Decreto biometano, la bocciatura di Elettricità Futura: “Rischia di paralizzare gli investimenti”

di Redazione Ricicla.tv 22/11/2021

Anche Elettricità Futura scrive al Ministero della Transizione ecologica chiedendo di rivedere lo schema di decreto sugli incentivi al biometano che, scrive l’associazione in una lettera, “avrebbe l’effetto immediato di bloccare lo sviluppo degli impianti di digestione anaerobica da Forsu”

Altro che volano dell’economia circolare e della decarbonizzazione: lo schema di decreto ministeriale per l’incentivazione della produzione di biometano rischia di paralizzare gli investimenti in nuovi impianti di recupero dei rifiuti organici. Il testo, messo a punto dal Ministero della Transizione ecologica e inviato a Bruxelles per la verifica di compatibilità con le norme sugli aiuti di Stato, non convince proprio nessuno. Dopo i gestori di rifiuti anche le imprese delle rinnovabili si uniscono al coro di critiche, con una lettera indirizzata al ministro Roberto Cingolani nella quale se ne chiede la modifica urgente. “Lo schema di decreto – spiega Agostino Re Rebaudengo, presidente di Elettricità Futura – presenta alcune criticità che avranno certamente l’effetto di limitare la diffusione del biometano e di compromettere gli investimenti già avviati dagli operatori, in molti casi anche in partenariato con la PA”. La mancata correzione dello schema di decreto “avrebbe l’immediato effetto di bloccare lo sviluppo degli impianti di biometano da digestione anaerobica della frazione organica dei rifiuti solidi urbani, o Forsu” scrive Elettricità Futura nella sua lettera.

A non convincere è soprattutto l’introduzione di un nuovo meccanismo di incentivazione basato sull’attribuzione del sostegno tramite procedure competitive, nella forma di un contributo in conto capitale in aggiunta al riconoscimento di una tariffa incentivante. Un sistema “del tutto inaspettato” si legge nella lettera, che “appare complesso e costituisce di fatto un ostacolo alla realizzazione degli impianti” e che alla difficile applicazione unisce l’insufficienza “nel quantum”, visto che “l’attuale prezzo del metano è circa 3 volte maggiore della valorizzazione complessiva del sostegno comprendente il contributo in conto capitale e l’incentivo“. “Del tutto insufficiente” la tariffa incentivante, compresa tra 33 e 40 euro/MWh, così come il contributo in conto capitale, fissato al 20% degli investimenti e tanto più inadeguato “se si considera l’elevato incremento dei prezzi di materiali e apparecchiature che, negli ultimi 24 mesi”.

In più, scrive l’associazione, tra gli interventi di riconversione incentivabili il decreto prevede solo quelli su impianti agricoli, mentre per gli impianti che attualmente producono biogas da Forsu gli allegati tecnici allo schema di dm non prevedono né valori di riferimento per il contributo in conto capitale né tanto meno tariffe incentivanti. “L’assenza di indicazioni relative a queste tecnologie – peraltro previste anche dal decreto di recepimento della direttiva RED II – appare come una limitazione se non un impedimento alla riconversione di tali impianti”. Da ultimo, denuncia Elettricità Futura, risulta “pericolosamente stringente” il termine di 18 mesi tra la data di aggiudicazione degli incentivi tramite asta e l’entrata in esercizio degli impianti, intervallo che sarebbe “incompatibile con i tempi medi di costruzione di un impianto di biometano da Forsu”.

Il rischio insomma è che l’entrata in vigore del decreto possa rendere economicamente insostenibile la realizzazione di impianti di biometano da Forsu paralizzando i nuovi investimenti, ma anche bloccando gli interventi già avviati. Cosa che “renderebbe critico il rapporto fra le pubbliche amministrazioni e gli operatori” e che potrebbe “innescare lunghi contenziosi tra concedenti pubblici e concessionari privati, che si vedrebbero costretti a riequilibrare i rapporti concessori a causa dei minori ricavi derivanti dal biometano”. Per scongiurare il rischio di un blocco delle iniziative già in sviluppo Elettricità Futura chiede che agli impianti “che alla data del 31 dicembre 2022 siano in costruzione o siano oggetto di concessioni pubbliche o altre forme di partenariato pubblico-privato, sia consentito di mantenere l’attuale regime di incentivazione di cui al DM 2 marzo 2018 oggi vigente, con l’obbligo di entrare in esercizio entro il 30 giugno 2026, prevedendo un raccordo con il nuovo meccanismo di supporto successivamente al decimo anno dall’entrata in esercizio”. Serve aprire al più presto un tavolo di lavoro per correggere i contenuti del regolamento, scrive l’associazione, “affinchè il nuovo decreto permetta effettivamente la realizzazione di impianti di biometano da FORSU ed eviti l’arretratezza e l’ennesimo blocco del settore“.

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