Al Senato è scontro sugli emendamenti al ddl concorrenza che puntano a modificare il perimetro del servizio pubblico rifiuti. Anci e Utilitalia ottengono il ritiro di una proposta a firma Lega, mentre i sindacati bocciano l’iniziativa del M5S
Nella guerra degli emendamenti al disegno di legge sulla concorrenza in esame al Senato l‘ampio fronte parlamentare a favore di una maggiore competizione tra imprese sul mercato dei rifiuti comincia a cedere alle pressioni di Comuni e gestori del servizio pubblico, in allarme per le proposte di modifica al ddl presentato dal governo che, come ricostruito nelle scorse settimane da Ricicla.tv, puntano a ridefinire il perimetro degli affidamenti creando maggiori spazi per gli operatori privati non integrati. È stata infatti ritirata la proposta emendativa presentata dalla Lega, secondo cui “le attività di gestione integrata dei rifiuti urbani affidate in via esclusiva non devono ricomprendere anche le attività di recupero e smaltimento disponibili in regime di libero mercato” e dev’essere compito del gestore affidatario del servizio affidarle “mediante procedure concorrenziali”.
Nei giorni scorsi, in due lettere inviate al governo chiedendo di non dare parere favorevole alla proposta, Anci e Utilitalia avevano parlato di rischio concreto di “disintegrazione del ciclo integrato dei rifiuti” e di uno “spacchettamento” che avrebbe impattato su società private e pubbliche determinando “il blocco dello sviluppo dell’economia circolare in Italia”. “Il rischio – scriveva il sindaco di Lecce Carlo Salvemini, delegato Anci ai rifiuti, è che le già difficili operazioni di realizzazioni di impianti da parte degli ambiti territoriali ottimali (ATO) possano essere ulteriormente rallentate per via dell’incertezza del rientro dei finanziamenti”, estendendo all’intero Paese, secondo Utilitalia, un modello che “oggi nel Centro-Sud dell’Italia ha contribuito a una frammentazione gestionale, con costi più alti e servizi inferiori per cittadini ed ambiente, altresì dipendente da impianti del Nord o dell’estero”.
Ma proposte emendative simili sono state avanzate anche da M5S e Forza Italia, segno che il tema raccoglie un consenso ampio e trasversale, rinforzato anche dalle indicazioni dell’autorità antitrust. A lanciare l’allarme su un emendamento pentastellato (non ritirato) in tutto e per tutto simile all’omologo ritirato dalla Lega sono i segretari confederali di Cgil, Cisl e Uil Emilio Miceli, Andrea Cuccello e Tiziana Bocchi, secondo cui “si tratta di un chiaro attacco all’economia circolare” e di “un’idea che tende a liberalizzare ad ogni costo: anche a costo dell’efficienza, della qualità e della trasparenza”. Secondo i sindacati “è una proposta che al di là delle intenzioni dei presentatori, oggettivamente favorisce quei processi di infiltrazione della criminalità organizzata nella gestione dei rifiuti finalizzati al monopolio di questo settore delicato della vita pubblica”. Parole dure, che danno la misura di quanto, nonostante il dietrofront della Lega, la battaglia sul capitolo rifiuti del ddl concorrenza sia tutt’altro che conclusa. Schermaglie che contribuiranno a far slittare il voto definitivo sugli emendamenti, allungando i tempi per l’approvazione di una delle riforme chiave del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.