Secondo il Centro di Coordinamento Raee nel 2023 la raccolta dei rifiuti elettrici è calata del 3,1%, risentendo ancora una volta degli strascichi del bonus tv del 2021. Positivo invece il dato sui piccoli elettrodomestici, cresciuti di oltre il 7% grazie alla microraccolta e all’attenzione ai raee ‘dual use’. Longoni: “Servono più controlli sulle gestioni non corrette”
Nel 2023 ogni cittadino italiano ha conferito alla rete nazionale di raccolta 5,92 kg di rifiuti elettrici ed elettronici, in calo rispetto all’anno precedente e ancora insufficienti a centrare il target fissato dall’Ue a 14 kg. Colpa dei raee che continuano a sfuggire alle maglie del sistema ufficiale, ma anche degli strascichi del bonus per la rottamazione delle vecchie tv, che due anni fa aveva visto esplodere il tasso di intercettazione nel raggruppamento R3. Lo riporta il Centro di Coordinamento Raee nell’ultimo rapporto annuale sulla raccolta, che indica in oltre 349mila le tonnellate di rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche conferite al sistema nazionale e avviate a trattamento negli impianti accreditati. Un dato in calo del 3,1% rispetto a quello registrato nel 2022, che a sua volta era risultato in contrazione rispetto all’anno precedente, quando la raccolta era stata gonfiata dalla “crescita esponenziale” del raggruppamento R3, spiega il CdC Raee. Raggruppamento che per il secondo anno di seguito fa registrare una contrazione a doppia cifra (-32,9%), anche se più contenuta rispetto a quella del 2022.
“Quello di quest’anno è un calo che, paradossalmente, ci fa quasi piacere – chiarisce a Ricicla.tv il direttore generale del CdC Raee Fabrizio Longoni – perché è attribuibile quasi esclusivamente al raggruppamento dei televisori. Molto positivi invece i dati su tutti gli altri raggruppamenti e in particolare quelli sui piccoli elettrodomestici“. Ovvero i raee del gruppo R4, “che in Italia e in Europa hanno sempre sofferto una raccolta molto contenuta”, spiega Longoni e che nel 2023 hanno invece fatto registrare un autentico exploit, con un +7,4% (pari a oltre 76mila tonnellate) che ne fa il raggruppamento cresciuto di più nell’ultimo anno. “Un risultato figlio soprattutto dell’ultimo accordo di programma tra ANCI, produttori e aziende della raccolta – chiarisce il direttore del CdC Raee – che ha puntato a spronare l’adozione di modelli di microraccolta, più capillari sul territorio e più puntuali, con un’attenzione maggiore alla prossimità con i soggetti che producono i rifiuti elettrici di questa categoria”.
Ma dietro la crescita del gruppo R4, che oltre ai piccoli elettrodomestici include l’elettronica di consumo, c’è anche la maggiore attenzione ai raee ‘dual use’, ovvero i rifiuti da apparecchiature utilizzate a fini professionali ma assimilabili per tipologia ai raee domestici (come smartphone, tablet o laptop), per intercettare i quali anche nel 2023 il CdC “si è impegnato per promuovere e stringere relazioni con soggetti terzi quali enti di ricerca, università, associazioni di rappresentanza di aziende attive nella vendita, installazione e manutenzione” spiega il presidente del Centro di Coordinamento Alberto Canni Ferrari.
Quanto agli altri raggruppamenti, i raee R1 (come frigoriferi e condizionatori) fanno registrare un +2,2% (101mila tonnellate), mentre i cosiddetti grandi bianchi del gruppo R2 (come le lavatrici) crescono del 3,8% (quasi 122mila tonnellate) e quelli del gruppo R5 (sorgenti luminose) del 3,6% (1800 tonnellate). Se quattro raggruppamenti su cinque fanno registrare il segno più, sono solo sei invece le Regioni che hanno incrementato il dato sulla raccolta rispetto a quello dello scorso anno, mentre a livello di macroarea la frenata è trasversale, spiega il CdC Raee. A differenza dello scorso anno, tuttavia non è il Nord a registrare la contrazione maggiore (-1,3%), ma il Sud con un -8,3%, mentre al Centro la flessione è appena dell’1,1%. Tra le Regioni la Sardegna si conferma quella più virtuosa, con una raccolta pro capite di 9,56 kg per abitante, mentre è ancora una volta la Campania a chiudere la classifica, con appena 3 kg pro capite, distanti dalla media di macroarea (4,72 kg) e da quella nazionale, che nel 2023 si è attestata a 5,92 kg.
Nonostante l’aumento dei piccoli elettrodomestici, e al netto dell’effetto ‘dopante’ della rottamazione tv, il dato sulla raccolta resta ancora lontano dagli obiettivi fissati dall’Ue, che ci chiede di garantire un tasso di ritorno (rapporto tra raccolta di raee e apparecchiature immesse a consumo nei tre anni precedenti) del 65%, “pari oggi a circa 14 kg per abitante” spiega Longoni. Il che significa che siamo a meno della metà e che nel prossimo futuro, oltre a rendere più capillare la raccolta come fatto con i piccoli raee o con le apparecchiature ‘dual use’, bisognerà continuare a lavorare anche all’intercettazione dei raee che sfuggono al sistema ufficiale per prendere la strada del mercato parallelo, tra trattamenti non corretti e veri e propri traffici illeciti.
“Il primo ostacolo resta la mancanza di controlli – chiarisce Longoni – che andrebbero concentrati soprattutto su chi gestisce in maniera non corretta i raee. La cosa da non dimenticare mai, infatti, è che questi rifiuti vengono spesso gestiti per comodità o per interesse economico con un codice rifiuti non corretto“. Ad esempio classificandoli come rottame, cosa che li sottrae al calcolo delle quantità raccolte e li incanala verso trattamenti in impianti non ottimali. Dove ci si limita a smantellarli sommariamente per recuperarne solo metalli come ferro e rame. “A svantaggio dell’ambiente e dei cittadini” dice Longoni. E ostacolando il raggiungimento dei livelli di raccolta che nel prossimo futuro serviranno, ad esempio, a rispettare i nuovi obiettivi Ue di riciclo delle Materie Prime Critiche strategiche, in virtù dei quali a partire dal 2030 almeno il 25% dei minerali strategici utilizzati dall’industria europea, come litio, cobalto e ‘terre rare’, dovrà essere recuperato dai rifiuti che ne sono ricchi. Come i raee.
Proprio con l’obiettivo di far emergere condotte non corrette, nelle ultime settimane il CdC Raee ha intensificato i controlli sulle fasi a monte della filiera, vale a dire quelle immediatamente successive al conferimento da parte dei cittadini nelle isole ecologiche e nei centri di raccolta. “Insieme agli altri sottoscrittori dell’accordo di programma stiamo indagando sui Comuni – spiega Longoni – e in particolare sulle tipologie di raee che alcune amministrazioni hanno scelto di non gestire attraverso il Centro di Coordinamento, per cercare di capire dove vanno a finire questi raee una volta raccolti. Perché nei registri degli impianti di trattamento autorizzati queste quantità non compaiono“. Resta poi da fare luce anche su altri anelli deboli della catena del trattamento, come le fasi che seguono il prelievo dei raee a seguito della vendita di apparecchiature equivalenti da parte di piccoli o grandi operatori del retail. “La recente riattivazione del comitato di vigilanza e controllo, istituito presso il Ministero dell’Ambiente – chiarisce Longoni – ci consentirà di fare il punto della situazione per capire come muoverci nel prossimo futuro”.