Pubblicate le linee di indirizzo per l’aggiornamento della Strategia nazionale sull’economia circolare. Tra gli obiettivi al 2030 la revisione degli strumenti fiscali per spingere il mercato delle materie prime seconde e l’entrata in funzione del nuovo sistema di tracciabilità dei rifiuti
Il Ministero della Transizione ecologica preme sull’acceleratore per dare attuazione alle misure previste dal Piano nazionale di ripresa e resilienza. Dopo la pubblicazione dei decreti con i criteri per la selezione dei progetti per i nuovi impianti di trattamento da finanziare con i 2,1 miliardi che il PNRR stanzia al capitolo rifiuti e riciclo, il dicastero di via Cristoforo Colombo apre ufficialmente la consultazione sull’aggiornamento della Strategia nazionale per l’economia circolare. Accanto al Programma nazionale di gestione dei rifiuti e alle misure di supporto tecnico agli enti locali, l’aggiornamento della Strategia (approvata in una prima versione nel 2017) è una delle tre riforme di settore individuate dal Piano come necessarie a supportare gli investimenti legati al Next Generation Eu e, più in generale, la transizione verso modelli più sostenibili di produzione e consumo. Una sfida rispetto alla quale, si legge nelle linee di indirizzo consultabili fino al prossimo 30 novembre sul sito del MiTe, “l’Italia parte da una posizione di relativo vantaggio” anche se “molto, tuttavia, resta da fare per compiere una vera e propria transizione alla circolarità”.
Ecco perché la Strategia punterà entro il 2030 a “definire i nuovi strumenti amministrativi e fiscali per potenziare il mercato delle materie prime seconde, la responsabilità estesa del produttore e del consumatore, la diffusione di pratiche di condivisione e di ‘prodotto come servizio’, supportare il raggiungimento degli obiettivi di neutralità climatica, definire una roadmap di azioni e di target misurabili di qui al 2040″. Insomma non solo interventi su rifiuti e riciclo, temi su cui spesso tende ad appiattirsi il dibattito sull’economia circolare, ma anche su “ecoprogettazione ed innovazione di prodotto, bioeconomia, blue economy, materie prime critiche”. Una lunga lista dei desideri, tra i quali, va detto, trovano spazio molti di quelli chiusi da tempo nel cassetto dei portatori d’interesse, dalle imprese pubbliche e private alle associazioni ambientaliste passando per le amministrazioni locali. Dal nuovo sistema digitale di tracciabilità dei rifiuti allo sviluppo di incentivi fiscali all’utilizzo di materiali riciclati, dalla promozione del diritto al riuso e alla riparazione, alla riforma dei sistemi di responsabilità estesa del produttore con particolare attenzione a filiere critiche come plastiche, tessili e ingombranti. E ancora la Strategia, si legge, punterà al rafforzamento degli strumenti già esistenti per spingere la transizione, dagli acquisti verdi nella Pubblica Amministrazione ai decreti ‘end of waste’.
Tra gli strumenti che le linee guida individuano come indispensabili per la transizione anche il neonato registro telematico delle autorizzazioni al recupero, il Recer, e il futuro sistema informatico di tracciabilità, il Rentri (attualmente in vis di sperimentazione). “RECer e il RENTRI – si legge nelle linee guida – sono il punto di incontro tra la transizione ecologica e digitale e costituiscono la base per la modernizzazione della gestione integrata dei rifiuti, indispensabile per una definizione della strategia nazionale per l’economia circolare efficiente e condivisa. Sono anche il punto di incontro tra le esigenze della pubblica amministrazione (controllo, tracciabilità, legalità) e delle imprese (semplificazione, snellimento delle procedure e certezze delle norme)”.