Il decimo report su “Servizi e Tariffe Rifiuti”, presentato questa mattina a Roma, presso la sede di Federconsumatori, scatta la fotografia di un Paese che ancora arranca nel tentativo di soddisfare la richiesta dei cittadini di servizi di igiene urbana dignitosi a costi contenuti. Negli ultimi sei anni, secondo il rapporto elaborato da C.R.E.E.F. (Centro Ricerche Educazione e Formazione Della Federconsumatori), c’è stato un aumento delle tariffe pari al 23%. Il dato è stato ricavato dal confronto tra gli importi Tari 2016 in 109 Comuni capoluoghi di Provincia che al 30 maggio scorso, avevano approvato e reso pubblici i Piani Economici Finanziari ed i rispettivi regolamenti. Con quasi 30 milioni di tonnellate di rifiuti prodotti annualmente, l’Italia registra un calo di produzione pari all’8,7% nel quadriennio 2010-2014. Una diminuzione dovuta sia alla crisi economica, sia a un effettiva riduzione della produzione di rifiuti. Anche la raccolta differenziata aumenta raggiungendo una media del 45,2% – con punte del 56,7% al Nord ed un Sud che ancora si lascia trainare dal più virtuoso settentrione.
Tuttavia, i costi per ottimizzare produzione e smaltimento, continuano ad aumentare e ad esclusivo danno delle famiglie italiane. I circa 8mila Comuni italiani in un anno spendono 10,3 miliardi in bollette, una cifra più che significativa se si pensa alla scarsità dei servizi offerti dalle varie municipalizzate che si occupano di raccolta e smaltimento. Sul bilancio di una famiglia media italiana composta da tre persone e residente in un appartamento di 100 metri quadri, tale cifra si traduce in una spesa annua di 296 euro per la tassa sui rifiuti. Anche qui tuttavia vanno fatte le debite differenze tra Regioni e Regioni, con la Campania che ha la media più alta (427 euro annui a famiglia) e il Friuli quella più bassa (227 euro a famiglia). Sempre secondo i calcoli di Federconsumatori, chi abita nelle città metropolitane, spende mediamente 40 euro in più rispetto a chi vive in capoluoghi più piccoli. Una spesa maggiore a fronte di un servizio peggiore.
Se a tutto questo si aggiunge che il 34% dei rifiuti prodotti in Italia ancora finisce in discarica e che il nostro Paese paga pesanti multe all’Europa per non aver nemmeno avviato il processo di bonifica di almeno 22 discariche, si può comprendere perché le bollette pagate dagli Italiani sono circa il doppio rispetto a quelle pagate dai cittadini degli altri Paesi dell’Unione. «L’Italia – per il presidente di Federconsumatori, Rosario Trefiletti – deve adeguarsi all’obiettivo europeo “discarica zero” già raggiunto da altri Paesi come la Germania che addirittura ha trasformato il settore dei rifiuti in un vero e proprio business». Un aumento, quello delle tariffe italiane, che è anche l’effetto della riduzione delle risorse trasferite ai Comuni dalle diverse leggi di stabilità che in questa lunga fase di recessione hanno determinato un calo degli investimenti nel settore dei rifiuti pari al 24%, con il conseguente aggravio sui bilanci delle famiglie. «Economia circolare e sostituzione del concetto di rifiuto con quello di scarto da avviare a recupero e valorizzazione», è la ricetta per ridurre i costi in bolletta e migliorare la qualità dei servizi, per l’estensore del report, Mauro Zanini, direttore del centro ricerche dell’associazione dei consumatori.