Il governo comunica di aver avviato un “supplemento di valutazione” sui meccanismi di incentivazione del biometano da rifiuti organici previsti dallo schema di decreto ministeriale inviato a Bruxelles
Il governo sarebbe pronto a rivedere lo schema di decreto sugli incentivi al biometano dopo gli appelli degli operatori di settore. È quanto si legge tra le righe della relazione sullo stato di attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, presentata nei giorni scorsi al Parlamento, al capitolo sulle iniziative di competenza del Ministero della Transizione Ecologica in materia di biometano. “Vi è un supplemento di valutazione che riguarda i progetti di impianti che usano Frazione Organica del Rifiuto Solido Urbano (Forsu)“, scrive il governo in riferimento allo schema di decreto ministeriale che dovrà completare la riforma di settore, partita con il recepimento (tardivo) della direttiva europea RED II, disciplinando il sistema di incentivi per la produzione di biometano. Il decreto, inviato a Bruxelles nelle scorse settimane, e sul quale si legge nella relazione “è in corso il confronto tecnico con la Commissione europea per il profilo degli aiuti di Stato“, era stato infatti bocciato dagli operatori del recupero di rifiuti organici da raccolta differenziata.
Diversi i profili di criticità stigmatizzati dai gestori degli impianti di digestione anaerobica della Forsu, dall’inadeguatezza della tariffa incentivante al nuovo meccanismo di assegnazione del sostegno tramite procedura competitiva fino all’esclusione dal novero degli interventi incentivabili delle riconversioni da biogas a biometano degli impianti alimentati a Forsu entrati in esercizio dopo il 31 dicembre 2022, facoltà che invece viene concessa al solo settore agricolo. Una scelta della quale “non si comprende la ratio”, scrivevano in una nota congiunta Utilitalia, CIC e Assoambiente. In più, secondo Elettricità Futura, risulterebbe “pericolosamente stringente” il termine vincolante di 18 mesi tra la data di aggiudicazione degli incentivi tramite asta e l’entrata in esercizio degli impianti, intervallo che sarebbe “incompatibile con i tempi medi di costruzione di un impianto di biometano da Forsu”.
Secondo gli operatori l’entrata in vigore del decreto nella versione circolata nelle scorse settimane, oltre a rendere economicamente insostenibile la realizzazione di impianti di biometano da Forsu disincentivando i nuovi investimenti, potrebbe stravolgere i piani per gli interventi in corso di ultimazione. Il nuovo regime, infatti, si applicherebbe anche agli impianti già autorizzati o in via di realizzazione nel caso in cui non entrassero in esercizio prima del 31 dicembre 2022. Cosa che potrebbe bloccarne la realizzazione o aprire la strada a un fiume di contenziosi. “Contenziosi – spiegava il presidente di Elettricità Futura Agostino Re Rebaudengo – che potrebbero durare anni, e che nascerebbero tra i conduttori degli impianti e le pubbliche amministrazioni nel caso in cui a queste ultime fossero stati già garantiti costi di conferimento calcolati sulla base dell’attuale tariffa incentivante, che andrebbero necessariamente rivisti al rialzo alla luce delle nuove disposizioni”.