Meno undici.
Il conto alla rovescia è già iniziato, ma senza il contorno di entusiasmo festoso e bollicine che il periodo potrebbe suggerire. Undici sono infatti i giorni che ci separano dalla fine del 2016 e con il nuovo anno scatta anche la consueta scadenza – tra le altre – che fissa al prossimo primo gennaio la fine del doppio regime e quindi l’entrata in vigore a pieno titolo del Sistri, il sistema informatico di tracciabilità dei rifiuti, con tutto il suo spiacevole corollario di sanzioni operative.
Scadenza tanto consueta quanto lo sono le proroghe, affidate al provvedimento monstre del Milleproroghe del 30-31 dicembre di ogni anno. Tutto lascia pensare che la storia si ripeterà, ma mai come quest’anno, durante il quale si sono registrate delle svolte storiche per il Sistri, le ultime settimane e mesi sono state contrassegnate da un profondo silenzio sulla materia dalle parti di via Cristoforo Colombo.
Vale la pena ricordare che a giugno, infatti, è stato emanato il DM 78/2016 che contiene, tra gli altri, i principali criteri su cui si dovrà fondare il sistema di tracciabilità che dovrà essere predisposto dal nuovo concessionario. Si è trattato di un sostanziale aggiornamento e riordino del regolamento Sistri, riconducendolo ad un testo unico che teneva conto o almeno prendeva spunto – sia pure parzialmente – delle indicazioni fornite dal mondo delle imprese. Con tutte le sue criticità, quel testo sembrava essere propedeutico alla presa in carico del sistema da parte di un nuovo concessionario, in fase di individuazione a valle della gara indetta da Consip.
L’assegnazione della concessione avvenuta in agosto doveva segnare il nuovo inizio, e invece è stata la fine. Nel senso che si è tornato a parlare di Sistri solo per motivi giudiziari (come il respingimento del ricorso al Tar del mese scorso, o lo stop dell’Anticorruzione all’affidamento del monitoraggio sulla fase di sperimentazione a Sogei), ma quando sono trascorsi quasi cinque mesi dall’affidamento del sistema di tracciabilità all’ATI Almaviva-Tim-Agriconsulting non risulta ancora la firma di un contratto. Sul sistema in vigore, invece, come registrato anche lo scorso luglio, sembra sopravvivere una sorta di accanimento, tra aggiornamenti della manualistica di varia natura (l’ultimo sul caso d’uso della gestione rifiuti respinti) che non sembrano affatto preludere all’addio del Sistri come lo conosciamo in tempi brevi.
Il nuovo Testo Unico non dovrebbe lasciare dubbi sul superamento definitivo della tecnologia attuale (token USB e Black Box), ma se qualcosa si sta muovendo sottotraccia, lo sta facendo senza l’auspicato confronto con le imprese. Ne è controprova la lettera indirizzata al Ministero dell’Ambiente (specificamente al presidente del Tavolo tecnico di monitoraggio e concertazione Sistri, Raffaele Bifulco, e al direttore generale del dipartimento Rifiuti e Inquinamento, Mariano Grillo) e firmata da tutte le principali sigle dell’imprenditoria italiana: dalla Confindustria alla Legacoop, dalla Confcommercio alla Cna (che ha ribadito il proprio appello anche in un comunicato autonomo), fino a Confcooperative e Fise Unire, solo per citarne alcune. Nella lettera si ribadisce come il Tavolo non venga ormai convocato da mesi, proprio quando sarebbe stato utile e costruttivo far convergere gli sforzi di tutti per definire l’evoluzione del Sistri nella maniera più funzionale e condivisa possibile.
Nel loro appello le associazioni chiedono per il prossimo futuro «che il Ministero presenti al Tavolo il cronoprogramma delle attività che porteranno al superamento del Sistri attuale e gli adempimenti amministrativi nel frattempo richiesti agli operatori […] garantendo che la nuova procedura di tracciabilità definita dal futuro concessionario sarà obbligatoria e vincolante per le imprese obbligate solo dopo una adeguata sperimentazione » e che nell’immediato venga assicurato «e il rinvio tempestivo dell’applicazione delle sanzioni per la piena operatività dell’attuale SISTRI».
In altre parole è evidente come il ricorso al Milleproroghe a questo punto appaia l’unica via percorribile per garantire l’operatività delle aziende, ma quest’anno più che mai l’inevitabilità tecnica fa il paio con un passaggio di mano gestito da una regia (anche) politica, senza neppure gli annunci a dir poco temerari cui il ministro Galletti ci aveva abituato negli scorsi anni: insomma, in via Cristoforo Colombo c’era e c’è la consapevolezza di dover cambiare e fin quando non si sarà svolta la transizione il Sistri non dovrebbe entrare a pieno regime. Ma se è vero che è così e se la scadenza del 1 gennaio 2017 era palesemente impossibile da rispettare sin da agosto (se non da prima), allora perché costringersi ad attendere il provvedimento in extremis di fine anno?
Meno undici.