Nel 2015 in Italia sono state avviate a riciclo oltre 8,2 milioni di tonnellate di rifiuti da imballaggio, pari a circa il 66% dell’immesso a consumo complessivo. Secondo stime del Conai, nel 2018 il tasso di riciclo sull’immesso salirà al 68,7%, mentre circa l’11,8% sarà avviato al recupero energetico. Insomma, a poco meno di vent’anni dalla nascita del sistema consortile, figlio dell’ex ministro dell’Ambiente Edo Ronchi (che lo volle per diffondere la raccolta differenziata in un’Italia ancora acerba sotto il profilo della coscienza ambientale), le cifre parlano chiaro: nonostante le numerose emergenze ancora da risolvere, nel Belpaese di rifiuti urbani se ne riciclano, e tanti anche. Ogni anno, anzi, se ne riciclano di più. Eppure, se da un lato i numeri mettono in mostra un trend assolutamente positivo, dall’altro rischiano invece di nascondere una realtà decisamente più sfumata: quella del mercato dei rifiuti da imballaggio e degli operatori indipendenti del riciclo, che rischiano di rimanere schiacciati dall’enorme peso acquisito dal Conai negli ultimi quattro lustri. Ad invocare una riforma del sistema di raccolta e riciclo degli imballaggi sono state stamattina a Roma le sigle FISE UNIRE – Unione Imprese del Recupero e GMR – Gruppo Materiali Riciclabili, in collaborazione con UNIRIMA (Unione Nazionale Imprese Recupero e Riciclo Macero), in occasione del convegno “Riflessioni sul mercato e sul sistema degli imballaggi”.
Secondo i promotori dell’incontro, infatti «solo la metà dei rifiuti da imballaggio avviati a riciclo nel 2016 è stata gestita dal sistema dei consorzi di filiera facenti capo al Conai (circa il 49%, pari a 3.993 tonnellate, erano poco più di mille nel 1998), mentre la restante parte è stata gestita da operatori indipendenti (4.179 tonnellate, erano già 4mila nel 1998). Dal confronto tra i quantitativi gestiti dai due sistemi si evidenzia quindi come, dalla nascita del sistema consortile, non si siano registrate sostanziali mutazioni dei quantitativi gestiti sul libero mercato, mentre la quota di mercato degli operatori extra-Conai si è ridotta progressivamente a vantaggio di quella gestita dal sistema consortile». Pur riconoscendo che l’aumento delle raccolte differenziate ha senz’altro contribuito negli ultimi anni ad accrescere il peso del Conai sul mercato, i riciclatori spiegano però che buona parte della crescita «è dovuta anche ad uno spostamento verso il sistema consortile di quantitativi prima gestiti sul libero mercato, a questo sottratti dai Comuni tramite il meccanismo dell’assimilazione dei rifiuti speciali (da attività produttive) ai rifiuti urbani».
Anche per questo gli operatori di settore chiedono al legislatore di «apportare correttivi al sistema Conai», nell’ottica di una riforma che spinga il mercato degli imballaggi verso una maggiore concorrenzialità, in linea con l’evoluzione della normativa europea sulla responsabilità estesa del produttore. «La responsabilità del produttore è un principio che va salvaguardato e che ha contribuito al raggiungimento di importanti traguardi di riciclo, anche attraverso l’incremento delle raccolte e una maggiore consapevolezza di imprese e cittadini – ha evidenziato Anselmo Calò, Presidente di FISE UNIRE – tuttavia, occorre ribadire oggi la necessità che Conai e Consorzi svolgano una funzione sussidiaria rispetto al mercato, senza abusare della propria posizione (come invece avviene in alcune filiere del riciclo), ma coniugando il proprio ruolo con la presenza degli operatori privati, in particolare le imprese di recupero; in secondo luogo occorre che siano sempre garantiti il dialogo e la partecipazione di tutti i soggetti della filiera alle politiche dei Consorzi, considerati gli obiettivi di interesse pubblico che questi ultimi perseguono e l’importanza dei recuperatori per il raggiungimento degli stessi obiettivi».
Del resto, che il mercato italiano dei rifiuti da imballaggio presenti notevoli criticità sotto il profilo della concorrenza e che il Conai sia cresciuto negli anni anche sottraendo materia ai riciclatori indipendenti in virtù della sua posizione preminente e del controverso “meccanismo dell’assimilazione” lo aveva rilevato nei mesi scorsi anche l’Autorità garante della concorrenza e del mercato in un dossier dedicato proprio al tema della gestione dei rifiuti urbani in Italia. “Questo modello – spiegava l’Antitrust riferendosi al Conai – ha contribuito significativamente all’avvio e al primo sviluppo della raccolta differenziata urbana e del riciclo in Italia. Ma ormai sembra aver esaurito la propria capacità propulsiva e produce risultati non più al passo con le aspettative. Il modello verso il quale muoversi – suggeriva l’Agcm – dovrebbe essere la creazione di un mercato dei sistemi di gestione (cosiddetti compliance scheme) che, in concorrenza tra loro, offrano ai produttori di imballaggi il servizio di gestione dei relativi rifiuti. Nel medio-lungo periodo, e mantenendo gli opportuni obblighi di servizio pubblico, sarebbe poi opportuno conferire ai compliance scheme, finanziati dai produttori, la piena responsabilità finanziaria e gestionale della frazione della raccolta differenziata costituita dagli imballaggi confluiti nella raccolta urbana, inclusa la gestione della raccolta, lasciando nella responsabilità degli Enti Locali soltanto la gestione e i costi della raccolta della frazione indifferenziata e della frazione organica».