Proposte “destinate a consegnare il settore ad indeterminatezza e confusione di ruoli”. Così il presidente di ARERA Stefano Besseghini ha bollato i reiterati tentativi della maggioranza di governo di limitare le attribuzioni del regolatore in materia di rifiuti. Restano “consapevoli incomprensioni” ha detto Besseghini in occasione della presentazione del rapporto annuale. Sugli ‘impianti minimi’, ha detto, serve tenere assieme pianificazione e concorrenzialità
“Soluzioni semplici, binarie e solo apparentemente risolutive, spesso foriere di prolungate fasi di grande instabilità”. Così il presidente di ARERA Stefano Besseghini, in occasione della presentazione del rapporto annuale 2024, ha bollato i tentativi di blitz parlamentare, soprattutto da parte dei partiti di maggioranza, che negli ultimi mesi hanno puntato a limitare le attribuzioni dell’autorità di regolazione in materia di rifiuti urbani. Non ultimo il disegno di legge presentato dal senatore di Forza Italia Claudio Fazzone per sottrarre ad ARERA le competenze in materia di tariffazione. Manovre che “pretestuosamente”, ha detto Besseghini, fanno leva sulle “consapevoli incomprensioni” che ancora caratterizzano il rapporto tra regolatore e regolati, ma che sono “destinate a consegnare nuovamente il settore ad indeterminatezza e confusione di ruoli, quelli si forieri di immobilismo o peggio”, ha chiarito il presidente di ARERA, confermando la volontà dell’autorità di “contribuire a configurare un assetto complessivo della regolazione che garantisca al settore di avere le migliori opportunità di sviluppo“.
Tra i fronti caldi, ha chiarito Besseghini, resta quello della regolazione tariffaria per i cosiddetti ‘impianti minimi’, ovvero infrastrutture indispensabili alla chiusura del ciclo rifiuti sul territorio, oggetto di una lunga querelle amministrativa sfociata in una serie di sentenze del Consiglio di Stato che hanno accolto i rilievi di anti-concorrenzialità formulati dalle imprese, costringendo ARERA a stoppare il meccanismo e a riavviarlo per gli anni 2024 e 2025 dopo aver subordinato l’individuazione degli impianti ai criteri del Programma Nazionale di Gestione dei Rifiuti. Resta tuttavia una “complessità” che deve necessariamente essere “dipanata alla luce del rispetto dei criteri concorrenziali da un lato e delle congruità con gli obiettivi di pianificazione dall’altro”, ha chiarito Besseghini, ricordando che “un importante contributo alla necessaria chiarezza del quadro” potrà arrivare dal tavolo di lavoro istituito dal Ministero dell’Ambiente in attuazione della risoluzione presentata dalla senatrice Silvia Fregolent “con particolare riferimento proprio ai criteri di identificazione degli impianti minimi indispensabili alla chiusura dei cicli regionali di gestione dei rifiuti urbani”.
Quanto alla struttura del settore, la fotografia di ARERA restituisce ancora una volta un quadro caratterizzato da frammentazione organizzativa e gestionale. A maggio 2024, riporta la relazione, risultavano iscritti all’anagrafica operatori dell’autorità 8mila 419 soggetti con un incremento rispetto allo scorso anno di 318 nuovi iscritti. Anche se in progressiva riduzione (3mila 389 rispetto ai 3mila 550 dell’anno precedente), i soggetti iscritti come enti territorialmente competenti permangono in numero elevato, chiarisce ARERA, “a conferma che il processo di organizzazione territoriale del servizio risulta ancora non pienamente completato”. Un ritardo che si riflette anche negli assetti gestionali, che vedono prevalere modelli ancora lontani dalla dimensione industriale. I soggetti iscritti come gestori (pari a 8mila 190) continuano a essere in prevalenza enti pubblici (86%), e risultano accreditati nel 65,8% dei casi per una singola attività (nel 92,1% dei casi quella di tariffazione), mentre il 32,6% degli operatori dichiara di svolgere due o più attività e per quasi la metà di questi (il 48,7%) la combinazione più frequente continua a osservarsi fra l’attività di spazzamento strade e di gestione tariffe. Tra i gestori non enti pubblici la combinazione più frequente si osserva fra quelli che svolgono congiuntamente l’attività di raccolta e trasporto e spazzamento strade (27,6%), mentre solo il 4,8% risulta integrato in tutte le attività.