Per Assoambiente le parole del sindaco di Roma Roberto Gualtieri “meritano un plauso”. Per Legambiente preludono a una “scelta totalmente sbagliata”. Infiamma il dibattito sul nuovo termovalorizzatore per la Capitale
Torna ad accendersi il mai sopito dibattito sui termovalorizzatori, dopo l’annuncio del sindaco Roberto Gualtieri di voler dotare Roma di un impianto di recupero energetico dei rifiuti da 600mila tonnellate. Positiva la valutazione delle imprese di settore, critica quella delle associazioni ambientaliste. A partire da Legambiente, che bolla come “totalmente sbagliata” la scelta di dotare la Capitale “di quello che sarebbe il secondo più grande termovalorizzatore italiano”. Un progetto che, secondo Roberto Scacchi presidente di Legambiente Lazio e Stefano Ciafani presidente nazionale di Legambiente, per le sue dimensioni “condannerebbe addirittura Roma a non poter superare il 65% di differenziata”. Secondo l’associazione del cigno verde, infatti, la Capitale, che produce ogni anno 1 milione 700mila tonnellate di rifiuti, avrebbe bisogno di una capacità di smaltimento di 600mila tonnellate solo raggiungendo e non andando oltre il 65% di differenziata. Parole che, a ogni modo, sembrano stigmatizzare più il dimensionamento dell’impianto che non la tecnologia in sé.
Le parole di Gualtieri “meritano un plauso” invece per il presidente di Assoambiente Chicco Testa, secondo cui “solo così Roma potrà uscire dalla costante situazione emergenziale”. Per Testa il dimensionamento dell’impianto proposto da Gualtieri è del tutto in linea con le esigenze della Capitale, alla quale servirebbe “un impianto di 600/700.000 tonnellate l’anno – dice Testa – simile a quello di Acerra a Napoli (oppure di Torino, o di Parigi) con una potenza installata di 100 MW e capace di produrre circa 700/800 milioni di Kwh. Il consumo di circa 350/400.000 famiglie romane (circa il 30 %). A cui potrebbe aggiungersi il servizio di teleriscaldamento e teleraffrescamento, che potrebbe essere particolarmente adatto per la gestione calore di aree industriali o direzionali”. Dubbi invece sull’idea di un impianto a totale controllo pubblico, come annunciato da Gualtieri. “Su un impianto di questo tipo a Roma – osserva infatti il presidente di Assoambiente – potrebbero convergere le migliori competenze pubbliche e private, magari provando ad immaginare anche soluzioni urbanistiche, architettoniche, di design e funzionali innovative e adatte alla realtà di Roma”.