«Luci ed ombre, situazioni puntuali molto criticabili che necessitano di essere affrontate in maniera diversa, e situazioni di carattere più generale che cominciano ad essere affrontate col piede giusto». Con queste parole il presidente della Commissione Bicamerale d’Inchiesta sul ciclo dei rifiuti, Alessandro Bratti, ha commentato la sua ultima missione in Campania. La quarta per questa legislatura, che tra sopralluoghi ed audizioni ha visto i parlamentari impegnati sul territorio ed in Prefettura da martedì scorso fino a questa mattina. Cantieri di bonifica fermi, un nuovo Piano rifiuti che tarda a decollare, un ciclo integrato ancora troppo fragile per potersi dire al riparo dal pericolo di nuove emergenze. Le criticità non mancano.
«Sul tema delle bonifiche il quadro si sta pian piano chiarendo. L’eredità è molto pesante, la situazione è complicata, ma la Regione ha dato delle risposte molto puntuali su come ha intenzione di procedere – ha dichiarato Bratti al termine del ciclo di audizioni – non ultimo l’accordo con Invitalia (che sarà soggetto attuatore delle bonifiche di dieci siti regionali con investimenti previsti nel Patto per la Campania da oltre 110 milioni di euro, ndr) che speriamo sia foriero di azioni concrete». Azioni concrete che pare stiano smuovendo anche l’impasse che storicamente pesa sul ciclo dei rifiuti regionale, ancora lontano dall’autonomia per la mancanza di impianti sul territorio. In Campania sono attivi sei STIR, gli unici stabilimenti deputati alla gestione dell’indifferenziato, che separano in frazione secca e frazione umida, con la prima che finisce ad Acerra mentre la seconda viene spedita in discariche fuori regione. «Essendoci già un inceneritore che ha la capacità di trattare quasi un terzo dei rifiuti prodotti in Campania, qui si è puntato molto su un potenziamento della raccolta e della lavorazione dell’organico. Ci sono già dei finanziamenti per diversi impianti di compostaggio, e su questo speriamo si riesca a concretizzare questa volontà». Nel frattempo, vale la pena ricordarlo, l’umido raccolto in maniera differenziata – circa 750mila tonnellate l’anno delle quali solo una quota tra le 56mila e le 190mila tonnellate viene trattata in Campania – continua a viaggiare verso impianti fuori regione, con costi di trasporto esorbitanti che pesano sulle tariffe rifiuti e quindi sulle tasche dei cittadini. «In più – prosegue Bratti – è interessante il progetto di revamping per i vecchi STIR che potranno essere utilizzati a mò di ecodistretti. È chiaro che si vorrebbe che dopo molti anni alcune azioni fossero più veloci, però è anche vero che su questa lentezza del sistema le responsabilità non possono essere ascritte solo agli enti campani, ma c’è anche una legislazione nazionale che non aiuta».
Restano poi irrisolte tante questioni, dalla Terra dei fuochi sulla quale, rassicura Bratti «l’attenzione è molto alta», all’abbandono dei rifiuti o al fenomeno dei campi rom. «Bisogna essere schietti e realisti, ma l’eredità non era semplice, speriamo che si tratti dell’inversione di un trend: qualche elemento per essere ottimisti a mio parere c’è».