L’incentivo alla rottamazione delle apparecchiature televisive fa crescere le quantità di Raee raccolte nel 2021, in aumento di oltre il 5% sull’anno precedente. Ma il Centro di Coordinamento avverte: “In vista dell’ulteriore incremento previsto tra aprile e giugno il Ministero della Transizione Ecologica accolga l’appello per una deroga sugli stoccaggi”
Il ‘Bonus TV’ spinge la raccolta di rifiuti elettrici ed elettronici, che nel 2021 è cresciuta di oltre il 5% rispetto all’anno precedente, restando tuttavia lontana dai target vincolanti imposti dall’Ue. Lo comunica il Centro di Coordinamento Raee nell’ultimo rapporto annuale, che raccoglie e sintetizza i risultati raggiunti dai sistemi collettivi dei produttori. Oltre 385mila le tonnellate raccolte nel 2021, con un aumento di più di 19mila tonnellate sul 2020 pari al +5,3%. In crescita anche il dato sulla raccolta pro capite, che si attesta a 6,46 kg per abitante. “Siamo soddisfatti dei risultati conseguiti nel 2021 che si confermano in linea con gli incrementi registrati negli ultimi anni – dichiara il presidente del Centro di Coordinamento Bruno Rebolini – è la dimostrazione della bontà del sistema coordinato dal CdC Raee e del lavoro fatto da tutti i gestori della raccolta: Comuni, aziende della gestione rifiuti insieme a distributori e installatori di apparecchiature elettriche ed elettroniche”.
Osservando nel dettaglio i dati, spicca il +22,2% della raccolta di R3, il raggruppamento che comprende i vecchi televisori che da soli hanno rappresentato quasi i due terzi dei volumi di Raee raccolti in più rispetto al 2021. Un incremento “eccezionale” spiega il CdC Raee, concentrato quasi tutto nell’ultimo quadrimestre dell’anno, ovvero a ridosso dell’introduzione del cosiddetto ‘Bonus TV’, l’incentivo alla rottamazione delle vecchie apparecchiature televisive attivato nell’agosto del 2021 per accompagnare la prima fase dello ‘switch off’ del digitale terrestre. “Si è trattato di una dinamica sicuramente positiva – commenta Rebolini – che, per la modalità prevista, ha favorito l’incremento dei flussi legali”.
Dall’altro lato però lo ‘tsunami’ di vecchi televisori “eccezionale e repentino” sta mettendo in seria difficoltà gli operatori della filiera, dai punti vendita della grande distribuzione ai centri di raccolta, passando per gli impianti di trattamento “al punto che – spiega il presidente del CdC – tutte le associazioni di categoria hanno promosso una richiesta al Ministero della Transizione Ecologica per favorire lo stoccaggio dei televisori ritirati in attesa di trattamento”. Un appello rimasto fin qui inascoltato e che il CdC torna a rilanciare “in vista dell’ulteriore incremento previsto tra aprile e giugno – dice Rebolini – quando il passaggio al nuovo digitale terrestre avrà coinvolto tutte le regioni italiane”.
Tornando ai dati sulla raccolta, si registrano aumenti in tutte le principali categorie, con in testa i grandi bianchi (R2) che si attestano al +3,1% per un totale di 129mila 535 tonnellate confermandosi ancora una volta la tipologia di apparecchiature a fine vita più raccolte. Diminuisce per contro la raccolta di piccoli elettrodomestici ed elettronica di consumo (R4) che a seguito di una contrazione dell’1,4% si ferma a 77mila 308 tonnellate, “Per invertire il trend e incrementarne i flussi in maniera significativa – spiega Rebolini – da qui ai prossimi anni saranno richiesti sforzi considerevoli e investimenti”. Guardando al dato territoriale, è il Sud a registrare la maggiore crescita, pari a un incremento del 7,18% rispetto all’anno precedente, per un totale di 97mila 195 tonnellate, seguito dal +4,8% del Nord, pari a 201mila 130 tonnellate e dal +4,37% del Centro, con 86mila 127 tonnellate.
Tra le regioni, il primato della raccolta pro capite va ancora una volta alla Valle d’Aosta, che con 11,09 kg per abitante è la sola a essersi allineata al target europeo. A partire dal 2019 infatti ogni Stato membro dell’Ue dovrebbe assicurare ogni anno un ‘tasso di ritorno’ pari ad almeno il 65% del peso medio delle apparecchiature immesse a consumo nei tre anni precedenti, ovvero una raccolta di circa 11 kg per cittadino. A livello nazionale nel 2021 la media resta però decisamente lontana: 6,46 kg. “Anno dopo anno questo divario, seppur lentamente, è destinato a colmarsi. Come Centro di Coordinamento ne siamo convinti, per questo motivo proseguiremo nel percorso intrapreso quasi 15 anni fa, continuando a investire in comunicazione e impegnandoci a sviluppare nuovi modelli e soluzioni organizzative per rispondere sempre e meglio alle nuove richieste e sfide che il mercato ci presenta” commenta il presidente Rebolini.
I motivi del ritardo, che peraltro accomuna non pochi Paesi dell’Ue, sono diversi. Dalla difficoltà di intercettazione dei Raee di minori dimensioni alla insufficiente distribuzione di centri di raccolta nelle regioni meridionali. Ma a pesare sulle performance italiane è anche la concorrenza del traffico illegale (resa ancor più agguerrita dalla crisi del mercato delle materie prime), così come la mancata adozione del decreto che avrebbe dovuto riorganizzare i raggruppamenti di Raee a seguito dell’entrata in vigore del cosiddetto ‘open scope’, che dall’agosto del 2018 ha ampliato il ventaglio delle apparecchiature elettriche che una volta giunte a fine vita sono da considerarsi a tutti gli effetti dei Raee. E così da quasi quattro anni le quantità di immesso a consumo sulle quali calcolare il ‘tasso di ritorno’ sono aumentate, ma la mancata adozione del decreto impedisce ancora oggi agli operatori di classificare e quindi di conteggiare correttamente i Raee raccolti. Contribuendo a tenere lontano il target Ue.
“Per far crescere i flussi – dichiara Rebolini – è essenziale agire su più fronti: occorre promuovere la creazione di una rete di raccolta più capillare e di prossimità, bisogna investire su una comunicazione dedicata e puntuale – tanto più necessaria e fattibile in vista dell’entrata in vigore del decreto sui raggruppamenti attuativo dell’open scope – occorre probabilmente prendere in considerazione nuove modalità a supporto della raccolta. Urge infine – aggiunge il presidente del CdC coinvolgere in una collaborazione fattiva e trasparente nuovi soggetti professionali che gestiscono particolari categorie di apparecchiature così da contrastare la sottrazione di volumi consistenti da parte dei canali paralleli”.