In questo numero di Ricicla Lex, Tiziana Cefis, giurista ambientale e responsabile della formazione per lo Studio Amb di Bergamo, offre un’analisi dettagliata del quadro normativo in materia di “End of Waste” chiarendone gli obiettivi, il campo d’applicazione e le responsabilità. Una recente sentenza del Tar Veneto offre infatti lo spunto per riflettere sulle criticità relative alla disciplina di legge sul “fine rifiuto”, ovvero l’insieme dei parametri in base ai quali un rifiuto, sottoposto ad operazioni di recupero, cessa di essere tale e può considerarsi materia prima seconda a tutti gli effetti. Uno strumento fondamentale ai fini della promozione di una vera economia circolare, ma la sua applicazione sul territorio nazionale è tutt’altro che omogenea e si traduce, in non pochi casi, in un vero e proprio incubo burocratico che frena sviluppo ed investimenti nel settore del riciclo. Alla base del problema c’è soprattutto l’eterogenea lettura della normativa data dalle autorità responsabili del rilascio delle autorizzazioni ordinarie (in primo luogo le Regioni) agli impianti che effettuano operazioni di recupero di materia dai rifiuti.