Riciclare il 55% della plastica entro il 2025: questo l’obiettivo di recupero di materia che pone la Commissione Europea con il pacchetto di misure per l’Economia Circolare. La sfida della plastica, come sottolineato anche in occasione dell’ultimo World Economic Forum, passa soprattutto attraverso l’implementazione di schemi di riuso e riciclo in grado di migliorare economicità e qualità del mercato delle plastiche, specie degli imballaggi. La prima chiave di questa trasformazione passa attraverso due parole chiave: innovazione e design. Anzi, ecodesign.
Secondo le ultime statistiche dell’Eurostat, che – vale la pena sottolineare – si riferiscono al 2014, il riciclo di imballaggi in plastica per l’Unione a 28 è fermo al 39,5%: in altre parole si tratta di incrementare le statistiche del 15% in meno di dieci anni. Stando a quanto emerso nel corso dell’ultima edizione della Petcore Europe Conference a febbraio, il problema risiederebbe soprattutto nei prodotti e nei polimeri diversi dalle bottiglie in PET, che invece fanno ancora la figura di “prime della classe” costituendo un segmento in grado di superare sin d’ora quota 55% di materia riciclata sull’immesso a consumo.
Mentre, tuttavia, i numeri del riciclo tendono ad aumentare costantemente, a minare la puntualità del raggiungimento dei target europei sulla plastica potrebbe esserci un trend negativo legato proprio alle bottiglie in PET. Secondo Plastic Recyclers Europe, l’associazione dei riciclatori europei, in cinque anni la resa media nella rigenerazione del polietilene tereftalato è scesa del 5%, passando dal 73% del 2011 al 68% del 2016. In altre parole anche se aumentano le bottiglie avviate a recupero, da ognuna si riesce a ricavare meno materia da reimmettere nel ciclo produttivo, facendo aumentare – dall’altra parte – il volume degli scarti che i riciclatori devono smaltire se vogliono (e devono farlo perché l’Economia Circolare abbia senso) tenere alti gli standard qualitativi della materia prima seconda.
Il motivo principale di questa tendenza sembrerebbe essere proprio il design, che tende a rendere le bottiglie di plastica sempre più sottili e leggere: il risultato è che nonostante utilizzi meno risorse vergini nel processo produttivo, questa scelta fa sì che le scaglie di bottiglie triturate siano anch’esse più sottili e che quindi se ne disperdano di più durante il riciclo. Inoltre l’utilizzo del PET si sta diffondendo a molti più prodotti rispetto alle sole bottiglie (ormai il 18% del mercato dei prodotti in PET è “non-bottle” ed in costante crescita relativa): ne consegue un flusso di rifiuti sostanzialmente cambiato ed al quale i sistemi di raccolta e selezione non si sono adeguati. Significa che nelle balle di PET colorato in Europa c’è circa un 20% di materia che non è costituita dalle classiche bottiglie laddove il principio del “bottle-to-bottle” era sempre stato il più auspicabile per l’ottimizzazione del recupero di materia.