Roma: obiettivo “zero waste”, ma i rifiuti continuano a viaggiare

di Luigi Palumbo 29/11/2016

Far decollare la raccolta differenziata puntando sul servizio porta a porta per le utenze non domestiche e sull’apertura di dieci nuove isole ecologiche e scongiurare nuovi “frigogate” intensificando la raccolta a domicilio degli ingombranti. Questi gli obiettivi a medio termine della nuova strategia di gestione dei rifiuti urbani messa a punto dal comune di Roma e dalla municipalizzata Ama e presentata ieri in conferenza stampa dalla sindaca Virginia Raggi, dall’assessora alla Sostenibilità Ambientale, Paola Muraro, dall’amministratore unico di Ama, Antonella Giglio, e dal direttore generale di Ama, Stefano Bina. «Stando al patto per Roma, nel 2015 la raccolta differenziata doveva essere al 60% – ha detto Muraro – invece siamo al 40-41. Dobbiamo recuperare il non fatto da parte delle altre amministrazioni e in più lavorare sulla nostra visione, perchè il governo punta sugli inceneritori ma noi non vogliamo né quelli né le discariche e puntiamo sugli impianti di selezione del multimateriale».

Stando al piano, sarà riattivato a partire dal primo dicembre il servizio di raccolta degli ingombranti, interrotto quest’estate ed al centro del cosiddetto “frigogate” quando poco più di un mese fa la sindaca aveva denunciato un sospetto accumulo di frigoriferi nelle strade della Capitale. Potranno essere consegnati i rifiuti ingombranti di comune uso domestico e d’arredamento quali tavoli, armadi, sedie, divani, mobili, insieme a Raee (rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche)come lavatrici, frigoriferi, computer e televisori. Via libera anche alla costruzione di dieci nuove isole ecologiche, la prima delle quali dovrebbe vedere la luce entro il 2017 nel VI municipio della Capitale. Con l’obiettivo di aumentare le percentuali complessive di differenziata e recuperare al tempo stesso l’evasione Tari, Ama e Campidoglio punteranno poi all’intensificazione della raccolta porta a porta per le utenze non domestiche, passando progressivamente a partire dal febbraio 2017 dalle 30mila attuali alle 100mila unità. «Nel complesso – ha detto Virginia Raggi – l’obiettivo è garantire un incremento complessivo della differenziata pari a circa il 20%, generando così un radicale salto di qualità nella gestione del ciclo dei rifiuti e valorizzando pienamente una delle principali linee programmatiche di questa amministrazione».

Le misure presentate ieri in conferenza erano già state anticipate dalla Muraro nell’intervista esclusiva realizzata da Ricicla.tv ad Ecomondo. Lo scopo, aveva detto in quell’occasione l’assessora «è quello di aumentare la capillarità della raccolta per ridurre la quota di indifferenziato da avviare a smaltimento» e valutare, ha aggiunto poi ieri, un ulteriore riutilizzo degli scarti «per la realizzazione dei sottofondi stradali». Insomma, barra dritta verso l’agognato obiettivo “rifiuti zero”. Obiettivo quanto mai lontano, non tanto per la sua natura utopistica quanto per il fatto che le misure fin qui messe in campo suonano decisamente sottodimensionate. Forse addirittura inadeguate anche solo a scongiurare il rischio di nuove emergenze.

Resta infatti il nodo impianti, vero tallone d’Achille del ciclo romano, rispetto al quale sindaca e assessora hanno ancora una volta, seppur genericamente, ribadito la volontà di mettere Ama «da qui a 5 anni» nella condizione di chiudere il ciclo. Di iniziative concrete, a sei mesi dall’insediamento della giunta Raggi in Campidoglio, se ne vedono però ancora poche. Ritirata definitivamente l’istanza per la costruzione del sito di compostaggio a Rocca Cencia, parte dell’ormai cestinato piano industriale Ama voluto dall’ex ad Daniele Fortini, defenestrato da Virginia Raggi a poche settimane dall’insediamento della giunta pentastellata al Campidoglio e protagonista sul finire dell’estate di una infuocata polemica con l’assessora Muraro. «Non perchè siamo contrari agli impianti di compostaggio ma perchè lì proprio non ci stava – ha detto Muraro – ci sono già tre impianti. Gli impianti verranno realizzati nelle aziende agricole che ha in gestione il Comune, così il compost sarà a chilometri zero e verrà utilizzato per le colture dell’azienda stessa».

Nessuna informazione ulteriore è stata però fornita sul numero o la capacità di trattamento dei futuri impianti, la cui realizzazione resta tuttora poco più che un buon proposito. Quel che è certo invece è che nel futuro di Roma non ci saranno discariche di servizio o nuovi termovalorizzatori, come hanno confermato Raggi e Muraro, in linea con le posizioni del governatore regionale Nicola Zingaretti nel rispedire per l’ennesima volta al mittente l’invito formulato dal governo nel decreto attuativo dello “Sblocca Italia” a dotare il Lazio di capacità di incenerimento ulteriore per 210mila tonnellate annue. «Il governo punta sugli inceneritori ma noi non vogliamo nè quelli nè le discariche» ha detto Muraro. Gli impianti di smaltimento esistenti bastano e avanzano, sostengono insomma sindaca e assessora, difendendo a spada tratta il sogno pentastellato di una Roma “zero waste”.

E se discariche e inceneritori non sono necessari, ciò di cui non si può fare a meno è ancora una volta il ricorso ai conferimenti fuori regione, che restano tuttora l’unico vero strumento nelle mani del Campidoglio per impedire lo scoppio di emergenze come quella dell’estate scorsa. Anche se forse stavolta è più corretto parlare di conferimenti fuori nazione. Proprio la Muraro ha infatti annunciato la partenza prevista per dicembre dei primi carichi di rifiuti indifferenziati da spedire oltreconfine, diretti allo smaltimento in Austria e Germania. Cosa che, secondo l’assessora, permetterà di alleggerire i conferimenti al contestatissimo tmb Salario e dare il via ai lavori di rifunzionalizzazione dell’impianto, che sarà riconvertito in un centro per la selezione del multimateriale da raccolta differenziata. Complessivamente dovrebbero essere inviate a smaltimento circa 160mila tonnellate di indifferenziato al costo di 138 euro la tonnellata. La gara d’appalto, aggiudicata più di un anno fa dalla Enki e per mesi ostaggio di una serie di traversie burocratiche fino al via libera definitivo arrivato solo lo scorso settembre dalla Regione, era stata voluta fortemente da Daniele Fortini proprio allo scopo di avviare i lavori di rifunzionalizzazione degli impianti Ama. Se sindaca e assessora riusciranno nell’impresa non semplice di convertire il tmb Salario in un centro a supporto della raccolta differenziata, lo dovranno paradossalmente proprio al vituperato manager toscano.

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