Ferri corti con Fortini, manica larga con i cittadini. È tutt’altro che idilliaca questa primissima ora dell’amministrazione Raggi nella Capitale, specie su un problema di ordine pubblico che ha radici lontane: la gestione dei rifiuti.
Tutto è cominciato quando ad inizio 2014 l’amministrazione Marino diede un taglio netto ai rapporti tra il Campidoglio ed il ras di Malagrotta, Manlio Cerroni, di cui emerse la gestione monopolista del ciclo romano. Contemporaneamente si aprì una nuova strada, progressivamente incardinata in collaborazione con la stessa Ama, per portare Roma verso l’autosufficienza: quella degli ecodistretti, cioè una rete di impianti in grado di permettere alla capitale di gestire “a chilometro zero” tutte le frazioni di rifiuto urbano prodotte. Un programma da realizzare nell’arco di circa quattro anni (in parallelo ad ottimistici, ma non irrealizzabili, obiettivi di progresso delle percentuali di raccolta differenziata) da portare avanti affidandosi magari alla sponda offerta dallo Sblocca Italia per gestire la transizione, ma soprattutto con un mantra: non affidarsi più al consorzio Colari di Manlio Cerroni.
Dopo l’elezione di Virginia Raggi al Campidoglio, però, potrebbe realizzarsi un dietro-front: la sindaca pentastellata e la sua giunta sembrerebbero non avere remore ad affidare i rifiuti capitolini al tritovagliatore di Rocca Cencia di proprietà proprio del consorzio di Cerroni (seppure affidato ad un’altra società). Una scelta doppiamente inaspettata, dapprima per l’intenzione di “rompere l’embargo” a Cerroni da parte di una giunta di inclinazione tutt’altro che garantista; in secondo luogo per l’atteggiamento scontroso che la neo-assessora all’ambiente, Paola Muraro, sta dimostrando nei confronti di Ama e del suo ad, Daniele Fortini, pur essendone stata a più riprese collaboratrice e consulente. Appare strano registrare atteggiamenti di sorpresa ed indignazione come quelli dimostrati in occasione del “blitz” in compagnia della stessa sindaca Raggi di due settimane fa nell’impianto Ama di Rocca Cencia, tanto quanto quelli del dialogo in prima persona trasmesso in streaming oggi dalla sede di Ama nel botta e risposta con lo stesso Fortini.
Tra i punti intorno ai quali si è dipanato il confronto un annuncio (ancora una volta inaspettato) di indulgenza da parte della Muraro nei confronti dei romani che non dovessero pagare la Tari. «La tolleranza la dobbiamo avere per chi non paga quest’anno la Tari…anche gli esercenti lo dicono: non ho avuto il servizio e allora non pago». Una posizione irricevibile per Fortini che ha replicato: «Durante l’emergenza di Napoli abbiamo avuto 150 mila ricorsi di cittadini che dicevano non ho avuto il servizio e non pago e hanno sempre perso – e ha poi aggiunto – le inadempienze vengono sanzionate dal Comune quando vi è una responsabilità acclarata di Ama nel disservizio». Insomma, l’amministrazione Raggi sembrerebbe voler scaricare il grosso delle responsabilità della “pre-emergenza romana” sulla gestione Fortini al netto delle difficoltà croniche che la municipalizzata portava con sé da prima del suo insediamento.
Una crisi che è sotto gli occhi di tutti e rispetto alla quale Muraro accusa Ama di “inazione”. «Ho scritto alla Regione il primo giugno dicendo “siamo in difficoltà, sappiate che abbiamo bisogno di aiuto”. La risposta io non ce l’ho, non l’ho mai avuta. A me non compete valutare le responsabilità politiche, noi facciamo il nostro dovere che è quello che è scritto dentro gli indirizzi dell’amministrazione, le leggi dello Stato, il piano industriale e il contratto di servizio. Noi facciamo solo il nostro dovere» ha detto Fortini facendo chiarezza sui ruoli degli attori in gioco.
«Se cambiano gli indirizzi dell’amministrazione ovviamente ci si adegua – ha replicato ancora l’ad della municipalizzata capitolina di fronte all’accusa di aver creato l’emergenza e di volersene lavare le mani – se ci sono problemi si segnalano alle competenti autorità, una volta all’Anac, una volta alla Prefettura, una volta alla Procura, una volta alla Regione, una volta al Tar, e poi si aspettano le risposte. Questo è il dovere dell’azienda, a me non interessa se si chiama Zingaretti o Polverini». In altre parole l’Ama non è che un’emanazione di politiche che vengono concertate a vari livelli: comunale per quanto riguarda Roma, regionale per quanto riguarda i flussi verso gli impianti in tutto il Lazio. Di queste direttive Fortini è stato anche “coautore”, certamente esecutore, ma di certo non arbitrario né unico responsabile. Se la Muraro intende ridisegnare la governance di Ama per adeguarla al nuovo colore del Campidoglio ed orchestrare un piano di emergenza più vicino alla filosofia della giunta Raggi ne ha la legittimità politica, ma se intende individuare responsabilità oggettive forse farebbe meglio a cambiare registro.