Rifiuti urbani, in Ue diminuiscono produzione e smaltimento

di Redazione Ricicla.tv 14/02/2025

Secondo Eurostat nel 2023 la produzione di rifiuti urbani è calata rispetto ai due anni precedenti, mentre rispetto al 1995 il riciclo è triplicato e lo smaltimento in discarica è crollato del 58%


L’Europa produce più rifiuti urbani rispetto al passato, ma negli ultimi anni il trend sembra essersi invertito. Lo rileva Eurostat, nell’ultimo aggiornamento dei dati sulla gestione degli scarti generati dai cittadini dell’Ue, stando ai quali nel 2023 sono stati prodotti 511 kg di rifiuti urbani pro capite, ben 32 in più rispetto al 2013 ma in calo di 4 kg rispetto al 2022 (515 kg) e di 23 kg sul 2021 (534 kg). Numeri da prendere con le pinze, visto che al conto del 2023 mancano ancora i dati di una serie di paesi, sostituiti da stime provvisorie basate sugli anni precedenti. Si va dai 303 kg pro capite della Romania (dati 2022) agli 803 kg pro capite dell’Austria (dati 2022), con una variabilità che, spiega Eurostat, riflette differenze nei modelli di consumo e nei sistemi economici, ma anche le differenti modalità di gestione dei rifiuti urbani, incluse le differenti strategie di assimilazione, ovvero il grado in cui i rifiuti commerciali, commerciali e amministrativi vengono raccolti, gestiti e quindi conteggiati insieme ai rifiuti domestici. L’Italia, con i suoi 486 kg pro capite prodotti nel 2022 si colloca intorno alla metà della classifica, con un incremento del 7,2% rispetto al 1995.

Se nell’arco di un decennio la produzione di rifiuti è cresciuta, a più che dimezzarsi è stato invece il tasso di conferimento in discarica. Nel periodo di riferimento (1995-2023), il totale dei rifiuti urbani smaltiti nell’UE è diminuito di 70 milioni di tonnellate, ovvero del 58%, da 121 milioni di tonnellate (286 kg pro capite) nel 1995 a 51 milioni di tonnellate (115 kg pro capite) nel 2023. Complessivamente, il tasso di conferimento in discarica è sceso dal 61% nel 1995 al 22% nel 2023. Nel 2022, ultimo dato reso disponibile da Eurostat, l’Italia ha smaltito in discarica il 18% dei rifiuti urbani generati. Quantità che entro il 2035 andranno allineate all’obiettivo massimo del 10% fissato dall’Ue, che dovrà però includere anche le quantità di rifiuti inceneriti senza recupero di energia. Utilizzando questo metodo di calcolo, secondo Ispra nel 2023 il nostro paese avrebbe smaltito complessivamente il 17,3% dei rifiuti urbani gestiti, ma proprio sul metodo di calcolo la Commissione europea ha aperto ai nostri danni una nuova procedura d’infrazione.

La forte riduzione del ricorso allo smaltimento registrata nell’arco di poco meno di trent’anni, chiarisce Eurostat, si spiega almeno in parte con la progressiva entrata in vigore del quadro di norme europee a supporto del riciclo, in particolare per gli imballaggi e i rifiuti biodegradabili. Frazioni che costituiscono buona parte dei rifiuti urbani generati dai cittadini dell’Ue e la cui gestione in ottica circolare ha contribuito a triplicare le quantità riciclate passate da 37 milioni di tonnellate (88 kg pro capite) recuperate nel 1995 a 111 milioni di tonnellate (245 kg pro capite) nel 2023. Quantità che risulta inferiore rispetto a quelle registrate nei tre anni precedenti, ma anche in questo caso c’è da tenere conto che mancano ancora i dati 2023 di una serie di Paesi. Inclusa l’Italia, per la quale è disponibile solo il dato sul 2022, pari a 259 kg pro capite riciclati, più di dieci volte i 22 kg registrati nel 1995. La quota di rifiuti urbani riciclati complessivamente in Ue, stima Eurostat, è passata dal 19% al 48% nel 2023, due punti sotto l’obiettivo del 50% che ogni Stato membro avrebbe dovuto raggiungere entro il 2020. Anche su questo è aperto un contenzioso tra l’Italia e la Commissione europea: secondo Bruxelles, infatti, il nostro paese non avrebbe raggiunto il target, mentre stando ai dati trasmessi da Ispra (ente preposto a misurare, certificare e comunicare in Europa le nostre performance) quell’anno il tasso di riciclo degli urbani si sarebbe attestato al 54,4%.

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