RENTRi: “Sistema funziona, ma serve un nuovo decreto direttoriale”

di Luigi Palumbo 19/02/2025

La nuova tracciabilità dei rifiuti è operativa da poco meno di una settimana, senza grossi scossoni sul piano tecnologico ma con tanti dubbi sulle modalità operative. “Auspichiamo elasticità da parte degli enti di controllo, ma serve soprattutto un nuovo decreto direttoriale su registri e formulari”, spiega a Ricicla.tv la consulente Tiziana Cefis


“Il RENTRi è partito e sta funzionando”. E la proroga chiesta dal Senato? “Inutile, ha generato solo confusione”, Quindi tutto bene? “No, perché tra gli operatori l’incertezza è ancora tanta e serve che il MASE li rassicuri”. Istantanee di una settimana di passione, dopo lo ‘switch day’ dalla vecchia alla nuova tracciabilità dei rifiuti che lo scorso 13 febbraio ha segnato il pensionamento dei vecchi modelli di registri e formulari, sostituiti dai nuovi format, e l’avvio dei registri digitali per le prime imprese iscritte al nuovo sistema informatico RENTRi. “Sono stati sette giorni impegnativi per le imprese – racconta a Ricicla.tv Tiziana Cefis, consulente ambientale – che nell’arco di 24 ore hanno cambiato regime e in molti casi anche assetto organizzativo, in particolare per chi è passato al registro digitale. Nonostante tutto la piattaforma RENTRi ha retto e funziona. Purtroppo è mancata una vera fase di sperimentazione sul campo che ci consentisse di camminare più sicuri in questi primi giorni”. E il fatto che le istruzioni operative siano ancora lontane dall’essere cristallizzate di sicuro non aiuta.

Se dal punto di vista tecnologico, eccezion fatta per qualche rallentamento nelle primissime fasi, il passaggio alla nuova tracciabilità non desta particolari preoccupazioni, “il problema vero – chiarisce Cefis – restano le difficoltà interpretative della norma di riferimento, mai risolte, e soprattutto quelle legate alle modalità di compilazione dei nuovi modelli di registri e formulari“. Che in questi sette giorni hanno messo sotto pressione principalmente i gestori di rifiuti. “Gli impianti, in particolare, hanno iniziato a ricevere formulari mal compilati o compilati secondo modalità non condivise, visti i dubbi che ancora rimangono, e hanno fatto fatica ad accettare i carichi di rifiuti in ingresso”. Se il carico si blocca a lungo per una disputa sulla compilazione del formulario, oppure viene respinto, il sistema si ingolfa. “Ecco perché il mio consiglio in molti casi è stato quello di sorvolare su alcune inesattezze minori e privilegiare la correttezza delle informazioni necessarie a garantire la tracciabilità”. Una forma di elasticità “che in questa prima fase auspichiamo possa essere adottata anche dagli enti di controllo, sperando che il Ministero dell’Ambiente possa dare indicazioni in questo senso”, dice Cefis.

Parlando di elasticità, ne servirebbe un po’ di più anche al RENTRi. Il sistema funziona e regge, ma in questa fase “è ancora molto rigido e in tanti casi mal si adegua alle complesse modalità di gestione degli impianti – spiega la consulente – cosa che ha causato problemi di invio dei dati e conflitti anche con quanto prevedono le modalità di compilazione dei registri indicate nei decreti direttoriali. Un esempio su tutti: per i consorzi, che devono essere inseriti nel campo ‘intermediario’, la normativa non prevede iscrizione all’Albo Nazionale Gestori Ambientali, ma se non si compila il campo dell’iscrizione il sistema non accetta il dato”. Una minuzia, certo, ma parte di una lunga lista di errori che non agevola la transizione.

“Il decreto direttoriale sulle modalità di compilazione di registri e formulari è del dicembre 2023 e deve essere aggiornato. Anche perché contiene diversi refusi – dice Cefis – alcune tabelle sono state rettificate, ma solo tramite news pubblicate sul portale di supporto, dove tra l’altro nei giorni scorsi sono comparse anche nuove modalità operative e casistiche d’uso“. Una pubblicazione “repentina, a sistema già avviato” che ha colto di sorpresa tutti, imprese, consulenti e software house e “che ha creato molta confusione”. Le software house, nello specifico, già in affanno “nel rincorrere gli aggiornamenti software rilasciati da Ecocerved, ora sono costrette anche ad adeguare i gestionali alle nuove indicazioni operative”, dice la consulente.

“Non è il modo più corretto di procedere”, spiega, né tanto meno quello concordato all’inizio dell’intero processo di costruzione della nuova tracciabilità, quando il MASE, di concerto con le principali associazioni di imprese, aveva deciso di demandare la definizione dei dettagli tecnici del sistema all’adozione di decreti direttoriali. Da sottoporre, com’è stato fin qui, a una fase di consultazione preliminare. “È stato fatto un grande lavoro sul portale di supporto – riconosce la consulente – ma un conto è risolvere dubbi interpretativi, un altro fissare casistiche d’uso e modalità di compilazione nuove, diverse da quanto disposto un anno fa. Mi auguro che in tempi brevi il decreto direttoriale con le istruzioni possa essere pubblicato in una versione nuova, corretta e aggiornata. Anche per dare sicurezza maggiore a tutti i soggetti coinvolti”.

A proposito di sicurezza, in una fase tanto delicata di certo non giova il caos scatenato dal Senato con il tentato blitz sulle tempistiche di avvio del sistema portato avanti durante la conversione del ‘milleproroghe’. “Ha creato tantissima confusione e ancora ne sta creando – dice Cefis – stiamo provando a spiegare alle imprese che questo tentativo di prolungare di 60 giorni l’avvio della nuova tracciabilità è destinato a cadere nel vuoto visto che mancano i tempi tecnici per portarlo a termine. Non serve assolutamente a nulla. Quello che ci si aspettava è un’attenzione maggiore da parte del MASE. E invece tutto tace”.

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