Anche nel 2023 il consorzio Erion WEEE ha registrato un calo nella raccolta delle apparecchiature tecnologiche a fine vita: 232mila tonnellate, con una contrazione del 6% sull’anno precedente causata soprattutto da flussi paralleli e scarsa consapevolezza. Il direttore generale Giorgio Arienti: “Lo Stato intervenga”
Flussi paralleli e scarsa consapevolezza dei cittadini continuano a drenare rifiuti elettrici ed elettronici al sistema ufficiale di gestione. Un’emorragia che ha cause diverse, ma tutte riconducibili al “disinteresse generalizzato verso il tema”, scrive il consorzio Erion WEEE nella nota che riporta i dati sull’andamento della raccolta nel 2023, in calo del 6% rispetto all’anno precedente con 232mila tonnellate gestite sull’intero territorio nazionale. Un calo in linea con il trend nazionale, che continua a restare lontano dagli ambiziosi obiettivi di raccolta fissati dall’Ue: dovremmo intercettare oltre 11 kg per abitante, ma siamo fermi a 6 kg.
E se da un lato i numeri dello scorso anno risultano ancora una volta influenzati dalla parabola discendente della raccolta nel raggruppamento R3 (tv e monitor) – in contrazione del 31% sul 2022 per effetto dell’esaurimento del bonus ‘rottamazione’ del 2021 – dall’altro, spiega Erion, sulle performance del sistema continuano a pesare i volumi di apparecchiature che finiscono in circuiti di gestione non ottimali. Come i 3 milioni di grandi elettrodomestici che ogni anno, calcola Erion, sfuggono al sistema ufficiale: frigoriferi, condizionatori e lavatrici, che pur essendo al 90% oggetto di sostituzione con nuove apparecchiature equivalenti (ai sensi del cosiddetto ‘1 contro 1’) una volta usciti dalla casa del consumatore fanno spesso perdere le proprie tracce. Le quantità di raee R1 (freddo e clima) ed R2 (grandi bianchi) che arrivano ai sistemi collettivi per poter essere gestite correttamente, riporta infatti Erion, sono circa i due terzi nel primo caso e poco più della metà nel secondo. Tutto il resto viene non di rado smantellato in maniera sommaria per strappare materiali rapidamente rivendibili, mentre le componenti di minor valore finiscono abbandonate in natura o stipate in container diretti verso i paesi dell’Africa e del far-east, mascherate da apparecchiature di seconda mano.
“Servono politiche che assicurino una corretta gestione di questi rifiuti affinché la sistematica sottrazione sia quanto meno ostacolata – spiega il direttore generale di Erion WEEE Giorgio Arienti – è necessario capire dove finiscono i raee quando escono dalle case degli italiani. Ci vogliono più controlli mirati, occorre incrementare le ispezioni nei porti sui container in partenza dal nostro Paese e diretti verso l’Africa o l’Asia, per verificare se davvero contengono apparecchiature ancora funzionanti oppure unicamente raee. E ancora, bisogna andare a verificare se ci sono raee negli impianti che gestiscono altre tipologie di rifiuti (come, ad esempio, rottami ferrosi e non ferrosi, auto, ecc.). È necessario intervenire duramente su tutte le situazioni irregolari e inasprire le sanzioni”.
Un’azione di sottrazione sistematica che, spinta anche dall’aumento dei prezzi di risorse come ferro e rame, muove concorrenza sleale agli impianti di riciclo autorizzati, proprio nel momento in cui questi ultimi sono chiamati a mobilitare investimenti in sistemi di trattamento avanzati per rispondere ai nuovi obiettivi europei sul recupero delle materie prime critiche e strategiche. “Per questo – chiarisce Arienti – siamo felici per la recente rinomina del Comitato di Vigilanza e Controllo, al quale facciamo i nostri auguri affinché possa finalmente contribuire a far luce sulle zone d’ombra, contrastando il fenomeno dei flussi paralleli che rappresenta una perdita rilevante in termini di materie prime seconde, essenziali per molteplici settori industriali italiani”.
Ma a frenare la crescita della raccolta c’è anche la scarsa consapevolezza dei cittadini rispetto alle corrette pratiche di raccolta differenziata. Anche se i dati dell’osservatorio della conoscenza sui raee, elaborati da Ipsos per Erion WEEE, dicono che la familiarità con il termine ‘raee’ è passata, nell’arco dell’ultimo anno, dal 44% al 55%, ancora quasi due italiani su tre non conosco i servizi gratuiti di conferimento a loro disposizione. “Per cambiare le cose non bastano azioni sviluppate da singole realtà – dice il direttore di Erion WEEE – servono campagne di ‘pubblicità progresso’ e iniziative promosse a livello nazionale. I risultati in miglioramento delle rilevazioni di Ipsos ci dicono che dobbiamo continuare a insistere: sono lieto che il consiglio di amministrazione di Erion WEEE abbia deciso di estendere il maxi-programma DireFareRAEE anche al 2024, ma sensibilizzare i cittadini e soprattutto le nuove generazioni su un tema così importante dovrebbe essere una responsabilità di sistema e di Paese. È il momento che lo Stato intervenga”.