Anche nel 2024 la concorrenza dei polimeri riciclati provenienti dai paesi asiatici, sta mettendo in ginocchio i riciclatori europei costringendo molte aziende alla chiusura, denuncia Plastics Recyclers Europe. Che chiede la creazione di un mercato unico a livello dell’Ue e misure di protezione dai polimeri non tracciati d’importazione
Il mercato europeo è “inondato” da polimeri riciclati d’importazione, quasi sempre in assenza di informazioni sulla tracciabilità, mentre le imprese del Vecchio Continente faticano a trovare collocazione per i propri prodotti e stanno sprofondando in una recessione che minaccia livelli occupazionali e investimenti. L’associazione dei riciclatori di plastica Plastics Recycles Europe torna a lanciare l’allarme per “la crescente mancanza di domanda di riciclati prodotti in Europa, la riduzione degli investimenti nel riciclo interno e l’aumento delle importazioni di polimeri riciclati extra Ue”, scrive PRE in una nota. Una “tendenza al ribasso” che negli ultimi anni “ha soffocato l’industria europea”, sprofondata in una recessione che tra 2023 e 2024 ha già costretto numerosi operatori a chiudere bottega. Senza la creazione di un mercato singolo per rifiuti in plastica e polimeri riciclati, con barriere all’ingresso per le importazioni da paesi terzi, avverte l’associazione, sarà impossibile rilanciare gli investimenti necessari a raggiungere gli ambiziosi obiettivi europei di sostenibilità e circolarità.
Anche nel 2024, infatti, la concorrenza, insostenibile, con i polimeri riciclati d’importazione ha messo in ginocchio i riciclatori Ue. Chiamati a misurarsi sul mercato con prodotti provenienti soprattutto da India, Cina e Turchia e scambiati a prezzi più competitivi dei riciclati ‘made in Ue’. “Questa situazione – chiarisce il presidente di PRE Ton Emans nella nota diffusa oggi dall’associazione – mina i progressi e gli investimenti fatti per migliorare i processi di riciclo. Molti riciclatori stanno lottando per sopravvivere in un mercato inondato da importazioni incontrollate che non soddisfano i requisiti dell’Ue”. Dietro i prezzi più vantaggiosi dei polimeri d’importazione, infatti “c’è un gap in termini di costo dell’energia, ma anche di controlli e normative“, spiegava all’inizio di quest’anno Paolo Glerean, membro del board di Plastics Recyclers Europe.
Schiacciati dalla concorrenza dei polimeri d’importazione, nel 2023 secondo stime di PRE i prezzi dei materiali riciclati sono diminuiti fino al 50%. Un declino che riguarda tutti i polimeri riciclati e che, nel caso del rPET, ha visto le importazioni nell’UE aumentare del 20% dal secondo trimestre del 2022 al secondo trimestre del 2023 con una parallela diminuzione della domanda di polimeri riciclati prodotti in Ue stimata nell’ordine del 10%. In Italia, secondo l’associazione nazionale dei riciclatori Assorimap, la domanda stagnante e la concorrenza dei polimeri vergini e riciclati d’importazione ha fatto crollare i fatturati delle imprese segnando un -31% nel confronto con il 2022, che era già stato segnato dallo shock energetico.
Per rispondere a questa situazione, chiarisce PRE, “sarà importante limitare l’ingresso nel mercato delle importazioni che non soddisfano i requisiti ambientali dell’Ue, come raccomandato nel rapporto sulla competitività dell’Ue redatto da Mario Draghi“. Il rischio, altrimenti, è che i nuovi target di contenuto minimo riciclato nelle nuove produzioni, a partire dagli imballaggi, si trasformino da misura traino in un vero boomerang per i riciclatori europei. “Le misure e gli obiettivi introdotti negli atti fondamentali della legislazione europea devono ora essere applicati con urgenza ed efficacia. Tuttavia – chiarisce PRE – dato lo stallo della crescita del settore, il raggiungimento di questi obiettivi è attualmente irrealistico, poiché le capacità dovrebbero almeno raddoppiare entro il 2030”. A meno di radicali inversioni di rotta, sarà molto difficile mobilitare tra i 6,7 e gli 8,6 miliardi di euro di investimenti che la BEI calcola come necessari per centrare il target dei 10 milioni di polimeri riciclati sostituiti al materiale vergine entro il 2025 previsto dalla strategia Ue sulla plastica.