Rifiuti elettrici, in almeno 700 Comuni ‘spariscono’ lavatrici, forni e lavastoviglie

di Luigi Palumbo 30/07/2024

Secondo il Centro di Coordinamento Raee sono centinaia i Comuni che non hanno mai conferito al sistema nazionale i ‘grandi bianchi’ del raggruppamento R2 come lavatrici e lavastoviglie. Rifiuti che spariscono dai radar e contribuiscono a tenere l’Italia lontana dai target di raccolta fissati dall’Ue. Che anche per questo ci ha messo in mora


Stando agli ultimi dati comunicati dal Centro di Coordinamento Raee, tra 2022 e 2023 le quantità di rifiuti elettrici ed elettronici gestite dagli impianti autorizzati al trattamento sono passate da 535 a 511mila tonnellate. Con un tasso di ritorno, dato dal rapporto tra raccolta e immesso a consumo medio nel triennio precedente, calato dal 34,01% del 2022 al 30,24. Quasi 35 punti in meno rispetto all’obiettivo vincolante fissato dall’Ue al 65%. La notizia dell’apertura di una procedura d’infrazione ai danni del nostro Paese da parte della Commissione europea, con una lettera di messa in mora fatta pervenire a Roma la scorsa settimana, non è esattamente un fulmine a ciel sereno. “Non possiamo nasconderci dietro numeri che dicono che siamo molto indietro rispetto all’obiettivo – ammette il direttore generale del CdC Raee Fabrizio Longoni – dobbiamo però guardare all’infrazione come a un’opportunità per accelerare gli interventi necessari a colmare il gap”. Partendo dal “tracciare i raee generati sul territorio nazionale”, spiega Longoni. Perché dentro la voragine che separa l’Italia dal target Ue finiscono ogni anno migliaia di tonnellate di rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche che, una volta dismessi dai cittadini, semplicemente spariscono dai radar.

“Un esempio per tutti: il CdC – chiarisce Longoni – offre servizi a quasi 4.200 comuni”, che si avvalgono della rete nazionale dei sistemi collettivi dei produttori per conferire e avviare a trattamento corretto i raee depositati dai cittadini nei centri di raccolta. “Di questi 4mila 200 – prosegue – almeno 700 non conferiscono il raggruppamento R2″, quello dei cosiddetti ‘grandi bianchi’ come lavatrici, lavastoviglie e forni. “Ovvero i raee dai quali è più facile ricavare materiali come i metalli”, chiarisce Longoni. Per dovere di cronaca va detto che ai sensi della normativa di settore i comuni non sono obbligati a consegnare i raee ai sistemi collettivi. Il problema, però, è che “non esiste traccia di questi quantitativi – dice Longoni – né nei dati di ISPRA né nelle comunicazioni che riceviamo dagli impianti di trattamento raee”. E visto che è poco plausibile che in 700 comuni nessuno dismetta mai una lavatrice o un forno, l’unica spiegazione, chiarisce il direttore del CdC Raee, è che “questi apparecchi vengano chiamati con un nome differente e avviati a trattamenti non corretti”. Ad esempio classificati come rottame e sottoposti a smantellamenti sommari per estrarne i materiali immediatamente valorizzabili, come ferro e rame. Una doppia sottrazione: di risorse, drenate agli impianti di recupero specializzati, e di numeri, che non concorrono al calcolo degli obiettivi Ue. “Se cominciassimo a chiamare col nome corretto ciò che effettivamente viene raccolto – dice Longoni – e soprattutto a effettuare controlli in maniera più capillare potremmo fare un salto in avanti nei numeri. Forse non sarebbe sufficiente a chiudere il gap, ma sicuramente sarebbe utile ad avvicinarci al risultato che dovremmo ottenere”.

Nella voragine tra noi e i target Ue, tuttavia, finiscono anche i raee dei quali i cittadini, in molti casi, ancora non sanno che fare o dei quali non riescono a disfarsi in maniera agevole. E che quindi finiscono nel sacco nero dell’indifferenziato. Qui, chiarisce Longoni, il tema è duplice e riguarda da un lato la comunicazione, dall’altro la semplificazione. “Abbiamo grandi volumi di raee che vengono dispersi in raccolte non differenziate – spiega – per questo è necessario informare, comunicare e sensibilizzare, ma anche fornire ai cittadini luoghi di raccolta molto vicini, facili da frequentare e totalmente liberi da burocrazia”. E qui veniamo al secondo fronte d’intervento, quello delle semplificazioni. Necessarie soprattutto a far funzionare al meglio meccanismi come il conferimento ‘1 contro 0’, per i piccoli e piccolissimi raee, e ‘1 contro 1’, ovvero il ritiro gratuito garantito per tutte le apparecchiature dismesse e sostituite da una nuova equivalente. Modalità di ritiro strategiche e capillari, ma rispetto alle quali “le semplificazioni messe in campo negli ultimi anni hanno comunque conservato quasi inalterato il carico burocratico per gli operatori”, chiarisce Longoni.

E qui veniamo alla vicenda, paradossale, degli ultimi giorni. Ovvero alle proposte di emendamento al decreto legge sulle materie prime critiche, in esame alla Camera, presentate dai partiti di maggioranza proprio per potenziare la comunicazione e semplificare i conferimenti ‘1 contro 0’ e ‘1 contro 1’, ma fatte ritirare dal governo. “È stupefacente che proprio mentre l’Ue ci comunicava l’apertura di una procedura d’infrazione alcuni emendamenti al decreto legge sulle materie prime critiche, delle quali i raee rappresentano la principale forma di approvvigionamento, non abbiano trovato accoglimento né spazio di discussione“, dice Longoni. Per rilanciare la raccolta, chiarisce il direttore generale del CdC Raee, serve soprattutto “tradurre la sensibilità dei cittadini, che non manca, in modalità di conferimento semplici, di prossimità e controllate“. Anche perché meno semplici sono le cose per cittadini e operatori, più aumentano le probabilità che i raee finiscano nella voragine che sottrae numeri e materiali al sistema ufficiale. “Più rendo complicato, burocratico e costoso il ritiro dei raee per un’attività che si occupa di vendere elettrodomestici, maggiore sarà il rischio che questi soggetti cerchino soluzioni ‘easy’ fuori dal perimetro della normativa. Allo stesso tempo – dice – anche i comportamenti dei cittadini devono essere agevolati per evitare che lo sforzo richiesto per conferire uno smartphone usato o una chiavetta usb diventi improponibile, al punto da rendere preferibile gettare i propri raee nell’indifferenziato”.

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