Camere di Commercio ingolfate, software house e studi di consulenza presi d’assalto. A una settimana dall’avvio della nuova tracciabilità dei rifiuti le imprese sono nel caos. “In queste condizioni non si può partire”, dice l’esperta Tiziana Cefis. E anche il desanzionamento allo studio in Senato rischia di rivelarsi inutile
“In queste condizioni non si può partire”. Quando manca poco più di una settimana alla chiusura del primo scaglione di iscrizioni al nuovo sistema informatico di tracciabilità dei rifiuti, all’entrata in vigore dei nuovi format di registri di carico e scarico e formulari e all’obbligo per gli iscritti al RENTRi di tenere il registro in via esclusivamente digitale, il clima che si respira è “pesante”, racconta a Ricicla.tv Tiziana Cefis, esperta e consulente ambientale tra i più stimati a livello nazionale. Che dal suo osservatorio, nel cuore della Lombardia operosa, fotografa uno stato di generalizzato affanno su tutti i fronti. Soprattutto tra i produttori di rifiuti, e non solo tra quelli obbligati all’iscrizione al RENTRi nel primo scaglione, che dovranno adottare il registro digitale.
“Il 13 febbraio rappresenta lo spartiacque tra vecchia e nuova tracciabilità per tutti, e anche i soggetti non iscritti al RENTRi dovranno adottare i nuovi modelli di registri di carico e scarico e di FIR – spiega – ma sono tantissime le imprese che se ne stanno rendendo conto solo adesso“. Una presa d’atto tardiva che, soprattutto nelle regioni con il tessuto produttivo più sviluppato e variegato, sta vanificando l’avvio anticipato delle operazioni di vidimazione dei nuovi registri cartacei per i soggetti non iscritti al RENTRi. Pur essendo partite già lo scorso 4 novembre, le Camere di Commercio sono ingolfate e “in tanti casi qui in Lombardia stanno fissando gli appuntamenti ben oltre il 13 febbraio”, dice Cefis. Chi per quella data non avesse vidimato il nuovo format non potrà registrare alcuna movimentazione.
Se i produttori non obbligati all’iscrizione al RENTRi stanno ingolfando le Camere di Commercio, dai primi di gennaio quelli obbligati hanno invece preso d’assalto studi di consulenza e software house. Entro il prossimo 13 febbraio i produttori iniziali con più di 50 dipendenti dovranno iscriversi al RENTRi e adottare il nuovo registro in modalità esclusivamente digitale, utilizzando i servizi di supporto gratuiti, ma basici, sulla piattaforma RENTRi o software gestionali. Ma la portata della transizione è stata sottovalutata da molti, che ora provano tardivamente a correre ai ripari. “Anche chi con il tradizionale sistema cartaceo era pienamente autonomo si sta rivolgendo a noi consulenti per la tenuta del registro digitale, perché ne ha molto timore” avverte Cefis. Timore che, va detto, in molti casi è figlio di una colpevole mancanza di preparazione. “Nonostante gli sforzi profusi dall’Albo Nazionale Gestori Ambientali e dalle Camere di Commercio per formare tutti gli operatori – chiarisce l’esperta – molti non hanno mai frequentato un corso, né letto il regolamento RENTRi o il decreto direttoriale sulle modalità di compilazione dei nuovi format di registri e formulari”.
Che si tratti di superficialità, scetticismo rispetto all’effettivo avvio della piattaforma o di inadeguatezza dell’attività formativa messa in campo, il risultato non cambia. “In una situazione simile – dice Cefis – pensare a un avvio senza intoppi è difficile“. Non va meglio per chi sta provando in extremis a passare a un gestionale sperando possa semplificargli la vita. “In questi giorni – spiega – le case di software non riescono a rispondere alle richieste di nuove installazioni perché fanno fatica ad adeguare i sistemi di chi è già loro cliente”. E infatti l’affanno sul fronte software pesa anche sulle più strutturate e (almeno in teoria) informate imprese del primo scaglione di iscrizioni, quelle che trasportano, commerciano o trattano rifiuti, la maggior parte delle quali è già abituata a utilizzare applicativi gestionali, di mercato o interni, per gli adempimenti sulla tracciabilità. Ma di fronte all’avvio contestuale dei nuovi format di registri di carico e scarico, della digitalizzazione del registro e dell’interoperabilità con il RENTRi “sono in tanti ad avere grosse difficoltà” spiega Cefis. Anche perché le funzioni di interoperabilità nei software gestionali utilizzati dalle imprese sono state rilasciate di fatto solo alla fine del 2024, lasciando poco tempo per sperimentarle e consolidare le prassi operative prima del 13 febbraio.
