Meno di tre mesi all’apertura delle iscrizioni al nuovo sistema di tracciabilità dei rifiuti RENTRI. “Bisogna arrivare il prima possibile al consolidamento delle procedure informatiche – spiega Chiara Leboffe di Assoambiente – ma prima di tutto bisogna ricevere i chiarimenti normativi. È quindi difficile ipotizzare che il tempo rimasto per metterle a terra all’interno delle aziende possa essere sufficiente”
Si registra “un mix di impegno, fiducia e preoccupazione” tra le imprese di gestione dei rifiuti che a partire dal prossimo 15 dicembre dovranno iscriversi al nuovo sistema informatico di tracciabilità dei rifiuti RENTRI, secondo Chiara Leboffe di Assoambiente. Perché se da un lato, dice a Ricicla.tv, c’è impegno “per stare al passo, in termini di formazione, con gli sviluppi del sistema”, e fiducia “che vengano accolte le proposte operative avanzate dalle associazioni per declinare la tracciabilità per tutte le fattispecie, cosa che ancora non è” dall’altro lato “c’è preoccupazione per le tempistiche stringenti”.
Il primo scaglione di operatori – che include anche i gestori di rifiuti – dovrà adottare il nuovo registro digitale di carico e scarico entro il 13 febbraio 2025. Nell’arco dei prossimi cinque mesi le imprese saranno quindi chiamate ad adeguare organizzazione, prassi e procedure alle nuove regole della tracciabilità informatica. Tempi ridotti all’osso per i gestori di rifiuti, che movimentano flussi enormi e che quindi non opereranno sul portale RENTRI ma in interoperabilità con i propri programmi gestionali. Programmi che molte delle software house stanno tuttora adeguando ai parametri forniti dal Ministero dell’Ambiente e da Ecocerved. “La demo e l’attività formativa sono disponibili da poco più di tre mesi ma, soprattutto, mancano ancora i chiarimenti normativi sulle modalità per attuare la tracciabilità digitale per molte fattispecie operative e questo non consente lo sviluppo dei casi d’uso per l’interoperabilità, bloccando di fatto l’implementazione dei sistemi gestionali. C’è molto ritardo rispetto alle attese – spiega Leboffe – e questo sta continuando a far slittare in avanti il necessario adeguamento dell’organizzazione aziendale funzionale a recepire le differenti dinamiche derivanti dall’introduzione del RENTRI. Tra l’altro, nel caso di aziende più strutturate si tratterà di una riorganizzazione che impatta molto. La preoccupazione c’è, e se le criticità non saranno affrontate e risolte con estrema urgenza potrebbero ostacolare, o addirittura compromettere, l’operatività del RENTRI”.
Ai tempi stringenti per l’adeguamento di software e procedure aziendali si aggiunge l’incertezza che ancora avvolge diversi aspetti operativi di dettaglio. “Bisogna declinare le modalità di tracciabilità per tutte le filiere, a partire da quelle più complesse, che hanno casistiche peculiari – dice Leboffe – come nel caso dell’autodemolizione o della gestione di discariche, sui cui è necessario avere indicazioni puntuali per evitare di lasciare spazio a interpretazioni difformi a livello locale che creerebbero alterazioni della concorrenza”. Un pericolo da scongiurare anche mettendo ordine nel quadro normativo e amministrativo di riferimento.
Ancora tanti, insomma, i nodi da sciogliere per mettere le imprese nelle condizioni di calare agevolmente il sistema nella propria operatività quotidiana. La priorità, dice Leboffe, resta quella di “arrivare il prima possibile al consolidamento delle procedure informatiche per fare sì che le software house possano, a bocce ferme, adeguare i gestionali per i propri clienti”. Allo stato attuale, tuttavia, al sistema manca ancora un pezzo importante, visto che la sperimentazione per la trasmissione dei dati del formulario digitale è ancora in corso. “È vero che l’operatività del FIR digitale arriverà solo a febbraio del 2026 – spiega – ma si tratta di una funzionalità fondamentale per avere una visione organica e completa del sistema”. Quanto prima se ne conoscerà il dettaglio tecnico, tanto prima si darà modo alle software house di adeguare i propri gestionali e alle imprese di adattare le proprie prassi operative. “È necessario che tutte le funzionalità vengano implementate pienamente e che l’area demo rispecchi tutto ciò che avverrà nella fase operativa del sistema – sottolinea Leboffe – ma, ripeto, è difficile ipotizzare che il tempo a disposizione per la messa a terra delle nuove procedure all’interno delle aziende possa essere sufficiente a distanza di soli tre mesi dalla partenza del sistema”.