassando l’indifferenziato e quindi riducendo i rifiuti che vanno ad Acerra. Si tratta di un residuo di 100-120mila tonnellate di frazione secca che vanno fuori regione. Con un aumento della differenziata questa quota calerà e quindi il termovalorizzatore sarà persino sovrabbondante”.
E sugli impianti di compostaggio?
“Occorre realizzare una dotazione impiantistica per altre 400-450mila tonnellate e per questo abbiamo destinato 220 milioni di euro per 15 impianti. Un programma imponente, il più imponente oggi in Italia. Andremo avanti naturalmente con tempistiche differenziate. Nel caso di Battipaglia potremo passare già alla fase di realizzazione, non appena si libereranno alcuni capannoni presso lo Stir”.