Colpa delle software house? “No – precisa Cefis – visto che l’intera sperimentazione dell’interoperabilità condotta da Ecocerved (società informatica delle Camere di Commercio) con le imprese ICT ha fatto registrare ritardi“. La prima fase è partita a fine 2021 “ma è stata condotta sui vecchi modelli di registri di carico e scarico”, spiega Cefis, mentre le demo sul sistema che partirà il 13 febbraio sono state avviate solo ad aprile 2024, in ritardo di diversi mesi rispetto al calendario concordato con le software house. In più “a oggi il sistema non è ancora cristallizzato, con continui aggiornamenti e integrazioni”. Gli ultimi solo pochi giorni fa. “Le software house – spiega la consulente – stanno rincorrendo le modifiche” ed entro il 13 febbraio ogni modifica andrà integrata e spiegata ai clienti che dovranno utilizzare il software. “Una situazione di grande criticità”, dice Cefis. “Ho sempre avuto fiducia nel nuovo sistema, ma quello che vedo in questi giorni è che le imprese sono davvero in grande difficoltà”.
Nel frattempo in commissione affari costituzionali del Senato si lavora alla conversione del decreto milleproroghe. Questa settimana si votano gli emendamenti e tra quelli segnalati ce ne sono tre che puntano a spostare al 13 giugno la finestra delle iscrizioni (emendamenti Lega e M5S) e al 12 agosto l’avvio delle sanzioni per il mancato invio dei dati al RENTRi (emendamento FdI). Ma il governo ha già fatto sapere di non voler aprire a una modifica delle tempistiche di iscrizione, considerandolo come un brutto segnale da lanciare all’Ue, visto che il tema della tracciabilità è sia nel PNRR che in una delle ultime procedure d’infrazione aperte ai danni dell’Italia. Resta l’ipotesi desanzionamento, ma servirà? “Se riguarda solo l’obbligo di invio dei dati al RENTRi non risolve il problema – chiarisce Cefis – visto che le maggiori criticità riguardano i nuovi format di registri e formulari e le modalità di compilazione”. Sulle quali, osserva la consulente, “è mancata una vera sperimentazione”. Magari con una sorta di “doppio binario, come fu con il vecchio Sistri”. Eterogenesi dei fini. Nel caos di questi giorni il vecchio, inutile e contestato sistema – “l’innominabile”, dice Cefis – rischia di diventare suo malgrado modello di virtù.
Dal nord al sud tutto nella stessa situazione, le software house per la scarsità di tempo non sono riuscite a dare un prodotto finito, aimè ci sarà un primo periodo di caos che i consulenti dovranno fare da cuscinetto per gli approcci al RENTRI, in bocca al lupo a tutto il settore
Noi fra 9 giorno dovremo chiudere! Nonostante ci siamo iscritti regolarmente, il programma non è pronto e usare il sistema rentri per poi passare al programma gestionale nostro sarebbe un vero disastro. Inoltre, l’assistenza Rentri è un robot sul sito, è impossibile parlare a telefono con qualcuno, come è possibile una cosa del genere! Con altre imprese scriveremo al Presidente della Republica. Parte una rivoluzione del genere e non puoi chiamare nessuno, da criminali.
Buonasera, c’è poco tempo per poter sperimentare ed apprendere la nuova procedura. Si parte subito, credendo di poter sapere……manca il periodo di prova. Potevano inviare un modello gestionale in cui una ditta potevamo con i propri dati esercitarsi e poi far entrare in vigore tutto quanto.
Per poter imparare a camminare occorre fare piccoli passi e poi potremo correre….