Sarà pubblicato entro ottobre il primo decreto direttoriale del RenTRi, con le scadenze per i soggetti obbligati. Ma l’intesa tra Ministero dell’Ambiente e imprese sulle modalità operative del sistema informatico di tracciabilità dei rifiuti resta ancora lontana
Il primo decreto direttoriale del nuovo sistema informatico di tracciabilità dei rifiuti, il RenTRi, è in dirittura d’arrivo. Dovrebbe vedere la luce entro la fine di ottobre, sarà pubblicato sul portale ufficiale della piattaforma (in foto) e stabilirà le scadenze per i soggetti obbligati, a partire dal calendario delle iscrizioni. Che saranno scaglionate, con le prime previste per dicembre del 2024. Lo ha comunicato la direzione generale economia circolare del Ministero dell’Ambiente nel corso di una lunga call di aggiornamento con i rappresentanti delle associazioni di categoria. Una riunione in videoconferenza dai toni particolarmente accesi. Se il decreto con le scadenze è ormai alla firma, infatti, per tutto il resto invece si naviga ancora a vista. Tra le associazioni delle imprese e il Ministero resta ancora lontana l’intesa sulle modalità operative sottoposte a consultazione dal dicastero (che per lo sviluppo della parte tecnologica si sta appoggiando alla società informatica delle Camere di Commercio Ecocerved). I tre dossier con le proposte di istruzioni (che vanno dall’accreditamento alla gestione dei registri e formulari fino alla trasmissione dei dati al RenTRi) continuano a fare la spola dagli uffici della direzione generale alle caselle mail dei portatori d’interesse, di consultazione in consultazione – siamo ormai alla terza – sommando a ogni giro nuove osservazioni. Quasi sempre col carattere della stroncatura.
Anche quella sciorinata nell’ultima call è stata una lunga lista di doglianze. E non solo nel merito dei documenti tecnici sottoposti a consultazione – che pure secondo le associazioni dopo tre giri restano insoddisfacenti – ma soprattutto per il metodo adottato da Via Cristoforo Colombo negli ultimi mesi, e in particolare per la scelta di pubblicare il decreto ministeriale con il regolamento del RenTRi, in vigore dallo scorso giugno, mentre era ancora in corso la sperimentazione tecnologica sul prototipo della piattaforma, coordinata dall’Albo Nazionale Gestori Ambientali. I test avrebbero dovuto fornire gli elementi necessari a definire la cornice giuridica del sistema, e invece quest’ultima è finita nero su bianco in Gazzetta Ufficiale prima della fine dei lavori, portando con sé i nuovi modelli di registri di carico e scarico e formulari – a loro volta zeppi di buchi e incongruenze – e con troppe questioni, a partire dalle fasi di trasmissione dei dati, affrontate solo “parzialmente” e “rapidamente” dalla sperimentazione, per dirla con le parole di un operatore. “La pubblicazione del decreto – ha osservato un’associazione di imprese – ha messo paletti che se non verranno modificati ribalteranno la prospettiva: saranno il regolamento, e le successive modalità operative, a stabilire come dovrà essere il sistema, e non più gli operatori con le loro indicazioni a valle della sperimentazione”.
Il Ministero, dal canto, suo ha però chiarito di considerare chiuso il primo capitolo della sperimentazione e di puntare a far ripartire i test direttamente sulle modalità operative di dettaglio. Quelle che dovranno finire nei prossimi decreti direttoriali e sulle quali però, come detto, dopo il terzo giro di consultazioni i dubbi delle imprese restano ancora tanti. “Mancano fattispecie gestionali, mentre altre non sono sufficientemente declinate”, ha rilevato un’associazione di categoria, invitando tuttavia a fare attenzione a non ingabbiare il sistema in una pletora di casistiche operative “custom made”. Al di là delle singole criticità, però, “resta la difficoltà di formulare osservazioni sulle modalità operative senza conoscerne nel dettaglio l’effettivo funzionamento”, ha spiegato una sigla datoriale. Insomma il Ministero punta a chiudere il dossier sulle istruzioni per poi sperimentarle con le imprese, mentre le imprese chiedono di poter valutare quelle modalità solo dopo averle sperimentate. Un cane che si morde la coda. Ai dubbi degli stakeholder il Ministero ha risposto facendo sapere di essere aperto a incontri bilaterali con le singole associazioni. Segno, da un lato, della massima disponibilità al confronto, ma dall’altro anche e soprattutto sintomo della grande incertezza che continua ad aleggiare sull’intero processo.
Pur dovendo sfociare nel cambio di paradigma da cartaceo a digitale, osservano poi le imprese, il percorso verso la piena operatività del RenTRi continua ad apparire ancora troppo legato agli attuali adempimenti basati su carta e penna. “La cosa che balza all’occhio, leggendo le modalità operative, è la pressoché totale mancanza di mentalità digitale”, ha sottolineato il rappresentante della software house Assintel. “Le istruzioni fin qui messe in consultazione si limitano quasi a una traduzione letterale dell’attuale sistema basato su registri e formulari – gli ha fatto eco un’altra sigla di categoria – se non cambiamo l’approccio continueremo a parlare di dettagli e a mettere toppe. Dobbiamo resettare tutto e ripensare a un sistema che sia davvero proiettato nel mondo digitale”. “La digitalizzazione del processo cartaceo è un limite – ha ammesso il direttore generale per l’economia circolare Silvia Grandi – ma a volte è un passaggio del quale non si riesce a fare a meno. Dobbiamo trovare un compromesso, una soluzione pragmatica dalla quale iniziare”. Parole che danno la misura di quanto, sotto il profilo dell’infrastruttura tecnologica, il sistema sia quasi, se non del tutto, all’anno zero. Intanto il tempo scorre. L’appuntamento con le prime iscrizioni è ancora lontano, ma vista in prospettiva – e cioè con la consapevolezza che per allora il RenTri dovrà essere costruito, regolato e testato a sufficienza con i soggetti obbligati – quella del dicembre 2024 è una data che appare decisamente più vicina.