Tra 2019 e 2022 i Comuni che adottano la tariffa puntuale sono aumentati di quasi il 20%. Ma la loro diffusione resta quasi tutta concentrata nelle regioni del nord, dove hanno funzionato meglio le politiche di gestione dei rifiuti di area vasta. I numeri del terzo rapporto IFEL, con un appello all’ARERA: “La regolazione tenga conto della varietà delle esperienze”
Nel 2022 1.116 Comuni hanno adottato sistemi di tariffazione puntuale dei rifiuti urbani, slegando la TARI dai classici parametri presuntivi (a partire dalla superficie degli immobili) e commisurandola ai rifiuti effettivamente generati da ogni singola utenza. Una leva per comportamenti virtuosi che è arrivata a servire oltre otto milioni di abitanti – in aumento del 17% rispetto al 2019 – e che tuttavia continua a coprire appena il 14,1% dei Comuni italiani. Anche se i casi sono in crescita del 19,9% (+185 Comuni nel confronto con i dati del triennio precedente), la tariffa puntuale resta infatti ancora oggi appannaggio quasi esclusivo dei territori in cui è nata, tipicamente quelli del nord-est, mentre stenta a prendere piede al centro e al sud fa invece registrare esperienze che quasi si contano sulle dita di una mano. È la fotografia scattata da IFEL nel terzo volume del rapporto sulla tariffa puntuale in Italia, presentato oggi a Roma.
Un dossier che conferma la capacità dello strumento di incidere positivamente sulle condotte delle singole utenze. “I Comuni in tariffazione puntuale raggiungono mediamente l’81,8% di differenziata a fronte di una media nazionale del 65,2%”, spiega Laura Betelli, consulente di IFEL. Ancor più significativo il dato sulla riduzione della produzione di rifiuti. “Si registra un rifiuto urbano residuo di 85 kg per abitante – chiarisce Betelli – a fronte della media di 170 kg”. Se si tiene conto del fatto che è considerato virtuoso un Comune che riesca a restare entro i 100 kg per abitante, si fa presto a capire quanto la tariffa puntuale possa fare la differenza nel percorso verso gli obiettivi Ue di circolarità al 2035: 10% massimo di rifiuti urbani smaltiti in discarica ma soprattutto 65% di riciclo. Un obiettivo per centrare il quale la differenziata “dovrà collocarsi sicuramente al di sopra dell’80%”, spiega Walter Giacetti, direttore di Ecoambiente Rovigo e consulente IFEL, visto che oggi, con la raccolta al 65%, il riciclo effettivo sfiora a malapena il 50%.
Disaggregando il dato e passando dal piano dei risultati a quello della distribuzione territoriale, tuttavia, lo scenario si fa decisamente meno entusiasmante. “Il nord-est guida il paese per numeri di Comuni, con il Veneto in testa tra le regioni – spiega a Ricicla.tv Davide Donadio, curatore del rapporto – il nord ovest è in grande crescita, in particolare il Piemonte, così come l’Emilia-Romagna, grazie alle politiche regionali messe in campo negli ultimi anni. Al centro, invece, la diffusione è a macchia di leopardo mentre a sud, purtroppo, i numeri non sono incoraggianti“. E infatti, stando al censimento di IFEL, nel 2022 erano appena 6 i Comuni in tariffa puntuale nelle regioni meridionali: 2 in Puglia, 3 in Sicilia e uno, Cagliari, in Sardegna. Un pugno di esperienze. Meglio, anche se di poco, il centro, con 25 casi, che risultano poca cosa però rispetto ai numeri del nord-ovest – 356 casi tra Lombardia, Piemonte e Liguria – e soprattutto rispetto a quelli del nord est, che conta il 61,5% di tutte le esperienze. In Veneto, culla della tariffa puntuale, sono 296 i Comuni censiti da IFEL. Il 52% delle amministrazioni locali.
“La tariffa puntuale ha trovato nel nord-est diversi elementi che noi consideriamo abilitanti – chiarisce Donadio – il primo è la sinergia d’interessi tra enti d’ambito, Comuni e gestori che rende la tariffa puntuale non un problema del singolo Comune ma una politica di area vasta”. Emblematico il caso di Rovigo, dove dal dicembre 2023 in tutti i 50 comuni della provincia si applica la tariffa unica corrispettiva e puntuale basata sugli svuotamenti del rifiuto secco residuo. “Nei contesti in cui è presente una gestione di area vasta i Comuni sono facilitati”, aggiunge Betelli, e il fatto che nelle regioni del centro e del sud, come segnalato a più riprese anche dall’autorità di regolazione ARERA, sul fronte dei rifiuti urbani si continui a registrare l’estrema frammentazione amministrativa e gestionale spiega almeno in parte (in buona parte) perché la tariffa puntuale fatichi a diffondersi. “E poi – prosegueDonadio – c’è il ruolo delle istituzioni. In particolare, in Alto Adige, a Trento e Bolzano la provincia autonoma ha regolato la tariffa puntuale basandosi sulle esperienze dei Comuni, con interventi che hanno individuato uno schema diventato vero e proprio vademecum. Ed è la via che anche altre regioni adesso si stanno apprestando a percorrere”.
Insomma, nelle aree del paese in cui la tariffa puntuale fa registrare le esperienze più felici, spiega IFEL, il sistema è prima nato sul campo e solo dopo si è cristallizzato in una serie di riferimenti regolatori che ne consentissero la duplicazione. Una dinamica che oggi, anche grazie a “una normativa tra le più scarne del mondo”, spiega il vice direttore di IFEL Andrea Ferri, non fa registrare un modello dominante “ma un bouquet di modelli piuttosto ampio”. L’invito, spiega, è a “capirli meglio per evitare di regolamentarli in maniera prematura”. Il riferimento è ai prossimi interventi dell’autorità di regolazione ARERA, che nel corso del 2025 ha in programma di razionalizzare l’attuale disciplina tariffaria in materia di corrispettivi applicati agli utenti, per meglio allinearli al principio ‘chi inquina paga’. Un intervento che, almeno in teoria, dovrebbe favorire la diffusione dei sistemi di tariffazione puntuale. L’appello è a tenere conto delle esperienze già mature, partendo dal basso e non calando dall’alto schemi regolatori preconfezionati. “Registriamo visioni ampie e articolate, modelli anche molto diversi tra loro ma caratterizzati tutti da risultati eccellenti se paragonati ai sistemi di tariffazione presuntiva – chiarisce Giacetti – una originalità e una peculiarità che dovrà fare da stimolo per il regolatore nazionale nello sviluppo di un metodo inclusivo che tenga conto di queste ricche e varie esperienze“.