Il nuovo regolamento sulla cessazione della qualifica di rifiuto per gli inerti da costruzione e demolizione entrerà in vigore il prossimo 26 settembre e abrogherà il contestato decreto 152 del 2022. I produttori di aggregati recuperati avranno 180 giorni per adeguare le proprie autorizzazioni
Riciclo dei rifiuti inerti, il Ministero dell’Ambiente ci riprova. Dopo una lunga gestazione è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto firmato dal ministro Gilberto Pichetto Fratin che stabilisce nuovi parametri in base ai quali, a seguito di un adeguato processo di recupero, le componenti inerti dei rifiuti da costruzione e demolizione possano essere considerate ‘end of waste’, ovvero un prodotto a tutti gli effetti, pronto a essere reimmesso sul mercato per sostituire inerti naturali. Il testo entrerà in vigore il prossimo 26 settembre e abrogherà, sostituendolo, il decreto ministeriale 152 del 2022, duramente contestato dagli operatori dell’edilizia e delle infrastrutture. A partire dalla data di entrata in vigore i produttori di aggregati recuperati avranno 180 giorni per presentare un aggiornamento della comunicazione di inizio attività o l’istanza di aggiornamento dell’autorizzazione ambientale.
A meno di due anni dall’entrata in vigore, scattata il 4 novembre del 2022, si prepara dunque a essere definitivamente abrogata la prima versione del decreto ‘end of waste’ inerti, che era stata bocciata dalle imprese soprattutto per la natura troppo restrittiva dei limiti imposti alla presenza di contaminanti negli aggregati recuperati. Limiti che, secondo gli operatori del riciclo, avrebbero condotto al blocco delle lavorazioni negli impianti di recupero con ripercussioni a catena lungo l’intera filiera edile. Gli allarmi delle imprese, condivisi anche dal Consiglio di Stato in un parere nel quale si invitava il Ministero a valutare “la logicità e proporzionalità complessiva della manovra normativa”, avevano spinto il dicastero ad avviare da subito un tavolo di lavoro con ISPRA e ISS per aggiornare il decreto. Che nella sua nuova versione, infatti, prevede una tabella tripartita con valori limite differenziati per ogni contaminante, a seconda dell’utilizzo cui l’aggregato recuperato sarà destinato: più elevate le soglie per quelli da destinare a recupero ambientale, riempimento e colmata, meno severe quelle per applicazioni avanzate che vanno dalla realizzazione di miscele bituminose al confezionamento di calcestruzzi.
Tra le altre novità del nuovo decreto anche l’inclusione dei rifiuti da costruzione e demolizione abbandonati nell’elenco dei codici ammessi per la produzione di aggregati recuperati, l’aggiunta della UNI EN 13108 tra le norme tecniche di riferimento per la certificazione Ce dell’aggregato recuperato e l’aggiornamento della tabella con le norme tecniche per l’utilizzo. Interventi che secondo le imprese superano molte delle criticità applicative della prima versione del decreto, anche se resterebbero ancora diversi nodi da sciogliere, come l’esclusione dei rifiuti inerti interrati dall’elenco di quelli ammissibili al riciclo o le limitazioni all’utilizzo di aggregati in riempimenti e ripristini. Del resto è il Ministero stesso a non escludere l’eventualità di ulteriori ‘fine tuning’ della disciplina, visto che il nuovo regolamento prevede un periodo di 24 mesi entro il quale “valutare l’opportunità” di istituire un tavolo di monitoraggio stabile ed eventualmente “procedere a una revisione dei criteri” sulla base delle evidenze emerse. Stando a quanto dichiarato dalla vice ministro dell’Ambiente Vannia Gava, il tavolo di confronto permanente con i portatori d’interesse sarebbe stato già costituito nei giorni scorsi e sarebbe quindi pronto a seguire l’evolversi della fase applicativa del nuovo decreto.
Secondo ISPRA, nel 2022 l’Italia ha prodotto 60 milioni di tonnellate di rifiuti da costruzione e demolizione, 54,7 dei quali rappresentati da rifiuti minerali, con un tasso di riciclo e preparazione al riutilizzo del 79,8%, superiore all’obiettivo Ue del 70% al 2020. Le attività di recupero hanno trattato 43,3 milioni di tonnellate di rifiuti inerti, e gli aggregati recuperati sono stati utilizzati prevalentemente in rilevati e sottofondi stradali. Dopo l’approvazione dei nuovi CAM per la manutenzione delle strade e autostrade, che promettono di spingere ulteriormente gli impieghi tradizionali, l’obiettivo del decreto ‘end of waste’, tra gli altri, è quello promuoverne anche le applicazioni più nobili, come l’impiego nel confezionamento di calcestruzzi.
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